La pagella del Mereghetti: Il mondo di «Princess» è una strada senza pregiudizi (voto 8)

La pagella del Mereghetti: Il mondo di «Princess» è una strada senza pregiudizi (voto 8)

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di Paolo Mereghetti

La protagonista dell’opera seconda di Roberto De Paolis è una giovane clandestina nigeriana che vende il proprio corpo ai margini di una grande città

Il nuovo film di Roberto De Paolis, «Princess», chiede allo spettatore per prima cosa una disponibilità a eliminare i possibili pregiudizi che mettiamo anche involontariamente in campo di fronte a una realtà come quella delle prostitute nigeriane. E lo chiede perché è in primo luogo il film che lo fa, affrontando un argomento a rischio moralismo (se non peggio) come assolutamente non te lo aspetti, con un’adesione talmente totale e assoluta alla protagonista che finisce per spiazzare ogni possibile tentazione di voyeurismo, di pruderie o di conformismo.

Nato dopo un lungo confronto con Glory Kevin, giovane nigeriana costretta come tante sue connazionali a prostituirsi sulle strade per pagare chi l’aveva fatta entrare clandestinamente in Italia, il film di De Paolis sceglie di condividere fino in fondo il modo con cui lei e le sue amiche hanno scelto di affrontare questa realtà. È in qualche modo lo stesso metodo con cui il regista si era avvicinato all’ambiente respingente di «Cuori puri» (là era la povertà e la miseria morale di certe periferie) raccontando quel desiderio di non farsi «contaminare» dall’emarginazione e dalla marginalità che faceva la forza dei due giovani protagonisti e di conseguenza del film. Con «Princess» (il titolo è anche il nome della protagonista interpretata dalla Kevin) lo stesso metodo di osservazione e la stessa «volontà» di non farsi contaminare dallo squallore della realtà diventano i cardini di un film decisamente «fuori norma».

Ce lo sbatte praticamente in faccia l’inizio dell’opera dove ai brevi titoli di testa disegnati che sembrano adatti a raccontare una favola segue quasi brutalmente la preghiera mattutina di Princess che al buon Dio chiede di essere benedetta con «tanti buoni clienti». Quello della prostituta è il suo mestiere, almeno fino a quando non avrà saldato il suo debito, e di fronte a qualcosa cui non vede alternative le sembra altrettanto inevitabile cancellare ogni possibile preoccupazione morale o moralistica. Tutto ha un prezzo e i soldi diventano l’unico metro di valore che può adottare.

Certo, molto dipende anche dai «buoni» o «cattivi» clienti e il film ce ne mostra un discreto numero. Davanti a Princess passa gran parte del campionario maschile nazionale: simpatici, furbi, patetici, allupati, stravaganti, eccentrici, tutti comunque che trattano Princess esclusivamente come una dispensatrice di sesso e per questo vengono ripagati con la stessa moneta: do ut des. Senza porsi mai un qualche scrupolo, nemmeno di fronte al vecchio ottantenne accompagnato dal figlio a cui si possono facilmente sfilare di tasca i soldi che sosteneva di non avere. Solo l’ingenuo Corrado (interpretato da Lino Musella) sembra alla ricerca di qualcosa di diverso, di un rapporto che non sia basato sui soldi, ma il suo comportamento finisce per ottenere il risultato opposto.

Questo non vuol dire che il ritratto di Princess non abbia momenti di sincerità che ce la fa apparire come una donna diversa, per esempio quando capita per caso alla festa di compleanno di uno sconosciuto dove è invitata a cantare o nei momenti in cui si scambia confidenze con le amiche sugli uomini nigeriani o sulle famiglie che fingono di non ricevere i soldi che loro mandano o nei momenti di festosa preghiera con i membri della comunità. O ancora quando spiega a Corrado i canoni della sua sorprendente teologia o racconta all’amica il rituale grazie al quale non sente dolore quando si prostituisce. Ma senza che tutto questo assomigli mai a qualche tipo di possibile auto-giustificazione. E senza nessuna tentazione miserabilista. Perché in un film che evita programmaticamente di attribuire colpe o assoluzioni, è lo stile della messa in scena che riscatta un argomento «a rischio».

De Paolis filma la sua protagonista condividendone totalmente il punto di vista, ne racconta disavventure e scatti d’ira, ingenuità e furbizie, con un approccio libero da ogni preconcetto e insieme senza nessuna pretesa di dare giudizi o condanne. Invitando così lo spettatore a guardarla con il suo stesso sguardo libero.

14 novembre 2022 (modifica il 14 novembre 2022 | 20:44)

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, 2022-11-14 19:44:00, La protagonista dell’opera seconda di Roberto De Paolis è una giovane clandestina nigeriana che vende il proprio corpo ai margini di una grande città,

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