Abiti, piatti e una valigia come banco: «Così proviamo a far quadrare i conti»

Abiti, piatti e una valigia come banco: «Così proviamo a far quadrare i conti»

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di Lorenzo Cremonesi

Ai mercatini di Kiev sotto la neve tanti venditori improvvisati. Nei racconti della gente affiorano i temi del momento: la crisi, il freddo, il desiderio di resistere ma anche frustrazione e rabbia tra i più poveri. E c’è chi critica Zelensky

Dal nostro inviato

KIEV — Yuri ha riempito una vecchia valigia di suoi vestiti usati e qualche piatto scompagnato e, sfidando neve e freddo, ieri mattina alle nove era già al mercato Petrovka per cercare di venderli e guadagnare qualche grivna. Lo incontriamo intirizzito in un’area fangosa e parzialmente imbiancata tra il marciapiede e la palizzata che separa la ferrovia. Utilizza la valigia come banco, cerca di proteggere la merce con un foglio di cellophane, che però viene continuamente spostato dal vento. «Ho cinquant’anni, lavoro in un’officina, ma la crisi innescata dalla guerra ha ridotto le nostre attività al lumicino, il mio salario è più che dimezzato e provo a far quadrare il bilancio famigliare», dice con il fiato che si congela sulla barba rada.

Il gelo

Non è il solo. Camminando per un paio d’ore sotto una fitta nevicata tra le bancarelle improvvisate e le baracche in legno e lamiere, abbiamo trovato tanti che, spinti dal bisogno, si sono aggiunti ai venditori abituali. I nuovi arrivati si notano subito: dato che il mercato si tiene abitualmente la domenica mattina, i commercianti tradizionali hanno un loro posto numerato con vernice gialla sull’asfalto, gli altri invece si accampano dove possono. La temperatura si aggira sui tre gradi sottozero, pochi sono vestiti adeguatamente e tanti abbandonano presto il campo, oppure si raggruppano a bere tè caldo sotto il tendone di quelli meglio attrezzati. La mercanzia di Olga — un samovar dell’Ottocento, stoviglie di famiglia, due scacchiere complete, tre macchine fotografiche degli anni Sessanta, cinque paia di scarpe da donna semisfondate e sei pullover — viene velocemente coperta dalla neve, mentre a terra la poltiglia si sta rassodando in ghiaccio.

Cappelli e frustrazione

Non è una situazione inusuale, praticamente tutti i nuclei urbani ucraini dispongono del loro mercatino nel weekend. Li abbiamo incontrati a Odessa, Dnipro, Kramatorsk, Kharkiv e tante altre città. Una volta erano anche la gioia dei collezionisti di articoli militari: dagli elmetti e cappelli da parata, scarponcini, uniformi, medaglie specie sovietiche ma anche dell’epoca zarista e resti dell’esercito di occupazione tedesco durante la Seconda guerra mondiale. Però questo di Kiev condensa diversi aspetti delle cronache più recenti: la crisi energetica causata dai bombardamenti russi, il freddo che adesso l’aggrava, il desiderio di combattere e resistere, ma anche frustrazione e rabbia montanti tra i più poveri, coloro che hanno meno difese.

Le critiche al presidente

Così, per la prima volta dopo molti mesi, ieri nella zona della capitale abbiamo raccolto alcune voci decisamente critiche contro il presidente Volodymyr Zelensky e persino favorevoli a Vladimir Putin. «Questa è una guerra inutile, i soldati ucraini sono bande di provocatori, si stava meglio ai tempi del comunismo», ci hanno detto tre venditrici anziane, chiaramente nostalgiche dell’era sovietica, che però non hanno voluto rivelare il loro nome e neppure venire fotografate. A contraddirle ci ha pensato Elena, una sessantenne che è stata anche badante presso una famiglia di Varese e oggi ha uno stand di vestiti e anticaglie col marito. «Per l’amor di Dio! Putin è una vera disgrazia, un pericolo, un ladro che va battuto», ha esclamato.

Scintille Zelensky-Klitschko

Ma è indubbio che la situazione resta difficilissima, come trapela anche da una rara manifestazione di scontro interno al governo, ora più che mai deciso a esaltare l’unità nazionale. Lo stesso Zelensky tre giorni fa aveva infatti pubblicamente criticato il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, per la sua «incapacità di gestire i centri di assistenza alla popolazione civile nel momento del bisogno». Tanti pensano che il presidente abbia ragione da vendere. Sulla carta, i centri devono servire per offrire un ambiente caldo, acqua per lavarsi, cibo, linea elettrica e telefonica: circa il 30% della rete elettrica è fuori uso e l’esecutivo fa del suo meglio per porvi rimedio. Nella municipalità di Bucha abbiamo osservato che i centri funzionano bene. Ma non a Kiev: il sindaco replica che sarebbe compito del ministro degli Interni e che comunque sta correndo ai ripari.

27 novembre 2022 (modifica il 27 novembre 2022 | 23:15)

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, 2022-11-27 23:53:00, Ai mercatini di Kiev sotto la neve tanti venditori improvvisati. Nei racconti della gente affiorano i temi del momento: la crisi, il freddo, il desiderio di resistere ma anche frustrazione e rabbia tra i più poveri. E c’è chi critica Zelensky,

Pietro Guerra

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