di Giuseppe Sarcina
Per la scrittrice simbolo delle battaglie femministe se la Corte Suprema cancellasse il diritto di scelta ci sarebbe una reazione popolare furibonda.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Nel 1973, l’anno della storica sentenza Roe v. Wade che legittimò l’aborto su tutto il territorio americano, la scrittrice Erica Jong pubblicava «Paura di volare», libro simbolo della stagione forse più dirompente del movimento femminista. Oggi Jong ha ottanta anni: la voce è sempre battagliera, mentre risponde al telefono dalla sua casa-ufficio nell’Upper East Side di Manhattan, New York.
La Corte Suprema potrebbe cancellare il diritto di scelta in materia di aborto riconosciuto da 49 anni a tutte le donne americane…
«Non penso che lo farà, anche se può sembrare possibile. Perché ci sarebbe una reazione popolare furibonda se lo facesse».
In realtà il Paese appare molto diviso. Negli ultimi anni il Movimento per la vita è cresciuto parecchio, ha guadagnato consensi. Che cosa ci dobbiamo aspettare?
«Vero, il movimento per la vita è cresciuto, ma resto dell’idea che la maggior parte delle donne americane non vuole che ci sia qualcuno che decida per legge che cosa deve fare o non fare con il suo corpo. Non penso neanche che la società americana sia così cambiata negli ultimi decenni. L’attacco al diritto di aborto mi pare più un fatto ideologico».
In che senso?
«È diventato sempre più forte lo schieramento politico-ideologico che pensa di poter decidere per gli altri anche su questioni di libertà personale, com’è il diritto di aborto. È un’ideologia prevalente in alcuni Stati, come il Texas o il Mississippi. Alla base di queste correnti, credo ci sia anche l’idea che le donne abbiano ottenuto troppo potere negli ultimi anni. E che quindi il loro ruolo sociale vada ridimensionato».
Il fronte progressista ha fatto abbastanza per rispondere a questa offensiva ideologica?
«No. I progressisti hanno considerato il diritto di scelta acquisito per sempre. Sono stati a guardare, mentre gli anti-abortisti si mobilitavano. È stato un grave errore non rispondere in modo adeguato, colpo su colpo. C’è stata una evidente mancanza di leadership politica. Ma non è solo questo. Negli ultimi decenni non si è diffusa la capacità di gestire al meglio il proprio corpo. Io divento pazza quando sento che nel 2022 ci sono donne che non riescono a evitare una gravidanza indesiderata. La società, le istituzioni non hanno lavorato abbastanza per assistere, per informare le donne».
Biden ora propone al Congresso di incardinare in una legge il diritto di aborto. È la strada giusta?
«Il Congresso non ce la farà mai a legiferare su questa materia. Ci sono troppe divisioni, troppe rigidità».
Inoltre, tra sei mesi si vota per le elezioni di mid-term, rinnovo totale della Camera e di un terzo del Senato…
«Esatto. Non mi pare proprio che ci siano le condizioni per arrivare a una legge sull’aborto».
L’America, allora, ritornerà agli anni Sessanta?
«È probabile. È una dinamica che stiamo osservando ormai da anni. A prescindere da ciò che deciderà la Corte Suprema, ci sono molti Stati che hanno già approvato legislazioni sempre più restrittive. E questa era esattamente la situazione che c’era negli Stati Uniti prima della Roe v.Wade».
3 maggio 2022 (modifica il 3 maggio 2022 | 23:58)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-05-03 22:50:00, Per la scrittrice simbolo delle battaglie femministe se la Corte Suprema cancellasse il diritto di scelta ci sarebbe una reazione popolare furibonda., Giuseppe Sarcina