Aiutare gli adolescenti   affamati d’amore

Aiutare gli adolescenti   affamati d’amore

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MERCOLEDÌ 20 LUGLIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

Fiorenza Sarzanini ha scritto un gran libro («Affamati d’amore», Solferino). Parlare di disturbi alimentari e psicologici tra i giovani è oggi sempre più necessario ma al contempo difficile, visti i tabù della nostra società. È per questo che il libro merita di essere portato nelle nostre scuole. Dobbiamo ritrovare la capacità umana, a partire dalle nuove generazioni, di stupirci e di entrare in empatia con gli altri, facendoli sentire meno soli e più amati.

Flavio Maria Coticoni

Caro Flavio Maria,

Sono d’accordo con lei: «Affamati d’amore» è un gran libro. Fiorenza Sarzanini confida al lettore la propria storia, in cui i disturbi alimentari sono collegati alla grande passione della sua vita, quella per il giornalismo, ereditata dal padre Mario, vero coprotagonista dell’opera. Il giornalismo in effetti è un mestiere ansiogeno, anche perché si fa tutti i giorni, spesso senza mai staccare davvero; anche se resta un mestiere bellissimo, proprio perché coincide con la vita. È ancora più grande la responsabilità del medico che può salvare o perdere un paziente, o del piccolo imprenditore che difende la propria azienda in un Paese fortemente burocratizzato e culturalmente ostile all’impresa e al lavoro come l’Italia, in cui il contribuente onesto è tassato oltre il 50% come in Scandinavia mentre i veri ricchi stanno a Montecarlo o in Svizzera. Ma la lezione del libro della Sarzanini è che l’anoressia o la bulimia non sono collegati tanto allo stress da lavoro, quanto alla propria personalità; a quello che si è, e al divario rispetto a quel che si vorrebbe essere, o si sente di dover essere. Questo spiega perché i disturbi alimentari colpiscano sovente gli adolescenti. Lo psicologo è fondamentale; ma non basta. Serve anche un’educazione alimentare. Per secoli, i ricchi sono stati grassi, e i poveri magri. Era così ancora nell’Italia dei nostri nonni e dei nostri padri. Oggi accade il contrario: prima in America, e ora anche in Europa, vediamo sempre più poveri grassi e sempre più ricchi magri. I ricchi hanno il personal trainer e i sushi-bar; i poveri hanno i locali «all you can eat» e le megaconfezioni di bibite e cibo degli hard discount, piene di coloranti e conservanti, troppo zuccherate e/o troppo salate. In ogni caso, quando nel cibo o nella privazione del cibo cerchiamo una compensazione a quel che ci manca nella vita reale — serenità, consapevolezza di noi stessi, conoscenza, amore —, allora vuol dire che qualcosa non va.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Soverato, le nostre notti distrutte dall’inciviltà»

Musica assordante, movida selvaggia: è la notte di Soverato (Catanzaro), fracassona e insultante che entra nelle nostre case. Ogni estate lo stesso copione, neanche questa non è stata risparmiata. Abbiamo registrato un audio, ci siamo detti «chi lo ascolterà può capire». Ma in realtà alla fine siamo noi, sfortunati residenti in una zona di locali, prigionieri di insolenza e inciviltà. E siamo soli. Il sindaco, possiamo dire «supplicato» di porre un minimo rimedio, nicchia, tentenna, rimanda. Promette ordinanze ma non agisce. Il vicesindaco, anche lui «implorato», sorride comprensivo sotto i baffetti, mostra di capire, annuisce solenne, ma altrettanto solennemente non si fa parte attiva per un minimo intervento che tuteli noi cittadini stremati. Io ci rimetto in salute e ho la vita rovinata. Attendo tutto il giorno nel panico che mi piombi la notte addosso. Sono in permanente stato d’ansia, nel disagio totale e in impotente disperazione. Sento che la prepotenza mi schiaccia senza scampo ma non ho armi per difendermi, devo soltanto subire. No, non prego che gli Inferi li inghiottano, né che un karma giusto restituisca loro quello che state facendo patire a me. Non auguro il male a nessuno, non odio, non scateno il cielo contro nessuno. Lascio la mia testimonianza, semplicemente, qui e ora. È la notte di Soverato, mentre scrivo sono le 4 del mattino. Della mia impotente disperazione qualcuno è certamente e scelleratamente responsabile.

Lucia Talarico Soverato (Catanzaro)

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-07-20 05:07:00,

MERCOLEDÌ 20 LUGLIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

Fiorenza Sarzanini ha scritto un gran libro («Affamati d’amore», Solferino). Parlare di disturbi alimentari e psicologici tra i giovani è oggi sempre più necessario ma al contempo difficile, visti i tabù della nostra società. È per questo che il libro merita di essere portato nelle nostre scuole. Dobbiamo ritrovare la capacità umana, a partire dalle nuove generazioni, di stupirci e di entrare in empatia con gli altri, facendoli sentire meno soli e più amati.

Flavio Maria Coticoni

Caro Flavio Maria,

Sono d’accordo con lei: «Affamati d’amore» è un gran libro. Fiorenza Sarzanini confida al lettore la propria storia, in cui i disturbi alimentari sono collegati alla grande passione della sua vita, quella per il giornalismo, ereditata dal padre Mario, vero coprotagonista dell’opera. Il giornalismo in effetti è un mestiere ansiogeno, anche perché si fa tutti i giorni, spesso senza mai staccare davvero; anche se resta un mestiere bellissimo, proprio perché coincide con la vita. È ancora più grande la responsabilità del medico che può salvare o perdere un paziente, o del piccolo imprenditore che difende la propria azienda in un Paese fortemente burocratizzato e culturalmente ostile all’impresa e al lavoro come l’Italia, in cui il contribuente onesto è tassato oltre il 50% come in Scandinavia mentre i veri ricchi stanno a Montecarlo o in Svizzera. Ma la lezione del libro della Sarzanini è che l’anoressia o la bulimia non sono collegati tanto allo stress da lavoro, quanto alla propria personalità; a quello che si è, e al divario rispetto a quel che si vorrebbe essere, o si sente di dover essere. Questo spiega perché i disturbi alimentari colpiscano sovente gli adolescenti. Lo psicologo è fondamentale; ma non basta. Serve anche un’educazione alimentare. Per secoli, i ricchi sono stati grassi, e i poveri magri. Era così ancora nell’Italia dei nostri nonni e dei nostri padri. Oggi accade il contrario: prima in America, e ora anche in Europa, vediamo sempre più poveri grassi e sempre più ricchi magri. I ricchi hanno il personal trainer e i sushi-bar; i poveri hanno i locali «all you can eat» e le megaconfezioni di bibite e cibo degli hard discount, piene di coloranti e conservanti, troppo zuccherate e/o troppo salate. In ogni caso, quando nel cibo o nella privazione del cibo cerchiamo una compensazione a quel che ci manca nella vita reale — serenità, consapevolezza di noi stessi, conoscenza, amore —, allora vuol dire che qualcosa non va.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Soverato, le nostre notti distrutte dall’inciviltà»

Musica assordante, movida selvaggia: è la notte di Soverato (Catanzaro), fracassona e insultante che entra nelle nostre case. Ogni estate lo stesso copione, neanche questa non è stata risparmiata. Abbiamo registrato un audio, ci siamo detti «chi lo ascolterà può capire». Ma in realtà alla fine siamo noi, sfortunati residenti in una zona di locali, prigionieri di insolenza e inciviltà. E siamo soli. Il sindaco, possiamo dire «supplicato» di porre un minimo rimedio, nicchia, tentenna, rimanda. Promette ordinanze ma non agisce. Il vicesindaco, anche lui «implorato», sorride comprensivo sotto i baffetti, mostra di capire, annuisce solenne, ma altrettanto solennemente non si fa parte attiva per un minimo intervento che tuteli noi cittadini stremati. Io ci rimetto in salute e ho la vita rovinata. Attendo tutto il giorno nel panico che mi piombi la notte addosso. Sono in permanente stato d’ansia, nel disagio totale e in impotente disperazione. Sento che la prepotenza mi schiaccia senza scampo ma non ho armi per difendermi, devo soltanto subire. No, non prego che gli Inferi li inghiottano, né che un karma giusto restituisca loro quello che state facendo patire a me. Non auguro il male a nessuno, non odio, non scateno il cielo contro nessuno. Lascio la mia testimonianza, semplicemente, qui e ora. È la notte di Soverato, mentre scrivo sono le 4 del mattino. Della mia impotente disperazione qualcuno è certamente e scelleratamente responsabile.

Lucia Talarico Soverato (Catanzaro)

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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