di Valerio Cappelli
Arriva la seconda serie (acquistata da 40 paesi) : dalla genesi sul mito della Capitale, alla rivalità tra i due fratelli. La new entry è Valentina Bellè, come guida delle sacerdotesse . «C’è una maggiore spettacolarità», dice il regista Matteo Rovere
Due re sullo stesso trono non ci stanno. Avvicinandoci allo scontro finale tra i fondatori di Roma, Romolo e Remo, in una cornice più spettacolare, ci sono uomini che si credono dei, e dunque sono dei che perdono sangue.
Riti e miti, presagi e furie vendicative, alleanze e sottomissioni. Archetipi e sentimenti primordiali, riconoscibili, eterni: l’odio, l’amore, l’invidia, l’ambizione, la rabbia; e ancora, un’epica moderna che nel racconto mitico mescola realismo magico, intrigo politico e azione pura. Ma è soprattutto un’opera di intrattenimento.
Romulus II. La guerra per Roma arriva dal 21 in otto puntate su Sky (che la produce con Riccardo Tozzi di Cattleya). È il secondo capitolo della serie creata e diretta da Matteo Rovere: «C’è una tensione emotiva forte, pur conservando la natura arcaica».
Lascia alcune puntate nelle mani di altri tre registi, Michele Alhaique, Enrico Maria Martale e Francesca Mazzoleni. Le new entry, accanto ad Andrea Arcangeli (Yemos), Francesco Di Napoli (Wiros) e Marianna Fontana (Ilia), sono Valentina Bellè nei panni di Ersilia a capo delle sacerdotesse sabine che viene rapita e portata a Roma, e Emanuele Maria Di Stefano che interpreta il più potente nemico di Roma, Tito Tazio, l’eccentrico re dei sabini, con i suoi sbalzi d’umore e desideri perversi, come quello di ordinare a un vinto di tagliarsi la lingua perché non vuole più sentire la sua voce. Tito Tazio, che poi sarà uno dei re di Roma, e divinizzato, è un villain sanguinario, è erotico, suadente, femmineo». È uno svalvolato che si ritiene figlio di un dio.
L’antagonista non è più la stirpe ma lo straniero che nella mitologia è rappresentato dal ratto delle Sabine. Non siamo più in una foresta ma in una città appena fondata che vive un’armonia breve e, come scrive Plutarco, conosce una prima espansione nel segno dell’inclusione, «accogliendo ladri, assassini, apolidi. E siamo in uno scontro di civiltà tra due popoli diversi».
Dicono che la battaglia tra romani e sabini è durata dieci giorni di riprese, con 400 stunt men; che la location centrale è un’ex cava di travertino nei pressi di Guidonia; che i colori predominanti voluti dalla costumista Valentina Taviani sono il giallo della conquistata popolazione di Velia e il rosso delle tuniche dei soldati arrivati da Alba. La concordia è fallace, come un sasso che piomba nelle calme acque di un lago, si spezza nel fratricidio; è un altro Caino che dopo avere ucciso Abele vuole comandare uomini e dunque sfida gli dei.
«Ci siamo presi alcune libertà — spiega il cosceneggiatore Filippo Gravino — posticipando il momento in cui uno dei due fratelli uccide l’altro». Hanno raccontato «la crisi interna al proprio ordine da cui si esce attraverso il sangue, e questo avviene sempre di fronte a una guerra che mostra i segni di una crisi imminente, avviene anche con Putin e l’Ucraina. Qui raccontiamo come nasce un leader politico, un re». Ma chi sarà il re di Roma, perché si chiama Romulus e non c’è un personaggio che si chiama così?
Uno dei protagonisti lo diventerà un giorno, e questa stagione conclude un percorso (aspettando la probabile terza stagione). La scrittura, accanto alla recitazione e alla messinscena, è al centro del viaggio: il protolatino, una scelta azzardata e vincente. «Era un’idea da matti — dice Tozzi —, ma i quaranta Paesi che hanno comprato la serie l’hanno doppiata e sottotitolata e, come in Italia, si è creato un fenomeno globale impensabile fino a cinque anni fa, per cui il pubblico con i sottotitoli sceglie la lingua originale, che valorizza la recitazione e trasmette una percezione più immediata».
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14 ottobre 2022 (modifica il 14 ottobre 2022 | 20:38)
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, 2022-10-14 19:47:00, Arriva il sequel del primo capitolo di Matteo Rovere: tra mito e invenzione, sangue e vendetta, al centro c’è la lotta fratricida per il potere nella Città Eterna , Valerio Cappelli