Alberto Bonanni pestato a morte nel 2011, quattro condannati a 14 anni per omicidio volontario

Alberto Bonanni pestato a morte nel 2011, quattro condannati a 14 anni per omicidio volontario

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di Giulio De Santis

Nei confronti di Carmine D’Alise, Christian Perozzi, Massimiliano Di Perna e Gaetano Brian Bottigliero era già stata pronunciata una sentenza definitiva a 9 anni di carcere per tentato omicidio quando la vittima era ancora viva

L’eco del pestaggio in cui ha perso la vita Alberto Bonanni, musicista con l’amore per la chitarra, non smette di fare rumore a distanza di oltre undici anni dalla notte della tragedia. Oggi sono stati condannati a quattordici anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario Carmine D’Alise, 31 anni, Christian Perozzi, 30 anni, Massimiliano Di Perna e Gaetano Brian Bottigliero, 30 anni, i responsabili dei pugni e dei calci dati al musicista la notte del 27 giugno del 2011 al rione Monti. Un pestaggio brutale: Alberto è stato picchiato anche quando ormai era per terra immobile. La sentenza è uno dei tanti dolorosi capitoli di questo dramma insensato.

Non è la prima volta che i quattro imputati vengono condannati per quanto accaduto undici anni fa. Nei loro confronti è già stata pronunciata una sentenza a nove anni di carcere divenuta definitiva, ma per tentato omicidio. Un verdetto imposto dal fatto che il primo processo si è tenuto con Alberto ancora vivo, seppure tenuto in vita in modo artificiale perché caduto in coma irreversibile dopo le botte. Alberto è spirato il 6 dicembre del 2014. Tre anni dopo il pestaggio. A quel punto, l’accusa di tentato omicidio è stato necessario riconfigurarla. La morte di Alberto ha imposto alla procura di contestare ai quattro responsabili l’omicidio volontario. Gli imputati hanno già trascorso in carcere diversi anni proprio per la prima sentenza. Bottigliero, in particolare, ha perso un rene durante la detenzione. Ora, tutti dovranno tornare dietro le sbarre, quando questo nuovo processo giungerà a conclusione con una sentenza in Cassazione.

«È un calvario senza fine per i genitori e la sorella di Alberto. È stato un pestaggio inaccettabile nella sua brutalità» dice l’avvocato Gaetano Scalise, che ha seguito fin dal primo giorno la famiglia Bonanni. Ma ora un passo indietro, a quella notte di insensata violenza. Un gruppo di ragazzi scherza mentre passeggia tra i vicoli del rione Monti. Tra loro c’è anche Alberto. Le risate arrivano fin dentro casa di Massimiliano Di Perna, un pittore, noto nel rione. Di Perna si affaccia alla finestra, intima il gruppo di smetterla. I giovani, però, continuano a ridere. A quel punto si scatena la furia cieca del pittore. Di Perna scende con un bastone in mano e comincia a colpire chiunque gli capiti accanto. In pochi istanti, sotto casa del pittore, arrivano D’Alise e Perozzi, seguiti a qualche minuto di distanza da Bottigliero. I quattro si accaniscono su Alberto, senza alcuna ragione particolare. Semplicemente in quel momento è il più indifeso. Pugni, schiaffi, calci.

Uno dei quattro, Bottigliero, colpisce Alberto persino con un casco sulla testa. Arrivano le forze dell’ordine e un’ambulanza. Alberto si alza da terra. Sembra stare bene. Trasportato in ospedale, cadrà in coma. I medici scopriranno che ha un tumore, ignorato dal musicista. Da quel momento Bonanni non ha più riaperto gli occhi. Le conseguenze del pestaggio accompagnano da allora i responsabili della tragedia.

7 novembre 2022 (modifica il 7 novembre 2022 | 20:37)

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, 2022-11-07 19:37:00, Nei confronti di Carmine D’Alise, Christian Perozzi, Massimiliano Di Perna e Gaetano Brian Bottigliero era già stata pronunciata una sentenza definitiva a 9 anni di carcere per tentato omicidio quando la vittima era ancora viva, Giulio De Santis

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