Accoltellamento Abbiategrasso, la psicologa Oliverio Ferraris: Le responsabilità educative riguardano tutti, non solo famiglia e scuola

Accoltellamento Abbiategrasso, la psicologa Oliverio Ferraris: Le responsabilità educative riguardano tutti, non solo famiglia e scuola

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Il caso dello studente di sedici anni di un istituto superiore di Abbiategrasso che ha accoltellato una sua docente ha suscitato non pochi commenti da parte dell’opinione pubblica. Il personale docente ha molto empatizzato con la collega e diversi esperti del settore hanno puntato il dito contro l’educazione dei genitori come unico capro espiatorio dei disturbi dei figli.

A tal riguardo, il vice direttore della Tecnica della Scuola, Reginaldo Palermo, ha intervistato Anna Oliverio Ferraris, già docente di psicologia dello sviluppo, per capire come la figura dello psicologo a scuola potrebbe servire per affrontare meglio molte situazioni.

Anna Oliverio Ferraris è stata ordinario di Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Roma “Sapienza” dal 1980 al 2010. Psicologa, psicoterapeuta e scrittrice organizza e partecipa a seminari, corsi, conferenze, incontri con insegnanti, genitori e alunni delle scuole. Ha diretto la rivista “Psicologia Contemporanea”, collabora con “Scuola dell’infanzia”, “Vita scolastica”, “Prometeo” e partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive su temi di sua pertinenza.
Tra i suoi volumi più recenti: A piedi nudi nel verdeGiocare per imparare a vivere (con Albertina Oliverio, Giunti 2011), La sindrome Lolita (Rcs 2008 e Bur 2014), Padri alla riscossa. Crescere un figlio oggi (Giunti 2012), Più forti delle avversità. Individui e organizzazioni resilienti (con Alberto Oliverio, Bollati Boringhieri 2014), Conta su di me. Relazioni per crescere (Giunti 2014), Tuo figlio e il sesso. Crescere figli equilibrati in un mondo con troppi stimoli (Bur 2015), La donna che scambiò suo marito per un gatto. Psicologia di coppia e di famiglia (Piemme 2015), Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro (Raffaello Cortina 1997 e 2016).  

Secondo l’esperta, i ragazzi vanno seguiti passo dopo passo durante la loro età evolutiva perché oggi, essendo esposti a molti schermi, ricevano troppi stimoli che li possono confondere, basti pensare alle scene di violenza reali o no. Nel caso specifico degli studenti aggressori, Ferraris ha sottolineato che dietro a questi comportamenti si nasconde un ragazzo che ha un grande vuoto dentro, non ha punti di riferimento validi, non ha ricevuto un’educazione emotiva. Ed è per questo motivo che “tutte le varie entità della società devono assumersi il compito educativo, tra cui anche la pubblicità che a volte se ne infischia altamente e crea dei falsi bisogni, influencer compresi che inviano messaggi diseducativi e che sapendo muoversi su certi schermi anche loro hanno un impatto”.

Quali sono le responsabilità della scuola in questo senso?

Su questo punto la psicologa ha le idee molto chiare: “Non tutte le scuole italiane sono scuole di qualità, con una didattica in linea con i tempi, che consenta un approccio individualizzato con i vari ragazzi perché non sono tutti uguali e non possono essere trattati tutti allo stesso modo. Qui in Italia c’è una carenza grossa, il nostro Paese non si è mai interessato molto della scuola se non per dettagli insignificanti. Serve gente che ripensi a tutto il sistema scolastico. In altri paesi europei è stato fatto, ad esempio all’inizio del ‘900 si è capito come bisognava organizzare la scuola nel nuovo secolo anche dal punto di vista didattico, preparando gli insegnanti a insegnare. Da noi ci sono molto docenti che sono bravi nella loro materia, ma nessuno ha insegnato a insegnare, quindi a volte diversi insegnanti non riescono a essere efficaci. Va ripensato tutto quanto. Basta vedere le scuole finlandesi, i ragazzi sono soddisfatti, ci sono scuole in ogni quartiere, il Paese spende molto per la scuola, gli insegnanti sono pagati bene e con uno status sociale dignitoso”.

Sullo psicologo a scuola

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, parlando del caso successo ad Abbiategrasso, ha avanzato la proposta della figura dello psicologo a scuola.

In merito alla questione, l’esperta ha dichiarato: “Dal 1975 si parla dello psicologo a scuola, quest’ultimo dovrebbe avere diverse competenze e non lavorare solo con il ragazzo singolo, ma anche con la classe, con i docenti, fare educazione sessuale (siamo tra i 5 paesi europei a non farla a scuola, forse per via di molte resistenze, tra cui quelle dei genitori che hanno paura si parli di omosessualità e transgender). Lo psicologo a scuola dovrebbe avere una preparazione ad ampio raggio e fare sentire i ragazzi a casa, la scuola deve essere un luogo di vita per studenti e docenti”.

E infine, Ferraris fa anche un commento sulla situazione politica italiana che non prende in considerazione la voce di chi studia questo campo: “Persino la Montessori è dovuta andare fuori dall’Italia per essere ascoltata, qui non si tiene conto della voce degli esperti”.

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