Accordo migranti saltato: cosa prevedeva il patto

Accordo migranti saltato: cosa prevedeva il patto

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di Claudio Del Frate Sottoscritto a giugno in Lussemburgo da 18 governi Ue più Norvegia, Svizzera e Lichtenstein. Stabiliva ricollocamenti «su base temporanea e volontaria» a favore di Stati come l’Italia più esposti alle rotte migratorie L’accordo per il ricollocamento dei migranti dall’Italia verso il resto della Ue e che la Francia ha deciso oggi di bloccare in seguito alla crisi della Ocean Viking, era stato siglato nel giugno scorso. È un meccanismo su base volontaria ed è stato sottoscritto da 18 dei 27 Paesi dell’Unione, più altri tre governi extra Ue. Il vertice decisivo si era tenuto in Lussemburgo il 10 giugno 2022 tra tutti i ministri dell’interno. Per l’Italia aveva partecipato l’allora titolare del Viminale Luciana Lamorgese. Era stata proprio la Francia a promuovere l’avvio di un sistema che allentasse la pressione che devono affrontare gli Stati – come l’Italia, la Spagna e la Grecia – più esposti alle rotte dell’immigrazione. Il testo prevedeva «un meccanismo temporaneo di solidarietà destinato a fornire una risposta concreta alle difficoltà migratorie degli Stati membri mediterranei di primo ingresso»; riconosceva che, a causa della guerra in Ucraina alcuni governi «possono decidere di non essere temporaneamente in grado di contribuire al presente meccanismo a causa dell’eccessiva pressione che stanno incontrando» proprio perché già ospitano un alto numero di persone in fuga dalle bombe russe. Ciascuno Stato si impegnava ad accogliere un numero di migranti in proporzione alla propria popolazione e al proprio prodotto interno lordo. L’impegno veniva definito «temporaneo e volontario». In alternativa all’apertura delle frontiere ai migranti, i governi potevano scegliere di versare contributi finanziari o inviare aiuti materiali a Paesi terzi, in grado di incidere sui flussi. «Le ricollocazioni – ecco un altro passaggio dell’accordo di giugno – dovrebbero andare principalmente a beneficio degli Stati membri che si trovano ad affrontare sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e salvataggio nella rotta del Mediterraneo e dell’Atlantico occidentale». «Ogni Stato membro contribuente – ancora un altro punto chiave – dovrebbe presentare un impegno di ricollocazione sulla base di un numero indicativo di movimenti». Da qui scaturisce la cifra di 3.500 migranti che la Francia si era impegnata a ricevere dall’Italia entro l’estate del 2023. La dichiarazione del Lussemburgo era stata sottoscritta dai governi di Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Spagna, Finlandia, Francia, Croazia, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo, Romania. Oltre a questi componenti della Ue avevano aderito anche Norvegia, Svizzera e Lichtenstein. 10 novembre 2022 (modifica il 10 novembre 2022 | 15:34) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-10 14:28:00, Sottoscritto a giugno in Lussemburgo da 18 governi Ue più Norvegia, Svizzera e Lichtenstein. Stabiliva ricollocamenti «su base temporanea e volontaria» a favore di Stati come l’Italia più esposti alle rotte migratorie, Claudio Del Frate

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