energia
di Fabio Savelli25 giu 2022
Un mix di interventi per il prossimo inverno con un’unica grande incognita: che Mosca decida di interrompere da ora le forniture di gas. È uno scenario improbabile, ma non impossibile: il Cremlino ha bisogno dei proventi dalla vendita di metano per finanziare la guerra in Ucraina. Se le azzerasse si priverebbe delle relative entrate. Dunque è plausibile che prosegua con l’attuale strategia: ridurre progressivamente i flussi all’Europa (e dunque all’Italia) annunciando problemi tecnici, veri o presunti, in modo da far alzare il prezzo sul mercato garantendosi gli stessi introiti con meno materia prima. La nostra stabilità energetica però è garantita, al netto dello scenario peggiore che porterebbe ad inevitabili razionamenti ai consumi domestici ed industriali.
La stella polare del governo è ora di riempire i depositi al 90% entro fine anno: c’è un lieve spostamento temporale perché il raggiungimento di questa soglia era inizialmente previsto per fine novembre. La tabella di marcia cambia perché la diversificazione delle forniture, scritta nei contratti firmati dall’Eni, prevede un afflusso di circa di 3 miliardi di metri cubi di gas dall’Algeria solo entro la fine del 2022 potenziando il transito dal punto di ingresso di Mazara del Vallo. E di altri 2.5 miliardi di metri cubi dall’Azerbaijan dal punto di ingresso di Melendugno. La quota di dipendenza dalla Russia è scesa al 25% (dal 40% circa dell’anno scorso), ha spiegato il premier Mario Draghi.
Però un quarto del nostro fabbisogno (circa 76 miliardi di metri cubi) significa quasi 19 miliardi di metri cubi. Meno del 2021, ma non pochissimi. Per questo il gestore Snam sta tempestivamente pompando i depositi ai ritmi di aprile quando gli operatori avevano smesso di comprare metano per i costi proibitivi. Ieri ha immesso negli stoccaggi 98 milioni di metri cubi, entro fine giugno arriverà ad immetterne 800 per mandato del ministero per la Transizione ecologica. È chiaro che non potrà continuare a farlo con questo ammontare: è un operatore infrastrutturale ed è una società quotata, seppur con una partecipazione di controllo della pubblica Cdp.
Da luglio però, registrano fonti, dovrebbe essere il Gse ad acquistarlo ove la domanda di mercato sia bassa. Per farlo servirà un decreto apposito perché gli acquisti del Gestore dei servizi energetici, società interamente controllata dal Tesoro, incidono direttamente sulla contabilità pubblica e all’appello mancano ancora quasi 4,5 miliardi di metri cubi che a questo prezzo significano oltre 5 miliardi di euro. Con una buona copertura sugli stoccaggi l’inverno 2023 è salvo ma sarà probabilmente necessario decidere il rientro al 100% della capacità di generazione elettrica delle sei centrali a carbone. Gli acquisti di materia prima stanno avvenendo in questi giorni, a prezzi più alti visto l’embargo deciso tra sei mesi nei confronti del prodotto russo: il coordinamento è stato affidato a Terna. L’Enel, che ne gestisce quattro, ha già comprato il dovuto.
Da questa manovra si risparmieranno altri 5 miliardi di metri cubi. Un altro miliardo arriverà dalla saturazione della capacità di rigassificazione dei tre terminal esistenti: Porto Viro, Livorno e Panigaglia. I contratti firmati con l’Egitto, il Qatar, il Congo servono soprattutto per i prossimi due-tre anni quando verranno installate due navi galleggianti da 5 miliardi di metri cubi l’una, comprate da Snam. Una verrebbe ubicata a Piombino, dove un comitato già si oppone facendo inalberare il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, ora che «siamo in una situazione di pericolo, anche di razionamento». Nel mentre l’obiettivo è di ridurre leggermente il fabbisogno. Ci sarebbero 3 miliardi di metri cubi da poter tagliare incidendo su alcune grandi utenze industriali. Potrebbero essere interrotte su base volontaria, riconoscendo un incentivo economico alle aziende.
Altri 4 miliardi sarebbero sacrificabili incidendo sulla domanda privata di case ed uffici ma gli ultimi dati di Terna sui consumi di maggio segnalano che stanno aumentando. Il prezzo alto delle bollette per i 18 milioni di utenze in regime di prezzo amministrato dallo Stato dovrebbero portare ad una riduzione dei consumi. Dipenderà dal conto che pagheranno le famiglie nei prossimi tre mesi visto l’attuale prezzo del gas a cui sono agganciate le tariffe che l’Arera comunicherà il 1 luglio.
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, 2022-06-25 22:26:00, L’ipotesi che il Gse entri in campo da luglio per riempire gli stoccaggi: mancano 4,5 miliardi di metri cubi per almeno 5 miliardi di euro di spesa. Possibili incentivi alle grandi utenze industriali per risparmiare sui consumi, Fabio Savelli