L’invasione dei salmoni allevati in Patagonia: così è a rischio uno degli ultimi paradisi naturali

L’invasione dei salmoni allevati in Patagonia: così è a rischio uno degli ultimi paradisi naturali

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Nel 2021 la produzione ha raggiunto le 938 mila tonnellate. Il Cile ha esportato salmone e trote per un valore di 4.56 miliardi di euro

Milioni di salmoni, allevati in maniera intensiva in decine di migliaia di gabbie nelle acque cristalline dei fiordi della Patagonia. Questa è la situazione che si è venuta a creare da alcuni anni a questa parte nelle regioni meridionali del Cile, uno degli ultimi paradisi naturali rimasti sul Pianeta, che proprio per la pulizia e la temperatura delle acque è diventata terreno di conquista per gli allevamenti ittici.

“Ci sono già oltre mille concessioni in tutta la Patagonia”, afferma Estefanía González Del Fierro, Coordinatrice delle campagne di Greenpeace Cile. L’ong è una delle voci più attive nel Paese contro l’espansione dell’industria del salmone: “La nostra richiesta come Greenpeace è di non permettere più l’aumento degli allevamenti, in qualsiasi parte del Cile”.

Nel 2021 la produzione di salmone nelle tre regioni della Patagonia Cilena ha raggiunto 938 mila tonnellate (dati Sernapesca). La regione più a sud, Magallanes e Antartica Chilena, che si affaccia sullo stretto di Magellano, ai confini della Terra del Fuoco, ha visto la produzione impennarsi da 28 mila tonnellate nel 2012 a 134 mila tonnellate nel 2021.

Gran parte di questa produzione non è destinata al consumo locale: nel 2021 il Cile ha esportato salmone e trote per un valore di 4.56 miliardi di euro, in particolare verso Stati Uniti (44%), Giappone (19.9%) e Brasile (12.9%). Grazie a questi numeri il secondo prodotto più esportato dal Cile dopo il rame.

Ma il proliferare in Patagonia degli allevamenti intensivi di salmone, una specie esotica per queste acque, desta preoccupazione. “L’allevamento del salmone, almeno per come viene fatto oggi in Cile, ha un pesante impatto ambientale”, afferma Alan Friedlander, ricercatore dell’Università delle Hawaii e direttore scientifico del programma Pristine seas di National Geographic. “La densità negli allevamenti è elevata, e questo in passato ha provocato la diffusione di virus che hanno decimato le popolazioni”, afferma Friedlander. “Per contrastare i problemi legati alla densità, usano antibiotici, usano pesticidi […] e tutti questi farmaci sono gettati in acqua”.

Nel 2022 il programma Pristine seas ha pubblicato uno studio che descrive le aree marine della Patagonia Cilena come “di massima priorità” per la conservazione. Secondo Friedlander, “specie in via di estinzione come balene megattere, orche, lontre marine, delfini cileni endemici, coralli d’acqua fredda, albatros, pinguini sono tutti minacciati dagli allevamenti di salmone”.

“L’impatto principale è dovuto alle deiezioni dei salmone, al mangime che non viene consumato e ai pesci morti, che apportano un enorme quantità di nutrienti ai fiordi, dove la circolazione dell’acqua è molto scarsa”, afferma il ricercatore. In questo modo, sui fondali sotto gli allevamenti si crea “una situazione anossica, dove manca l’ossigeno. In pratica si creano delle zone morte”.

Mario Argel, ex dipendente dell’azienda Nova Australis, ci racconta che ogni allevamento dove ha lavorato poteva contenere anche 1,2 milioni di capi: “Sul posto si vede chiaramente l’impatto sul fondo marino dovuto al deposito di feci e alimenti non consumati dei salmoni”, afferma Argel, che sostiene di aver partecipato più volte a operazioni di copertura dei fondali con sabbia.

Secondo Doris Soto, investigatrice del Centro di ricerca interdisciplinare per l’acquacoltura sostenibile, citata in un rapporto dell’Ong Terram, gli allevamenti in Cile sono caratterizzati da una densità molto elevata di pesci allevati: “Gli allevamenti producono mediamente 4500 tonnellate di salmone a ciclo, che si traducono in 225 tonnellate di nitrogeno prodotto dalle deiezioni e dagli alimenti che si depositano nel fondale, generando un grave impatto ambientale”.

A luglio 2022 la Sovrintendenza per l’ambiente del Cile ha revocato per la prima volta tre concessioni alla società norvegese Nova Austral, rea di aver provocato un “grave danno ambientale” a causa della sovrapproduzione di salmone. L’agenzia governativa ha aperto un procedimento analogo contro la società a capitale cinese Nova Australis. “La sovrapproduzione di salmone è una delle infrazioni che più ci preoccupa, a causa degli effetti ambientali che provoca”, ha affermato il sovrintendente all’ambiente, Emanuel Ibarra.

Allevare salmoni nelle aree protette

Per la ricchezza della biodiversità, la Patagonia Cilena conta sette diverse aree protette che includono un’area marina di oltre 6,3 milioni di ettari. Secondo uno studio dell’Università Australe del Cile, in queste aree ad oggi si trovano 411 concessioni di acquacoltura, quasi tutte di salmone, e altre 134 in fase di approvazione. “Le diverse aree protette che abbiamo in Cile non sono realmente protette”, afferma Estefanía González Del Fierro. “È molto comune vedere che gli allevamenti di salmone si trovano all’interno di parchi nazionali, all’interno di riserve nazionali, all’interno di aree marine protette, e stanno danneggiando gravemente tutti questi spazi”.

Nel maggio 2022 il neoeletto presidente del Cile Gabriel Boric, durante una visita a Magallanes, ha affermato che “non può esistere un’industria di allevamento del salmone nelle aree marine protette”. Non è chiaro però se il governo avrà la forza e la volontà di ridurre il numero degli allevamenti, considerato il peso di questa industria nell’economia del Paese, o se piuttosto si limiterà a un piano di ricollocamento di alcune concessioni.

“L’allevamento del salmone è totalmente legittimo all’interno delle aree (protette, ndr) e allo stesso tempo ciascuna di queste concessioni è stata valutata dal punto di vista ambientale”, replica Carlos Obredet, presidente dell’Associazione degli allevatori di salmone di Magallanes, in un video prodotto dall’industria. “La normativa stabilisce dove può operare l’industria, come stabilito dallo Stato, attraverso le ‘aree appropriate per l’acquacoltura’

A giugno 2021 l’Argentina ha emesso un provvedimento in cui ha vietato l’allevamento in gabbia dei salmoni nelle acque di sua competenza in Patagonia, e di fatto in tutto il Paese. In Cile, secondo González Del Fierro di Greenpeace, il rischio è che il nuovo governo si limiti a spostare le concessioni in aree adiacenti alle aree marine protette, di fatto non affrontando il problema dell’impatto ambientale: “È importante capire che negli ecosistemi della Patagonia la linea che divide un’area protetta da un’area non protetta è immaginaria”, ha detto.

23 dicembre 2022 – Aggiornata il 24 dicembre 2022 , 12:18

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Pietro Guerra

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