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Il 13 febbraio è uscito «Il cerchio», un film di Sophie Chiarello che racconta una classe elementare della Manin dal primo al quinto anno. Ma in questa scuola romana il cinema è di casa:e tra la stesura di un copione e un ciack si gira, imparano italiano, grammatica, lavoro di squadra
Il cinema strumento di istruzione? Sì può fare. È quello che succede alla Daniele Manin – plesso Di Donato di Roma, istituto comprensivo multietnico nel pieno del quartiere Esquilino, dove un incredibile mix di ragazzini da quasi tutti i Paesi del mondo e i figli di molti registi e attori ha creato il terreno fertile per rendere il cinema un’attività didattica a tutti gli effetti.
La scuola è finita sotto i riflettori perché il 13 febbraio è uscito nelle sale il film «Il cerchio»: un documentario (realizzato in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia) ambientato proprio qui, che abbraccia cinque anni di una classe elementare, in cui si vedono i bambini che ridono, discutono su delle domande universali, formando di volta in volta un cerchio dove insieme si relazionano, si ascoltano e scoprono qualcosa di nuovo, anche su loro stessi. In poche parole: crescono. Ma il film di Sophie Chiarello è solo la punta dell’iceberg.
Grazie ad un progetto finanziato dal ministero della Cultura e dal ministero dell’Istruzione, i bambini infatti sono coinvolti nella realizzazione di cortometraggi: si trasformano in sceneggiatori, registi, fonici, attori, scenografi,direttori della fotografia, mettendo in pratica tutta una serie di nozioni di italiano, matematica, arte, musica, e realizzando un lavoro di squadra di incredibile spessore.
«L’idea è di insegnare il cinema: è un’arte che meriterebbe di essere insegnata. E poi c’è il lavoro di squadra, che è una cosa importantissima e ha insegnato anche a loro a fare squadra in maniera diversa», spiega la regista Susanna Nicchiarelli che è la referente del comitato scientifico del progetto. Gli stessi genitori sono pienamente coinvolti: «Vestita da fantasma per un horror- comedy? Ebbene sì- sorride Micole Pancaldi, mamma di un ragazzino della quarta B- Eccolo quell’immotivato entusiasmo di cui parla Sorrentino, che tra l’altro è stato un papà di questa scuola».
Sostenuti dalla dirigente Manuela Manferlotti e dalla coordinatrice Marika Paiano i docenti si mettono in gioco in prima persona: «Portiamo l’arte fin dai primissimi passi nei bambini- spiega Daniela Scaccia, che insegna italiano e storia- E chi critica i programmi poco standard, basti pensare che noi facciamo un’analisi logico grammaticale anche solo per scegliere il titolo del film: è così che si studia oggi».
E la preside conferma: «Questo progetto testimonia la dimensione proattiva dei linguaggi altri, come raccomandato dalla Commissione europea fin dal 2012, per cui la scuola ha aderito fin dai primi momenti all’istanza del Mibact, in un’ottica inclusiva che è poi la nostra la missione istituzionale».
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5 marzo 2023 – Aggiornata il 5 marzo 2023 , 11:59
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