141. Dare alla luce

141. Dare alla luce

Spread the love

Il Natale il compleanno di tutti e ciascuno, perch ci faremmo i regali altrimenti?

L’ho capito meglio guardando un capolavoro di Raffaello in mostra al Museo diocesano di Milano per il periodo natalizio. Si tratta di un rettangolo di legno (predella) diviso in tre scene che faceva da base al dipinto collocato nella cappella degli Oddi in San Francesco a Perugia, da dove fu rubato dai Francesi a fine 1700, per poi finire a Roma nel secolo successivo. La pala lignea era stata commissionata nel 1502 al 19enne Raffaello da Alessandra Baglioni, moglie di Simone degli Oddi, per la cappella dove un giorno avrebbe voluto la sua sepoltura. L’artista, in piena fioritura, consegn l’opera due anni dopo, dipingendo nella parte verticale la tomba vuota di Maria assunta in cielo, nella base orizzontale le tre scene del Natale: annunciazione dell’angelo (concepimento), adorazione di Magi e pastori (nascita) e presentazione al tempio (introduzione del bambino nella comunit). Lo spettatore vede quindi una giovane ragazza che d alla luce un bambino a cui molti fanno festa. E che cosa ci sarebbe di straordinario? Raffaello mi ha risposto nella prima delle tre scene. Come?

Nella prima scena Raffaello dipinge la figura pi bella di tutta la predella, quella di un ragazzo che entra di corsa nella stanza di una ragazza. Entrambi hanno l’indice alzato, segno che stanno parlando.

Al centro della scena non ci sono loro ma uno spazio vuoto, che permette di guardare, attraverso una finestra spalancata, il paesaggio retrostante nel quale si intravede un ponte che conduce verso le torri di una citt incastonata tra le colline.

Di che parlano? Il messaggero (in greco angelo) le propone di diventare madre e lei chiede spiegazioni non essendo sposata. Nel mito antico quando un dio vuole una donna se la prende con la forza, qui no: dialogano. Lo spazio vuoto (innovazione di Raffaello: la tradizione pittorica voleva che al centro ci fosse un personaggio) che separa il messaggero e la ragazza la libert: la Vita propone, l’uomo dispone.

Davanti alla ragazza c’ un libro aperto (impossibile in una casa di pastori di uno sperduto villaggio palestinese di duemila anni fa), simbolo di ci che permette di coltivare l’ascolto, un’immagine della vita interiore: la voce della vita riesce a farsi sentire solo se c’ uno spazio aperto in noi, dove non c’ si sordi alle chiamate e la vita diventa assurda (parola che viene appunto da sordo). Perch nasca qualcosa in me e attraverso di me necessario che io sappia ascoltare la parola nascosta nella mia esistenza.

Gli indici alzati dei due personaggi rappresentano infatti il loro dia-logo, cio l’offerta e l’ascolto del logos, parola/ragione di vita: che ci sto a fare qui, perch sono nato? Questo dialogo tra la giovane e la Vita si apre sul mondo, rappresentato nel paesaggio e nella citt fuori dalla finestra.

La ragazza la soglia su cui Dio si ferma: il limite della sua onnipotenza la libert. Non vuole burattini ma con-creatori: qui il destino non violento ma una scelta libera. Credenti o no, ognuno di noi nella sua unicit la risposta a una chiamata a dare alla luce qualcosa di nome Ges (che significa Dio salva), cio generare liberamente e creativamente qualcosa che salva il mondo. Salvare significa infatti preservare dalla distruzione, rendere integro, compiuto, da un file a un naufrago: salvare dare vita, dare alla luce.

Ma non si pu generare salvezza senza essere fecondati, cio ascoltare che cosa la vita chiede a me e solo a me. Nel quadro infatti Dio dipinto proprio alla finestra in attesa della risposta, e solo dopo invia il suo soffio (spirito) creatore (alato come una colomba) che diventa in-spirazione. Ispirato chi, accolta la propria vita cos come , decide di farne capolavoro.

La citt sullo sfondo, su cui si annuncia l’alba, la Perugia in cui Raffaello dipinge la tavola, perch ogni citt in cui qualcuno scopre come venire al mondo attualizza Nazareth: che cosa posso pro-creare solo io che salva (lo aiuta a compiersi) il mondo?

Quando formulo l’appello al mattino mi accade proprio questo: vedo adolescenti chiamati a salvare (compiere) se stessi e il mondo, generando il verbo, cio la parola-azione che abita in ognuno di loro. Io posso solo aiutarli ad scoprirla, perch ogni uomo una parola-azione inedita (mai data) e inaudita (mai udita) che pu venire al mondo (nascere) solo liberamente: il Natale o nascita di quel verbo presente in ogni uomo o una bianca fuga dalla realt.

Tempo fa ho scoperto che la mia parola-azione era gi nel mio nome, Alessandro, in greco protettore dell’uomo: vengo al mondo, cio nasco ogni giorno di pi, nella misura in cui provo, con i miei limiti, a custodire il destino di persone (a scuola, nelle amicizie, in amore) e di personaggi (nei libri). Cos pro-creo, mi salvo (mi compio) e salvo (compio) un po’ di mondo. Il Natale resiste nei secoli perch ci ricorda che c’ un verbo, parola-azione, che vuole farsi carne in noi: Natale quindi fare spazio, liberarsi dalle menzogne di destino, ricevere l’ispirazione autentica e portarla al mondo nella propria carne. Non c’ Natale, nascita, senza con(ce)pimento: una ragazza qualunque di duemila anni fa mi ricorda che esistere non venire alle luci della ribalta ma dare alla luce nella carne.

Raffaello mi conferma che ogni persona luce del mondo, lui che a 12 anni aveva risposto alla sua chiamata, cambiando citt, per andare a bottega dal maestro migliore (Perugino), per poi affrancarsene e compiere il suo Natale terreno a soli 37 anni, come dice provocatoriamente un personaggio nei Demoni (coloro che vogliono salvarsi da soli) di Dostoevskij: Io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno al disopra dell’affrancamento dei contadini, del nazionalismo, del socialismo, della chimica, di quasi tutto il genere umano, perch sono gi il frutto, il vero frutto di tutto il genere umano! Sono una forma di bellezza gi raggiunta, senza la quale io, forse, non accetterei neanche di vivere. Senza gli Inglesi l’umanit pu ancora vivere, senza la Germania pu vivere, senza i Russi pu vivere anche troppo bene, senza la scienza pu vivere, senza pane pu vivere, ma senza la bellezza no, perch allora non avr assolutamente nulla da fare al mondo! Tutto il segreto qui, tutta la storia qui! Senza la bellezza, lo sapete, voi che ridete, che non inventerete nemmeno un chiodo?.

Senza bellezza, che vita concepita e salvata (compiuta), non c’ nulla da fare al mondo, manca l’ispirazione anche solo per un chiodo, figuriamoci per vivere. Le luci del Natale che, sin dai tempi antichi, segnalavano il rinnovato prevalere della luce sul buio nelle 24 ore del giorno, ci aiutano, una volta l’anno, credenti o no, a prendere in considerazione che ogni singola vita fatta per venire alla luce, essere parola-azione, pro-creazione e salvezza del mondo.

Il Natale che tutti, volenti o nolenti festeggiamo, iniziato nella stanzetta di una ragazza di un villaggio sperduto di due millenni fa. Se prendessimo la e le vite con la stessa seriet di questo racconto, quanto Natale concepiremmo ogni giorno! E poi quanta luce daremmo al mondo e quanto mondo daremmo alla luce!

12 dicembre 2022, 08:25 – modifica il 12 dicembre 2022 | 08:26

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-12 07:29:00,

Il Natale il compleanno di tutti e ciascuno, perch ci faremmo i regali altrimenti?

L’ho capito meglio guardando un capolavoro di Raffaello in mostra al Museo diocesano di Milano per il periodo natalizio. Si tratta di un rettangolo di legno (predella) diviso in tre scene che faceva da base al dipinto collocato nella cappella degli Oddi in San Francesco a Perugia, da dove fu rubato dai Francesi a fine 1700, per poi finire a Roma nel secolo successivo. La pala lignea era stata commissionata nel 1502 al 19enne Raffaello da Alessandra Baglioni, moglie di Simone degli Oddi, per la cappella dove un giorno avrebbe voluto la sua sepoltura. L’artista, in piena fioritura, consegn l’opera due anni dopo, dipingendo nella parte verticale la tomba vuota di Maria assunta in cielo, nella base orizzontale le tre scene del Natale: annunciazione dell’angelo (concepimento), adorazione di Magi e pastori (nascita) e presentazione al tempio (introduzione del bambino nella comunit). Lo spettatore vede quindi una giovane ragazza che d alla luce un bambino a cui molti fanno festa. E che cosa ci sarebbe di straordinario? Raffaello mi ha risposto nella prima delle tre scene. Come?

Nella prima scena Raffaello dipinge la figura pi bella di tutta la predella, quella di un ragazzo che entra di corsa nella stanza di una ragazza. Entrambi hanno l’indice alzato, segno che stanno parlando.

Al centro della scena non ci sono loro ma uno spazio vuoto, che permette di guardare, attraverso una finestra spalancata, il paesaggio retrostante nel quale si intravede un ponte che conduce verso le torri di una citt incastonata tra le colline.

Di che parlano? Il messaggero (in greco angelo) le propone di diventare madre e lei chiede spiegazioni non essendo sposata. Nel mito antico quando un dio vuole una donna se la prende con la forza, qui no: dialogano. Lo spazio vuoto (innovazione di Raffaello: la tradizione pittorica voleva che al centro ci fosse un personaggio) che separa il messaggero e la ragazza la libert: la Vita propone, l’uomo dispone.

Davanti alla ragazza c’ un libro aperto (impossibile in una casa di pastori di uno sperduto villaggio palestinese di duemila anni fa), simbolo di ci che permette di coltivare l’ascolto, un’immagine della vita interiore: la voce della vita riesce a farsi sentire solo se c’ uno spazio aperto in noi, dove non c’ si sordi alle chiamate e la vita diventa assurda (parola che viene appunto da sordo). Perch nasca qualcosa in me e attraverso di me necessario che io sappia ascoltare la parola nascosta nella mia esistenza.

Gli indici alzati dei due personaggi rappresentano infatti il loro dia-logo, cio l’offerta e l’ascolto del logos, parola/ragione di vita: che ci sto a fare qui, perch sono nato? Questo dialogo tra la giovane e la Vita si apre sul mondo, rappresentato nel paesaggio e nella citt fuori dalla finestra.

La ragazza la soglia su cui Dio si ferma: il limite della sua onnipotenza la libert. Non vuole burattini ma con-creatori: qui il destino non violento ma una scelta libera. Credenti o no, ognuno di noi nella sua unicit la risposta a una chiamata a dare alla luce qualcosa di nome Ges (che significa Dio salva), cio generare liberamente e creativamente qualcosa che salva il mondo. Salvare significa infatti preservare dalla distruzione, rendere integro, compiuto, da un file a un naufrago: salvare dare vita, dare alla luce.

Ma non si pu generare salvezza senza essere fecondati, cio ascoltare che cosa la vita chiede a me e solo a me. Nel quadro infatti Dio dipinto proprio alla finestra in attesa della risposta, e solo dopo invia il suo soffio (spirito) creatore (alato come una colomba) che diventa in-spirazione. Ispirato chi, accolta la propria vita cos come , decide di farne capolavoro.

La citt sullo sfondo, su cui si annuncia l’alba, la Perugia in cui Raffaello dipinge la tavola, perch ogni citt in cui qualcuno scopre come venire al mondo attualizza Nazareth: che cosa posso pro-creare solo io che salva (lo aiuta a compiersi) il mondo?

Quando formulo l’appello al mattino mi accade proprio questo: vedo adolescenti chiamati a salvare (compiere) se stessi e il mondo, generando il verbo, cio la parola-azione che abita in ognuno di loro. Io posso solo aiutarli ad scoprirla, perch ogni uomo una parola-azione inedita (mai data) e inaudita (mai udita) che pu venire al mondo (nascere) solo liberamente: il Natale o nascita di quel verbo presente in ogni uomo o una bianca fuga dalla realt.

Tempo fa ho scoperto che la mia parola-azione era gi nel mio nome, Alessandro, in greco protettore dell’uomo: vengo al mondo, cio nasco ogni giorno di pi, nella misura in cui provo, con i miei limiti, a custodire il destino di persone (a scuola, nelle amicizie, in amore) e di personaggi (nei libri). Cos pro-creo, mi salvo (mi compio) e salvo (compio) un po’ di mondo. Il Natale resiste nei secoli perch ci ricorda che c’ un verbo, parola-azione, che vuole farsi carne in noi: Natale quindi fare spazio, liberarsi dalle menzogne di destino, ricevere l’ispirazione autentica e portarla al mondo nella propria carne. Non c’ Natale, nascita, senza con(ce)pimento: una ragazza qualunque di duemila anni fa mi ricorda che esistere non venire alle luci della ribalta ma dare alla luce nella carne.

Raffaello mi conferma che ogni persona luce del mondo, lui che a 12 anni aveva risposto alla sua chiamata, cambiando citt, per andare a bottega dal maestro migliore (Perugino), per poi affrancarsene e compiere il suo Natale terreno a soli 37 anni, come dice provocatoriamente un personaggio nei Demoni (coloro che vogliono salvarsi da soli) di Dostoevskij: Io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno al disopra dell’affrancamento dei contadini, del nazionalismo, del socialismo, della chimica, di quasi tutto il genere umano, perch sono gi il frutto, il vero frutto di tutto il genere umano! Sono una forma di bellezza gi raggiunta, senza la quale io, forse, non accetterei neanche di vivere. Senza gli Inglesi l’umanit pu ancora vivere, senza la Germania pu vivere, senza i Russi pu vivere anche troppo bene, senza la scienza pu vivere, senza pane pu vivere, ma senza la bellezza no, perch allora non avr assolutamente nulla da fare al mondo! Tutto il segreto qui, tutta la storia qui! Senza la bellezza, lo sapete, voi che ridete, che non inventerete nemmeno un chiodo?.

Senza bellezza, che vita concepita e salvata (compiuta), non c’ nulla da fare al mondo, manca l’ispirazione anche solo per un chiodo, figuriamoci per vivere. Le luci del Natale che, sin dai tempi antichi, segnalavano il rinnovato prevalere della luce sul buio nelle 24 ore del giorno, ci aiutano, una volta l’anno, credenti o no, a prendere in considerazione che ogni singola vita fatta per venire alla luce, essere parola-azione, pro-creazione e salvezza del mondo.

Il Natale che tutti, volenti o nolenti festeggiamo, iniziato nella stanzetta di una ragazza di un villaggio sperduto di due millenni fa. Se prendessimo la e le vite con la stessa seriet di questo racconto, quanto Natale concepiremmo ogni giorno! E poi quanta luce daremmo al mondo e quanto mondo daremmo alla luce!

12 dicembre 2022, 08:25 – modifica il 12 dicembre 2022 | 08:26

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, Alessandro D’Avenia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.