La pagella del Mereghetti  La vita stravolta di una coppia dopo la strage del Bataclan (voto 7-)

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di Paolo Mereghetti

Ramón e Céline, due modi diversi di reagire. Tra testimonianza e angosce soffocate

La prima immagine è quella di due sopravvissuti: stretti l’uno all’altra, protetti da una di quelle svolazzanti coperte termiche che sembrano dorate e che usano i soccorritori, li vediamo aggirarsi nella notte senza capire bene dove vogliano andare. Poi, eccoli stretti da un abbraccio, nudi in un letto, come a ritrovare quella concretezza che solo l’intimità dei corpi sa rendere palpabile.

Adesso può ricominciare la vita, quella di tutti i giorni, fatta di lavoro – lui, Ramón (Nahuel Pérez Biscayart) è informatico in una società di acquisizioni e fusioni, lei, Céline (Nahuel Pérez Biscayart) è assistente sociale in un centro di accoglienza per giovani rifiutati dalle proprie famiglie – e di convivenza e amicizie. La differenza di origine – lui è spagnolo, lei francese – non sembra influire minimamente nella loro relazione, dove ognuno era abituato a ritagliarsi i propri spazi di libertà. Almeno fino al giorno di cui abbiamo intravisto, nelle primissime scene, la drammatica conclusione. Perché entrambi erano al Bataclan quella tragica sera del 13 novembre 2015, e adesso devono imparare a convivere con quello che è successo e quello che si è stampato in maniera indelebile nella loro testa e nel loro cuore.

Ispirato al libro «Paz, amor y death metal» di Ramón Gonzáles, che era nel locale parigino ad ascoltare il concerto degli Eagles of Death Metal ed è sopravvissuto al massacro (sono stati 90 i morti nel teatro di boulevard Voltaire, a cui ne vanno aggiunti altri 40 in varie località di Parigi, più sette attentatori), il film «Un anno, una notte» di Isaki Lacuesta non vuole ricostruire gli eventi di quella notte, ma sceglie la strada più complessa e però più affascinante di raccontare come quella coppia ha cercato di sopravvivere. Scegliendo due strade completamente diverse.

Ramón non nasconde quello che gli è successo. Lo dice al lavoro innescando reazioni che rischiano di diventare patetiche se non addirittura farsesche (la colletta fatta dai colleghi perché «si compri quello che preferisce»), non nasconde come sono cambiate le sue priorità e cerca di ritrovare spazi personali di libertà. Salvo scoprirsi impotente davanti a degli attacchi di panico che lo prendono dove meno se lo aspetta, anche nella caffetteria di un museo. Céline invece sceglie la strada opposta: non dice niente a nessuno né al lavoro né ai genitori. Si tiene tutto dentro e ricaccia paure e angosce più in fondo che può. Non vuole che quello che ha passato possa influire sul suo rapporto con i ragazzi cui deve offrire aiuto e sicurezze. E non vuole che i genitori, che vivono in Costa azzurra, si preoccupino per lei. Vuole vivere come se nulla fosse successo, riprendendo il tran-tran di sempre.

Ogni tanto, però, è il film che si incarica di ricordarci cosa è successo e come è intervenuto sulle loro vite: con una macchina da presa mobilissima, quasi nevrotica, ci mostra cosa successe quella notte al Bataclan, senza mai farci vedere i terroristi in azione, ma inseguendo i volti trasformati dalla paura di chi era in sala e sentiva le raffiche di mitra sulle loro teste. Gente che fugge, che urla, che si nasconde, si getta a terra, cammina sui corpi di chi è rimasto sul pavimento o sulle scale: immagini che si stampano nella memoria e che tornano a insidiare la voglia di dimenticare o almeno di prendere le distanze.

Ramón e Céline sono due persone che vorrebbero ricominciare a vivere e che però non sanno come fare. E noi siamo i testimoni di quella loro impotenza, di una fragilità inaspettata e ingovernabile. Prima vediamo crollare lui, convinto che un lavoro diverso possa aiutarlo a tirarsi fuori dal buio in cui sta annegando. Poi è il turno di lei, che scopre di non poter più governare il grumo di rabbia e di tensione che cerca ogni volta di ricacciare indietro. E la soluzione, in fine dei conti, è probabilmente la più scontata ma forse la più vera: non aver paura di guardare in faccia alla realtà, anche a quella passata. Con i due protagonisti che sembrano indicare anche allo spettatore il solo modo per non sentirsi più vittime della paura e del rimpianto.

6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 17:39)

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, 2022-11-06 20:38:00, Ramón e Céline, due modi diversi di reagire. Tra testimonianza e angosce soffocate,

Pietro Guerra

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