La scuola finlandese? Cè anche in Italia: ecco dove e come funziona

La scuola finlandese? Cè anche in Italia: ecco dove e come funziona

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La sperimentazione partita dalla preside dell’istituto Della Rovere di Urbania (Pesaro e Urbino), Antonella Accili, diffusa poi in un centinaio di scuole in tutta Italia

La scuola finlandese, evocata dalla madre scandinava in fuga dall’Italia, è un modello di eccellenza in tutto il mondo. Ma «la scuola italiana ha docenti e dirigenti di assoluto valore e che con stipendi modesti svolgono un eccellente lavoro», dice Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione. E infatti anche in Italia esiste una versione di scuola finlandese, ovviamente modulata in base alle esigenze e alle abitudini nel nostro Paese, sperimentata per la prima volta diciotto anni fa da una preside di origini milanesi, Antonella Accili, ora di base a Urbania (Pesaro e Urbino), come dirigente dell’istituto Della Rovere. Nel giro di pochi anni il suo metodo, ribattezzato Mof (modello organizzativo finlandese), ha conquistato un centinaio di scuole in tutta Italia ed è stata apprezzata dal ministero dell’Istruzione e dal mondo della pedagogia: Accili è stata appena invitata alla giornata di inaugurazione del nuovo centro pedagogico Paulo Freire a Roma, nato dalla collaborazione tra Co.N.P.Ed., A.I.M.C. e il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Roma Tre, per parlare del suo metodo.

I capisaldi? Compattazione oraria, cooperazione e laboratori. «Ogni giorno si lavora al massimo su due materie. Il numero di ore annuali di ciascuna disciplina rimane invariato, cambia solo la sua distribuzione nel corso dell’anno scolastico o della settimana, dato che alcune discipline si concentrano nella prima parte, ed altre nella seconda. Si realizzano la full immersion negli argomenti trattati e la ciclicità degli apprendimenti, che consentono lo sviluppo della memoria a lungo termine e quindi la possibilità di recuperare al momento opportuno le informazioni necessarie», spiega Accili, che per mettere a punto la sua sperimentazione, ha impiegato anni studiando trattati di pedagogia e metodi utilizzati nelle scuole di tutto il mondo.

Un esempio di giornata? Il professore entra in classe, spiega per mezz’ora l’argomento del giorno, poi i ragazzi vengono invitati a lavorare in piccoli gruppi sugli esercizi, e se possibile si lavora anche in ambiente laboratoriale per calare nella realtà quanto appreso. «L’apprendimento dello studente viene facilitato, nel momento in cui diventa possibile concentrarsi su un minor numero di discipline per volta, evitando che, come spesso succede, lo studente in difficoltà, di fronte ad un eccessivo numero di sollecitazioni, decida autonomamente di selezionare le discipline, concentrandosi su alcune a scapito di altre; questo porta talvolta a lacune irrimediabili. Con i corsi compattati invece è la scuola a scegliere le scansioni e le priorità», spiega ancora Accili. E i vantaggi si vedono, anche in termini di inclusione di ragazzi fragili, disabili, emigrati (qui tutte le esperienze). A chi è dedicato il Mof? A tutti gli studenti, dai 3 ai 19 anni.

11 gennaio 2023 – Aggiornata il 11 gennaio 2023 , 15:34

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Pietro Guerra

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