Achille Occhetto: Ho incontrato la morte e mi ha tolto mio figlio Malcolm

di Claudio Bozza

L’ultimo segretario del Pci e la scomparsa del figlio, colpito da un infarto: Era gentile e vitale, insieme abbiamo cavalcato onde da paura sui mari del Mediterraneo. Ora? Ho un sogno, veder rinascere la sinistra, con Elly Schlein

Seduto sul divano di casa, a due passi da piazza Venezia, l’ultimo segretario del Pci ha davanti a s una parte della sua sterminata collezione di pipe. Sono pi di cento. A un certo punto ne afferra una. E probabilmente ha in testa ci che diceva Sandro Pertini: Fumo la pipa per bruciare le amarezze. Ma stavolta non ci sono pi da bruciare solo quelli che definisce i suoi 30 anni di solitudine dopo la Svolta della Bolognina. Stavolta Achille Occhetto deve sopportare il pi straziante dei dolori: la perdita di un figlio. Malcolm, 52 anni, se ne andato a ottobre, colpito nel sonno da un infarto: Insieme abbiamo cavalcato milioni di onde nel nostro Mediterraneo. Lui sempre al mio fianco, sempre un po’ pi a sinistra di me, ricorda commosso. Ma Akel, cos lo ribattezz suo padre Adolfo, uno che non si arrende. Che non , e non vuole essere sconfitto. Cos dice che suo figlio vivr sempre nella sua memoria. E sogna una sinistra risorta. Prima fa una disamina (lucidissima) della crisi in cui si cacciata la sua parte politica. Poi dice che Elly Schlein la ventata di aria fresca che si pu far entrare dalla finestra. A 86 anni, andando indietro di decenni, non toppa una data, una citazione, il Segretario.

Il primo ricordo della sua vita?
Avevo 6 anni. A Champoluc, in Valle d’Aosta, eravamo sfollati durante la guerra. Nella canonica che ci proteggeva viene portato improvvisamente un partigiano con la testa tutta fasciata. Grondante di sangue. E sono svenuto.

La folgorazione per la politica. C’ stato un momento preciso?
A casa mia a Torino, durante la Resistenza, c’era la sede clandestina della sinistra cristiana, dove entravano nottetempo gappisti, oltre a cattolici, comunisti, socialisti… Il Partito d’Azione. Il 25 aprile i miei genitori mi dissero: “Vieni a vedere!”. Era una giornata tersa di sole: dal balcone vedevo sfilare i carrarmati, sui quali svettavano la bandiera rossa e quella tricolore. Erano i carrarmati che gli operai della Fiat avevano preparato per il giorno in cui le brigate partigiane sarebbero scese dai monti per liberare la citt. Quella giornata rimasta nel mio cuore: fu l che decisi che sarei stato sempre a sinistra.

Per chi ha votato il 25 settembre scorso?
Faccio una premessa: la mia critica al Pd parte dal suo difetto di fondo, cio che invece di essere stata una contaminazione di valori veri, cos come appunto avvenne per la ricostruzione post fascismo, stata una contaminazione di apparato, una fusione a freddo. Questo difetto di fabbrica ormai irrimediabile. Per, consapevole che la destra avrebbe vinto con ampio margine, dopo tanto tempo ho deciso di votare il Partito democratico per diminuire la distanza dal primo partito, FdI.

Trentatr anni dopo la Bolognina la sinistra di nuovo in profonda crisi. Questa pi o meno nera di quella di allora?
La situazione profondamente diversa. Allora non si trattava solamente di noi. Dovevamo fare i conti con un mutamento epocale: cambiavano tutti i parametri della politica mondiale e tutta la geopolitica. Questo era il grande problema: non era fare i conti con il Pci, bens con il mondo. E allora lo dissi chiaramente: “La campana del nuovo inizio suona per tutti”.

Lei archivi il Pci. Oggi il Pd che deve essere superato?
Non mi piace la parola “archiviare”. Non sono stato io che, un giorno, mi sono alzato e ho chiuso il Pci. Io mi sono assunto l’onere della proposta. Ma il Pci che, in ben due congressi, in una discussione capillare che ha coinvolto intere famiglie, tutte le cellule di fabbrica e di scuola ha portato i comunisti italiani, e non Achille Occhetto, a cambiare quella storia. stata la pi grande discussione democratica che un partito abbia mai fatto. Altro che primarie!.

Il Pd rischia di fare la fine dei socialisti francesi?
Spero di no. Dipende ancora da tutti loro. vero, tuttavia, che la crisi del Pd si inscrive in quella di gran parte del socialismo europeo: subalternit al neoliberismo sul piano economico e il rifugiarsi esclusivamente dietro i diritti civili, abbandonando la centralit del mondo del lavoro e dei lavori.

Elly Schlein ha preso la tessera del Pd proprio nel quartiere della sua storica svolta. Pu essere lei, una donna, la “nuova Bolognina”?
Ho accolto con gioia questa scelta altamente simbolica in un locale in cui, accanto alla fotografia di Berlinguer c’ la bandiera rossa da me autografata. Tanto pi che, in questi 30 anni di solitudine, ho dovuto organizzare da solo le celebrazioni ogni 10 anni di quell’evento. Il Pd non ha capito che senza la Svolta non ci sarebbe stato n l’Ulivo, n il Pd.

Ma torniamo a Schlein.
Siamo due generazioni diverse: io vengo dalla storia del Novecento, non ho mai abbandonato le basi fondamentali della storia della sinistra italiana, e sono abituato al ragionamento a tutto tondo, che cerca la sintesi. Per io mi ricordo che Togliatti, quando ero segretario della Fgci, ci invi un messaggio in cui diceva, salvando bonariamente le nostre intemperanze: “Ogni generazione arriva agli ideali del socialismo per vie profondamente diverse”. Ho incontrato Elly alla presentazione del mio libro Perch non basta dirsi democratici Ecosocialismo e giustizia sociale : c’era una grande sintonia intorno a un problema di fondo, cio la ricerca di una sintesi alta tra questione sociale e ambientale, che di grandissima attualit, perch sono i temi che vengono dalle nuove generazioni.

Chi vincer le primarie del Pd?
Non lo so, ma una cosa certa: Schlein, indipendentemente da una sua vittoria, mi sembra che stia iniziando a cambiare la base e potrebbe portare forze nuove, spalancare le porte e dimostrare di essere davvero contro le consorterie, dal momento che vuole ribaltare, come dice, la piramide. un valore aggiunto.

Suo padre Adolfo fu l’amministratore delegato di Einaudi. Da ragazzino, nella vostra casa a Forte dei Marmi, avevate ospiti come Cesare Pavese, Natalia Ginzburg, Italo Calvino… Che estati erano?
Di Pavese ricordo che una volta, discutendo a tavola, si lament, perch una rivista comunista aveva censurato un suo articolo. Io sbottai: “Anche i comunisti fanno queste cose?”. E lui mi disse: “Achille ricordati che, dappertutto, oltre al buono c’ sempre in agguato anche il cattivo”. Ma soprattutto ho ben impressa la cartolina che Cesare ci invi appena rientrato a Torino: “Vi ringrazio dell’ospitalit e vi auguro una vita felice”. Una settimana dopo si tolse la vita: quelle parole, purtroppo, erano il segno che aveva gi preso questa tragica decisione. Calvino era un simpatico giocherellone. Natalia Ginzburg passava interi pomeriggi con mia madre, parlando di cose di donne, con quella puntigliosit che poi ritroveremo in Lessico famigliare.

Un rimpianto?
Una delle mie canzoni preferite Non, je ne regrette rien di dith Piaf. No, non rimpiango niente.

La delusione pi forte?
Che sia stata contestata nei fatti la mia affermazione che, con la svolta, bisognava uscire, da sinistra, dalle rovine del cosiddetto socialismo reale. Il che ha condotto alla deriva pericolosa che tutti conosciamo.

Un desiderio?
Per la politica vorrei vedere rinascere una sinistra degna di questo nome. Diversa, perch diverso il mondo che ci circonda, ma che sappia ricollegare passato, presente e futuro uscendo fuori dall’eterno presente. E poi vorrei tanto partire a vela, come i grandi navigatori, dal monumento alle Scoperte, situato a Belm sulla riva del fiume Tago in Portogallo, per giungere in America sotto la Statua della Libert, come i nostri emigranti. Ma non ho pi l’et.

Un aneddoto per ciascuno di questi personaggi: Berlinguer, Berlusconi, Craxi, Moro, Andreotti? E sul suo arcinemico D’Alema? Si aspettava che finisse a fare lobbista, anche per aziende che operano nella Difesa?
Ho avuto tanti amici, ai quali dovrei chiedere il permesso per nominarli. E nessuno di questi personaggi merita di essere ridotto in un flash. Per quanto riguarda il lobbismo dei politici sono scandalizzato in generale. Perch indipendentemente dai risvolti giudiziari, ritengo inconcepibile che una persona che ha ottenuto notoriet e influenza grazie al voto di cittadini che li hanno votati, perch rappresentassero i loro interessi privati e questi valori, la usino invece per interessi privati e ultronei.

Immagino si riferisca a D’Alema…
(Occhetto rimane impassibile).

Ha paura della morte?
Francamente non mi fa piacere. Pi della morte temo la malattia invalidante, e uno Stato che mi impedisce di decidere della mia vita.

E dopo?
Invidio quelli che sanno cosa c’. Io la penso, aggiornando il suo pensiero, come Montaigne. Con la morte viene smagnetizzata la scheda della nostra memoria. Quindi non solo non ci siamo pi noi, ma come non ci fossimo mai stati: n noi, n l’universo che ci circonda. Ma l’assurdit dell’esistenza, di cui parlava Camus, ha un meraviglioso risvolto vitale che ci consente di essere, comunque, i piccoli mattoni di una vicenda tanto misteriosa quanto affascinante. Amo la vita.

A ottobre ha perso Malcolm, uno dei due suoi figli. Con che forza reagisce al dolore, alla morte, una persona come lei, che gi nei libri di storia?
Ecco, la morte di cui ho sempre avuto paura quella di un figlio. Purtroppo l’ho incontrata e mi ha detto: “Non vero, quanto dicono gli antichi, che quando ci sei tu non ci sono io e quando ci sono io non ci sei pi tu. Eccomi, sono qui davanti a te”. Ma per fortuna c’ ancora la mia memoria che tiene il mio Malcolm in vita. La sua gentilezza, la sua vitalit, le cavalcate su onde da paura che ci hanno fatto solcare i mari del nostro Mediterraneo, il suo starmi vicino, sempre un po’ pi a sinistra ma con rispetto. E poi i suoi furori, in cui ribolliva la parte di sangue somalo, contro il razzismo, ma anche contro ogni forma di razzismo alla rovescia. E tante altre cose ancora.

Quando lei ha annunciato la morte di suo figlio, via Facebook, ha ricevuto centinaia di migliaia di messaggi di vicinanza.
Sono rimasto colpito dal cordoglio generale. Ho pensato che questo forse il dolore universale che unisce tutti: la morte di un figlio. Malcolm era volato da suo fratello. Dopo aver abbandonato il cinema, con tanti anni passati negli Usa, si era messo a studiare ingegneria. E aveva deciso di andare a cercare un nuovo lavoro alle Canarie. L c’era gi suo fratello Massimiliano, che con la sua compagna ha aperto una libreria che sta avendo successo. Malcolm era partito il giorno prima delle elezioni. l’ultima volta che l’ho visto, ma sar sempre con noi.

7 gennaio 2023 (modifica il 7 gennaio 2023 | 07:59)

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