di Gianna Fregonara
Contestata la norma contenuta nella legge di Bilancio che prevede una potatura di circa 700 presidi e direttori amministrativi per le scuole troppo piccole. Giannelli: Colpa del calo demografico
Con lo slogan no ai tagli alla scuola e forti di una sentenza favorevole della Corte Costituzionale su un provvedimento simile del governo Monti, i quattro governatori del centrosinistra – Bonaccini, De Luca, Emiliano e Giani – annunciano ricorso alla Consulta contro il provvedimento del governo Meloni che prevede, dal 2024, il dimensionamento e la riorganizzazione delle istituzioni scolastiche. Si tratta di una riduzione del numero di scuole, vero, anche se non ci saranno chiusure: si accorpano gli istituti pi piccoli, che conservano sede e insegnanti ma condivideranno il preside e il dirigente amministrativo (Dsga).
L’inverno demografico
Non sono tagli – interviene il capo del sindacato dei presidi Anp Antonello Giannelli – un ridimensionamento dovuto al calo demografico e che tiene conto delle particolarit geografiche e sociali delle diverse Regioni: nei prossimi dieci anni perderemo 100 mila studenti all’anno, le scuole diventeranno pi piccole e vanno riorganizzate: il rischio vero la “scuola diffusa”, cio che ci siano zone spopolate che resteranno con le scuole vuote.
L’algoritmo
Ma il cambio di algoritmo previsto dalla Legge di Bilancio 2023 per determinare quante scuole e quanti presidi servono per ogni Regione – non pi il numero minimo di 600 studenti ma una serie di stime e di correttivi – porter ad una potatura di quasi il 10 per cento: 697 istituzioni in meno. La bozza di lavoro nelle mani degli assessori regionali indica una riduzione di 146 istituzioni scolastiche in Campania (da 985 a 839), 109 in Sicilia (da 819 a 710) e di soli 20 accorpamenti in Lombardia: da 1.135 a 1.115. Non c’ da stupirsi se si guardano i dati degli ultimi anni riguardanti il numero di studenti per scuola: lo scorso anno in Campania le scuole troppo piccole (meno di 500 studenti) erano 93, in Lombardia 28.
La protesta
Se le Regioni, nella Conferenza Stato Regioni, non troveranno un accordo per la riorganizzazione, interverr direttamente lo Stato usando un metodo che viene considerato punitivo: si accorperanno tutte le scuole al di sotto dei 900 studenti, rendendo cos il taglio ancora pi drastico. E’ questo che ha provocato la protesta dei governatori del Sud, guidati dal campano Vincenzo De Luca, aggregando anche il candidato segretario del Pd, Stefano Bonaccini, che pure nella sua Emilia ha solo 14 scuole fuori regola. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara difende il provvedimento, ma da Viale Trastevere fanno sapere che i numeri potrebbero anche essere rivisti, che prevista gradualit e i risparmi dovuti alla riorganizzazione (pochi milioni alla fine) resteranno comunque nel bilancio della Scuola. Difficile che basti a frenare i ricorsi.
Le classi pollaio
dal 1998 che si parla di dimensionamento, ma non tutti si sono adeguati, spiega Giuseppe Bonelli, a capo dell’Ufficio scolastico di Brescia. Se ne continuer a parlare e intanto lo scontro rischia di oscurare la vera emergenza organizzativa della scuola: le classi pollaio, la cui riduzione sembra affidata definitivamente al calo demografico.
17 febbraio 2023 (modifica il 17 febbraio 2023 | 23:30)
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