A scuola, il messaggio del ministro Patrizio Bianchi, di riflettere sulla invasione russa in Ucraine, sembra essere stato accolto da professori e studenti. A dirlo un sondaggio di Skuola.net su un campione di 2.000 alunni di medie e superiori.
Sembra appunto che oltre 8 studenti su 10 negli ultimi giorni abbiano affrontato l’argomento in classe. Non solo, per il 40% degli intervistati si è trattato di un’attività frequente, quotidiana. A questi va aggiunto un altro 11% che avrebbe voluto affrontare il tema, ma a cui la scuola non ha dato questa possibilità. Solo il 7% è rimasto totalmente estraneo a ciò che sta accadendo.
L’argomento, assolutamente delicato per le tante implicazioni di geopolitica che ci sono, è stato affrontato, dicono gli intervistati, in maniera decisamente trasversale visto che, in oltre la metà dei casi (57%) più di un docente ha innescato la discussione durante le proprie lezioni, per cui non sarebbe stato solo nell’ora di Storia. Cosa che, invece, è presumibile sia accaduta a quel 29% che ha detto di aver dibattuto sul conflitto con un docente solo.
Non manca, inoltre, chi gli ha dedicato un momento specifico: 1 su 10 dice di aver organizzato un’assemblea – di classe o di istituto – ad hoc sul tema. Come prevedibile, però, l’approfondimento della guerra in Ucraina non si è fermato all’interno delle aule scolastiche.
Praticamente tutti quelli che hanno affrontato la questione a scuola, ha proseguito il confronto anche fuori: la maggior parte (41%) soprattutto in famiglia, molti altri (39%) sia con adulti che con coetanei, altri ancora (16%) solamente con amici o compagni di classe. Lo stesso hanno fatto quei, pochi, che a scuola non hanno potuto dire la loro: qui, probabilmente per recuperare, la fetta più grande (43%) ha voluto confrontarsi sia con persone più grandi che con altri ragazzi, mentre il 31% si è accontentato di una discussione in famiglia, il 21% di un dibattito tra coetanei.
Il 97% degli studenti non si è limitato a momenti di discussione collettiva e ha dedicato parte delle loro giornate all’approfondimento individuale.
I canali d’informazione tradizionali quelli più seguiti: più di 6 su 10 hanno guardato soprattutto telegiornali, giornali, siti web dei quotidiani; 1 su 5 si è affidato ai social network. Gli altri hanno attinto gli spunti principali proprio parlando con altri (10%) o grazie alla scuola (4%).
In conclusione, scrive Skuola.net, “contrariamente ai cliché, i ragazzi non si sentono estranei alla vita politica italiana ed estera: 8 su 10 si stanno informando anche in autonomia. Invece spiace constatare che ci siano prof che privilegino il ferreo rispetto del programma che si sono dati: 1 studente su 10 denuncia un ‘niet’ dei prof alla richiesta non solo di conoscere i fatti, ma anche di essere guidati dagli adulti a interpretarli nel modo più opportuno”.
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