ServizioRiforma Pnrr
Oggi incontro governo-maggioranza. Tre percorsi per diventare professori, arriva la formazione incentivata, ma è braccio di ferro sugli aumenti di stipendio.
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci
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Sprint sulla nuova abilitazione degli insegnanti. La riforma che introduce tre percorsi paralleli (di cui uno strutturale con 60 crediti maturati già all’università) per gli aspiranti docenti potrebbe approdare già oggi in Consiglio dei ministri. Come addendum di peso al decreto Pnrr 2 varato una prima volta mercoledì scorso e in predicato ora di tornare a Palazzo Chigi per una nuova approvazione, prima dell’approdo in Gazzetta Ufficiale.
Ma la decisione verrà presa oggi dopo un confronto con le forze politiche di maggioranza che dovrebbe servire anche a sciogliere l’ultimo nodo della vigilia, quello relativo agli scatti di carriera accelerati per i prof che si aggiornano.
I percorsi per l’insegnamento
L’impianto complessivo della riforma, che è una delle sei del Pnrr Scuola, non dovrebbe subire particolari modifiche rispetto a quanto anticipato sul Sole 24 ore di Lunedì 11 aprile. Chi vorrà insegnare dovrà deciderlo – e veniamo al primo dei tre percorsi (quello strutturale) – già all’università. Accanto alla laurea l’aspirante professore di scuola media o superiore (per infanzia ed elementari continuerà a bastare laurearsi in scienze della formazione primaria, ndr) dovrà conseguire 60 Cfu in discipline antro-psico-pedagogiche e sottoporsi a un esame finale (si ragiona su una sorta di lezione simulata). Superando la prova finale sarà abilitato alla docenza e potrà partecipare a uno dei concorsi semplificati (previsti dallo stesso Pnrr) e ottenere una cattedra. A quel punto, superato anche l’anno di prova, verrà confermato in ruolo. Chi si fermerà a 30 crediti durante gli studi – ed ecco il secondo percorso, transitorio perchè operativo – stando all’ultima bozza di norme – fino al 31 dicembre 2024 – potrà comunque partecipare a una selezione e in caso di superamento acquisire gli altri 30 nel corso del primo anno di insegnamento, che sarà a tempo determinato e part time. Il terzo percorso è riservato ai precari “storici”, quelli cioè con almeno 36 mesi di servizio alle spalle negli ultimi cinque: costoro potranno accedere direttamente al concorso. L’altro piatto forte del provvedimento è la previsione di un percorso di formazione “incentivata” per gli insegnanti.
Il nodo degli scatti incentivati
Dopo i rilievi critici della Ragioneria generale dello Stato (su possibili costi aggiuntivi per l’Erario) i tecnici di Istruzione e governo sono ancora al lavoro su questa parte del testo. Lo schema base, salvo sorprese dell’ultima ora, prevede nuovi percorsi formativi (si ragione se di durata quadriennale o quinquennale) coordinati dalla nuova scuola di Alta formazione dell’Istruzione (un’altra novità del Pnrr) che, una volta superati (sono previste verifiche intermedie, almeno annuali, e una finale) porteranno ad “anticipare” la maturazione degli scatti stipendiali. Oggi il meccanismo degli scatti è legato alla sola anzianità. Con le novità in arrivo, invece, attraverso questa nuova formazione, si anticipa il massimo stipendiale, facendo maturare prima lo scatto (di quanto è ancora oggetto di discussione).
Le reazioni della maggioranza
In vista del confronto con le forze di maggioranza, Valentina Aprea (Fi) plaude alle misure in arrivo: «Bene che si ricompatti il percorso di formazione iniziale dei docenti, e che arrivi, anche in Italia, uno sviluppo professionale e di carriera per i nostri insegnanti legato all’innovazione, in primis didattica», ha sottolineato Aprea. Più cauto Gabriele Toccafondi (Iv): «È importante che formazione e merito tornino centrali nella scuola italiana – ha chiosato Toccafondi -. L’esperienza della legge 107 viene sostanzialmente ripresa. Certo, ora occorre che la formazione sia davvero di qualità e gli aumenti retributivi arrivino a chi li merita realmente».
, 2022-04-21 07:50:00, Oggi incontro governo-maggioranza. Tre percorsi per diventare professori, arriva la formazione incentivata, ma è braccio di ferro sugli aumenti di stipendio., di Eugenio Bruno e Claudio Tucci