Twitter, Ocasio-Cortez replica a Musk: «Abbiamo infastidito un miliardario»

Twitter, Ocasio-Cortez replica a Musk: «Abbiamo infastidito un miliardario»

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La deputata dem racconta di aver avuto problemi con la app dopo le critiche al fondatore di Tesla

NEW YORK – Ocasio: «Bella roba un miliardario che vende a 8 dollari al mese l’idea del free speech». Musk, sarcastico: “Ogni feedback (cioè ogni commento a un’iniziativa ndr) è apprezzato, ma adesso paga 8 dollari». E poi: «Basta con questo sistema di servi e padroni, potere al popolo!» Ocasio: «Da quando ti ho fatto arrabbiare con le mie critiche, Twitter non mi funziona più bene, trovo solo caselle vuote. Devi essere molto permaloso».

Musk: «Che posso dire? Deve trattarsi di un brutale abuso di potere».

Nel giorno dei massicci licenziamenti a Twitter contestati dai lavoratori con un ricorso presentato al tribunale di San Francisco nel quale viene denunciata una violazione delle leggi sul lavoro della California, l’attenzione del pubblico è risucchiata (anche per colpa di chi scrive questo articolo) da un prolungato botta e risposta — ovviamente su Twitter — tra la deputata Alexandria Ocasio Cortez, bandiera della sinistra radicale del partito democratico, ed Elon Musk, neoproprietario delle rete sociale.

La ruggine tra i due è di antica data: ad aprile la Ocasio aveva definito Musk «un miliardario con un ego problem» e lui aveva risposto, sempre sarcastico: «Smettila di attaccarmi, sono un tipo timido». La pasionaria dei liberal è ripartita alla carica ora che Musk non solo ha comprato la rete sociale dicendo di volerla depurare dai suoi pregiudizi a favore della sinistra radicale, ma ha deciso di rendere il servizio a pagamento almeno per coloro che chiedono la certificazione dell’autenticità del loro account attraverso il sistema del blue tick.

Smentendo chi pensava che, divenuto padrone di Twitter, Musk avrebbe cambiato tono – più compassato, meno influencer, più arbitro – il miliardario si è gettato nella mischia trattando la deputata da «socialista al caviale» visto che online vende felpe col suo nome (delle quali ha pubblicato l’immagine) per ben 58 dollari. Piccata, la Ocasio gli ha subito risposto che i dipendenti dell’AOC team, quelli che si occupano del suo merchandising, «sono sindacalizzati, sono pagati bene, hanno l’assicurazione sanitaria e non sono trattati in modo razzista sul posto di lavoro. Prova anche tu, qualche volta, a fare così, anziché demonizzare i sindacati». Un riferimento evidente alle vicende giudiziarie di Tesla, accusata in passato di episodi di discriminazione e condannata, almeno in un caso, per aver licenziato un aspirante sindacalista.

La vicenda, arricchita da un video nel quale la Ocasio, mentre mangiucchia del pollo fritto, accusa di nuovo Musk di averle bloccato Twitter come rappresaglia per le sue critiche, rimbalza tra giornali e televisioni che misurano le centinaia di migliaia di like e retweet ottenuti dall’uno e dall’altra, con FoxNews che dichiara vincitore Musk, mentre le reti di sinistra inneggiano a Ocasio. In realtà, in base alla vecchia regola Trump (parlate di me, attaccatemi, insultatemi pure, ma tenetemi sempre sotto i riflettori) vincono tutti e due in termini di attenzione e aumento dei rispettivi seguaci. . . Probabilmente conviene più alla Ocasio che fa politica (martedì 8 novembre verrà votata per un nuovo mandato parlamentare) che a Musk: alimenta il suo narcisismo, diventa più importante come influencer, ma trasforma sempre più Twitter in uno strumento al servizio delle sue battaglie: che lui dice essere crociate per la libertà assoluta di parola, mentre mezza America le percepisce come battaglie politiche a favore di una parte, la destra. Aggravate dal rischio che, senza filtri, sulla piattaforma di Twitter arrivi di tutto: razzismo, nazismo, calunnie, teorie cospirative, insulti.

Le conseguenze sono già visibili: anche se non ci sono dati ufficiali, un centro ricerche che monitora le reti sociali ha calcolato che dal 27 ottobre al primo novembre Twitter avrebbe subito la disattivazione di quasi 900 mila account e la sospensione di altri 500 mila su un totale di 237 milioni di utenti. E Musk denuncia un forte calo degli introiti pubblicitari da quando ha preso le reti della società: lo attribuisce alle pressioni esercitate sulle grandi imprese da gruppi di attivisti politici di sinistra, ma i giganti dell’industria che hanno sospeso le inserzioni – da General Motors a Pfizer, da Mondelez a Volkswagen – sostengono di essere in attesa di vedere come verrà salvaguardata la decenza dei contenuti immessi nella piattaforma alla quale loro dovrebbero destinare grossi investimenti pubblicitari.

Sempre il 4 novembre, intanto, circa 3700 dipendenti di Twitter, la metà dei lavoratori della società, hanno ricevuto, con una semplice email, la lettera di licenziamento. L’azienda non ha fornito dati ufficiali: ha solo fatto sapere che chi dovrà lasciare l’azienda ha ricevuto la comunicazione sulla sua email privata mentre la conferma dell’incarico è arrivata a chi resta con una mail aziendale. Il licenziamento di massa è già finito in tribunale: una class action dei lavoratori che denunciano la violazione della legge della California che stabilisce un preavviso di 60 giorni per qualunque licenziamento di più di 50 dipendenti da parte di imprese di grandi dimensioni. (Massimo Gaggi)

4 novembre 2022 – Aggiornata il 4 novembre 2022 , 22:37

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, 2022-11-04 21:37:00, La deputata dem racconta di aver avuto problemi con la app dopo le critiche al fondatore di Tesla,

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