Paolo Conte, ovazione alla Scala per il cantautore. Meyer: Costruiamo ponti, non muri

Paolo Conte, ovazione alla Scala per il cantautore. Meyer: Costruiamo ponti, non muri

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di Andrea Laffranchi

Il primo cantautore a esibirsi nel tempio della lirica di Milano salito sul palco in abito scuro e t-shirt. Nel pubblico anche Giuliano Sangiorgi, Vinicio Capossela, Biagio Antonacci e Madame

Se i rapper vincono il premio Tenco, tabernacolo della canzone d’autore, vuoi che un cantautore non possa esibirsi alla Scala, simbolo della classicit? Mai come in quest’epoca la musica fluida. E se all’estero sale storiche come la Wiener Staatsoper o la Philharmonie a Berlino guardano oltre sinfonica e lirica, l’Italia della musica si spaccata sul concerto di Paolo Conte alla Scala. La polemica rimasta fuori dal foyer domenica sera. Chi era qui — circa 2mila spettatori per un sold out arrivato in 24 ore — non aveva dubbi sulla titolarit dello chansonnier astigiano.

Per un’ora e mezza, spettacolo diviso in due tempi, il teatro milanese si lasciato avvolgere da atmosfere inusuali per quei velluti e quegli stucchi. La classe, nel foyer e sul palco, per era quella cui il teatro abituato. Conte, 86 anni, ha messo l la sua voce graffiata, quel suo modo di cantare dolente e allo stesso tempo ironico di uno che ne ha viste tante nella sua lunga vita. E non solo perch ha fatto anche l’avvocato nello studio di famiglia. Ci sono poi le sue canzoni che hanno spesso un appeal pi sottile di quanto ne avesse l’opera quando nacque come divertimento popolare: ritmi vintage, tocchi jazzati, serate fumose.

Abito scuro e t-shirt, il cantautore entra in scena e si protegge gli occhi dalle luci. Applausi. Si siede al piano e via, con un ensemble di undici elementi e tre coriste, a ricamare racconti, a far viaggiare la mente nel tempo e sul mappamondo, a portare storie di una volta ma universali e sentimenti privati ma che toccano tutti, a regalare quintali di poesia come dice Recitando, uno dei brani del primo atto. Che si era aperto con il viaggio di Aguaplano e la prima ovazione a Sotto le stelle del jazz.

Non c’ scenografia. solo il pianoforte di Conte al centro e le pedane per i musicisti. Le luci giocano su coppie cromatiche. Non difficile prevedere quale su Alle prese con una verde milonga. Le protagoniste sono le canzoni, ancora pi di quanto non lo sia Conte. Si alza per un paio di brani, inforca gli occhiali da sole. E prima dell’intervallo piazza Dal loggione, storia di sguardi e gelosie dall’interno di un teatro.

Nel secondo atto Via con me il colpo che non pu mancare, la canzone italiana ai suoi massimi livelli espressivi. Diavolo rosso una cavalcata senza confini con i musicisti liberi di andare. Bis vero con Via con me, cori e battimani del pubblico a tenere il tempo.

Nei giorni scorsi era stato Piero Maranghi, editore del canale Classica HD (Sky), a parlare di profanazione e schiaffo alla tradizione della Scala con una lettera al Foglio. Fra chi gli aveva risposto Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, che anche ieri sera sottolineava l’idea di una musica universale.

Dominique Meyer, sovrintendente e direttore artistico della Scala, accoglie gli ospiti nel foyer e si toglie qualche sassolino dalle scarpe. stato lui, su sollecitazione di Caterina Caselli, a trovare un buco nel cartellone e ad accettare la sfida. Una polemica di piccola gente che vuole tenere tutto per s. La Scala non un piccolo club, un teatro aperto. Preferisco chi costruisce ponti a chi innalza muri. Per il premio Oscar Paolo Sorrentino, Conte non ha scritto solo canzoni ma ha creato un immaginario.

Alleggerisce il clima Giuliano Sangiorgi, frontman dei Negramaro: Non c’ rischio che questa sera si sia creato un precedente perch nessuno pu venire dopo un grande come Paolo Conte: non faremo la corsa noi Negramaro o rapper come Lazza, tranquilli. Anche Vinicio Capossela gioca con l’ironia: In fondo le opere sono canzoni eseguite con una maggiore estensione vocale. C’ anche Biagio Antonacci: Che un luogo sacro per la musica apra al cantautorato di qualit assoluta come questo mi sembra un importante segnale inclusivo. Madame, reduce da Sanremo, rappresenta un mondo lontano anche da quello dello chansonnier: una sfida aprire al cantautorato e speriamo che questo spettacolo sia soltanto l’inizio di una lunga serie.

19 febbraio 2023 (modifica il 19 febbraio 2023 | 22:48)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pietro Guerra

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