Enrique Piñeyro, il milionario italo-brasiliano che regala navi alle Ong e col suo aereo salva i rifugiati

Enrique Piñeyro, il milionario italo-brasiliano che regala navi alle Ong e col suo aereo salva i rifugiati

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Pilota e attore, 65 anni, sabato sarà al Lirico di Milano con lo spettacolo «Volare è Umano, Atterrare è Divino»: «La ricchezza ad un certo punto non serve a niente per questo aiuto chi ha bisogno»

«Non mi piace la parola “filantropo”, mi ricorda troppo Bill Gates che era amico di Jeffrey Epstein. Questo ti mette in un club ristretto. Quindi direi che sono un pilota».

Pilota sì, ma con un aereo tutto suo. Anzi due. Enrique Piñeyro, italo-brasiliano, 65 anni, nato a Genova, figlio di Marcela Rocca (quei Rocca leader della siderurgia), è un personaggio difficile da definire. Sposato con Carla Calabrese (hanno un figlio, Theo di 18 anni e Piñeyro ne ha un altro: Andrés, 42, da una precedente relazione), è stato medico, comandante di linea, attore, produttore, regista e anche cuoco. Da questo strano cocktail nasce in definitiva un «milionario ribelle» (così lo definisce La Nation).Le posso chiedere a quanto ammonta il suo patrimonio?«Se me lo chiedesse non le risponderei…»Come si definirebbe, allora?

«Credo nel capitalismo dirompente: trasformare gli oggetti di lusso in strumenti per la trasformazione sociale. La ricchezza ad un certo punto non serve a niente. Più grande di un Boeing 787 non si produce più nulla. Quindi la cedo per chiudere il gap con quelli che hanno bisogno. Altrimenti questo gap si chiuderà in qualche altro modo e, mi creda, non sarà bello».

Lei è ricco per lavoro o per eredità?

«L’accumulazione di denaro che puoi attenere lavorando è bassa. Una parte arriva dai miei investimenti (e ricorda le cuffie di Apple, ndr). Un’altra dalle quote delle azioni di mio nonno, la famiglia Rocca si occupava di siderurgia (Agostino Rocca, ad di Ansaldo e Dalmine dal 1933 al 1945 e poi fondatore del Gruppo Techint, ndr). Io sono nato per caso a Genova».

Lei è presidente dell’Ong «Solidarie», collabora con Open Arms a cui ha donato una nave, la «Open Arms One».

«Disputata con Salvini. Sì, l’ho donata perché una delle cose che mi scandalizza maggiormente è l’atteggiamento dell’Europa che dopo aver depredato l’Africa per secoli adesso si disinteressa delle conseguenze».

Luigi Di Maio disse che le navi delle Ong erano «taxi del mare».

«Fai la prova ad andare su un gommone in mezzo al mare e dimmi se ci si sente come in un taxi. Muoiono quattro persone al giorno nel Mediterraneo».

Lei ha un suo aereo?

«Un 787 (in realtà due, l’altro è un 737, ndr) di 250 tonnellate e porta 250 passeggeri. Almeno serve a far qualcosa, un jet privato a che serve? Ci porti solo quattro amici».

Lei ha più volte portato in salvo profughi vittime della guerra in Ucraina con il suo aereo effettuando voli dalla Polonia e diretti in Spagna e in Italia.

«L’Europa accetta volentieri le vittime dei crimini altrui e non le proprie vittime, come gli africani ad esempio. La gente che viene dall’Ucraina è vittima di Putin,allora l’Europa dice “questi li prendiamo”. In realtà è tutto gente che scappa come gli italiani scapparono dalla guerra. Allora dico: attenzione, oggi sei migrante, domani sei accogliente, dopodomani rischi di essere di nuovo migrante. Abbiamo dimenticato come eravamo».

Quando non fa il pilota, fa l’attore. Con «Volare è Umano, Atterrare è Divino», sarà in scena sabato 12 novembre al teatro Lirico di Milano.

«Spiego perché non si deve aver paura di prendere un aereo. Purtroppo in scena solo per una sera. Ma se mi chiedono di restare un mese… io resto un mese».

Ma scusi, ma lei che può… potrebbe comprare un teatro.

«Sa che ha ragione? Comprare un teatro in ogni città… ci penso. Quale posso comprare a Milano?».

Beh, c’è il Nuovo.

«Ok, vada per il teatro Nuovo. M’informo», dice guardando i suoi collaboratori.

11 novembre 2022 – Aggiornata il 11 novembre 2022 , 08:37

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, 2022-11-11 07:37:00, Pilota e attore, 65 anni, sabato sarà al Lirico di Milano con lo spettacolo «Volare è Umano, Atterrare è Divino»: «La ricchezza ad un certo punto non serve a niente per questo aiuto chi ha bisogno»,

Pietro Guerra

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