La nota 15184 dell’8 febbraio del 2023 del Ministro Valditara con oggetto “Episodi di violenza nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico” interviene, con grande determinazione, sui recenti, allarmanti aumenti di episodi di violenza nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico posti in essere all’interno delle scuole, anche nel corso delle lezioni.
Il ministro Giuseppe Valditara ha ritenuto, opportunamente, diramare alcune importanti indicazioni sulle quali entreremo nel merito solo dopo avere analizzato il fenomeno diffuso, con ancora più evidenza, negli altri Paesi occidentali. Sono, infatti, molti gli insegnanti che affermano che, non è raro, che siano oggetto di aggressione fisica o, più frequentemente, dobbiamo dire, di attacco verbale da parte di uno studente o di un genitore. Tali attacchi e tali aggressioni risultano in aumento e potrebbe essere associati, non è del tutto escluso, a sfide legate al ritorno all’apprendimento di persona dopo lunghi periodi di istruzione a distanza o mista. Molti docenti ritengono e si lamentano del fatto che alcuni (per fortuna pochissimi) studenti e, assai più spesso, alcuni genitori abbiano perso la capacità di interagire con altre persone in classe e fuori di essa in maniera “civile” e, dunque, pacifica. Alcuni DS e con essi alcuni docenti ritengono che il comportamento di studenti e genitori sia peggiorato, in questi ultimi tre anni, più di quanto non abbiano mai sperimentato nella loro carriera.
La gestione del comportamento
Alcuni docenti (e una buona parte del personale ATA) hanno anche notato che la gestione del comportamento degli studenti è difficile perché gli studenti spesso non affrontano conseguenze (in alcuni casi proprio in famiglia) dopo aver anche aggredito fisicamente o minacciato un membro del personale scolastico. Una sorta di impunità talvolta garantita dalla famiglia che anziché deplorare il comportamento del figlio cerca e, talvolta, trova delle “scusanti” e degli ideali colpevoli. Altri docenti menzionano la circostanza di dover affrontare comportamenti irrispettosi o minacce da parte dei genitori.
Cosa è la violenza sul posto di lavoro?
La violenza sul posto di lavoro è da rappresentare e considerare alla stregua di qualsiasi altro incidente in cui una persona subisce abusi, minacce o aggressioni in circostanze relative al proprio lavoro. Tale violenza, come già accennato, può includere abusi verbali o minacce, nonché attacchi fisici. Le statistiche mostrano anche che i professionisti dell’insegnamento e dell’istruzione hanno un tasso di violenza sul lavoro superiore alla media. Ciò è dovuto proprio alla tipologia di approccio molto intimo che i docenti hanno, costantemente, con genitori e alunni. Un rapporto costate, giornaliero, fatto quasi sempre di processi valutativi; processi che, proprio per questo, innescano motivi di malcontento derivante da attese non soddisfatte.
La normativa italiana e il ministro Valditara
Giuseppe Valditara, ministro attento dell’Istruzione e del Merito, nella citata nota 15184 dell’8 febbraio del 2023 afferma che “va rammentato che tali episodi costituiscono atti illeciti intollerabili, suscettibili di provocare danni fisici e psicologici alle vittime, ledendo l’autorità e l’autorevolezza dei docenti, nonché la dignità di tutto il personale e compromettendo seriamente la qualità dei servizi, con pregiudizio del fondamentale diritto allo studio”. Un’analisi attenta e una presa di posizione davvero attesa dai docenti della scuola italiana, quella del ministro on. Valditara. Ma perché e cosa servirebbe alla scuola italiana?
Salute e sicurezza: deve interessare anche questa sfera
Tutti i dipendenti della scuola, nessuno escluso, dal DS al collaboratore scolastico, hanno la responsabilità di cooperare con il datore di lavoro e di applicare, in maniera pedissequa, le istruzioni in materia di salute e di sicurezza. Oltre quelle che sono le normali procedure a cui siamo abituati in caso di terremoto o incendio. Parliamo d’altro, insomma. È necessario, inutile ribadirlo, porre in essere ogni accorgimento per prevenire le aggressioni e valutare costantemente il rischio in ogni azione che si pone in essere. Il datore di lavoro deve condurre regolari e adeguate valutazioni del rischio in relazione alle aggressioni, anche quelle verbali, ai propri dipendenti. La valutazione del rischio dovrebbe essere sottoposta a revisione periodica e aggiornata se necessario. Ma in Italia tale rischio non è affatto tra quelli classificati e da prevenire.
Cosa dovrebbe prevedere la valutazione del rischio
La procedura di valutazione del rischio dovrebbe prevedere:
stabilire il rischio di violenza e aggressione ai dipendenti
considerare il rischio di stress e/o traumi secondari che derivano dal lavorare nella paura della violenza e dell’aggressione
adottare misure per rimuovere questi rischi
laddove la rimozione del rischio non sia possibile, ridurre il rischio mediante eventuali modifiche necessarie nelle pratiche di lavoro o introducendo adeguate misure di protezione e supporto.
Non siamo negli Stati Uniti…ma, in alcune realtà, poco ci manca
Le misure di controllo adottate, per esempio, negli Stati Uniti, per ridurre il rischio di violenza e aggressione può includere, la fornitura di allarmi per il personale; revisione delle procedure di lavoro isolato e/o di emergenza e modifiche all’ambiente di lavoro, come il miglioramento dell’illuminazione (specie nei turni pomeridiani o quando si partecipa a interminabili riunioni pomeridiane) o della disposizione dei locali.
La valutazione del rischio comportamentale non previsto in Italia
Quando il comportamento di un singolo alunno presenti un rischio dimostrabile e continuo per la salute, la sicurezza e il benessere di altri membri della comunità scolastica (alunni, docenti, personale ATA e lo stesso DS) e l’attuazione della politica del comportamento degli alunni della scuola abbia avuto scarso o nessun effetto (percorsi da definire all’interno di appositi PDP e di apposite strategie definite all’interno dei Consigli di Classe), dovrebbe essere effettuata, come accade nel mondo anglosassone e maggiormente in alcuni stati degli USA, una valutazione del rischio comportamentale individuale considerato.
Quali incidenti considerare per valutare il rischio comportamentale?
Gli incidenti che si tradurranno in una valutazione del rischio comportamentale dell’alunno dovrebbero, ad esempio, includere, ma non essere, comunque, limitati solo ad essi, a:
un alunno che compie – o minaccia di compiere – qualsiasi forma di violenza fisica o sessuale, sia all’interno che all’esterno della scuola;
si scopre che un allievo porta un’arma o minaccia di portare un’arma a scuola, come un coltello, una pistola;
un alunno che danneggia con forza e violenza arredi della scuola;
un alunno che, su riferimento di compagni, abbia postato minacce sui social.
Il rischio temuto va comunicato
Il datore di lavoro deve, comunque, sempre e costantemente, informare tutti i dipendenti dell’esito della valutazione del rischio (comprese eventuali valutazioni del rischio comportamentali degli alunni pertinenti) e assicurarsi che tali informazioni siano comunicate anche ai nuovi membri del personale, compresi gli insegnanti supplenti che potrebbero diventare vittima, all0insaputa, del comportamento di un alunno (ma anche dei genitori). Il DS dovrebbe raccogliere anche informazioni sulle cause della violenza nelle scuole e utilizzare queste informazioni per informare il processo di valutazione e prevenzione del rischio. Questo processo può comportare l’impegno con organismi esterni e attraverso un’apposita formazione, attraverso assemblee, degli alunni oltre che dei lavoratori. E, infine, come richiede il ministro on. Giuseppe Valditara, il DS deve “segnalare tempestivamente siffatti illeciti al competente Ufficio scolastico regionale, che, vagliata la segnalazione, la inoltrerà a questo Ministero per il possibile seguito nei riguardi dell’Avvocatura”.
Modulo di segnalazione di violenza e abuso sul lavoro subito da un dipendente dell’Istituto
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