La mamma di Diana, la bimba morta a Ponte Lambro (Milano), parla al gip, che convalida il fermo: «La morte della bimba non era il suo scopo, ma l’ha voluto». La 36enne: «Ho ritenuto cruciale non interrompere i giorni in cui ero con il mio compagno»
Resta in carcere Alessia Pifferi, la madre accusata dell’omicidio della figlia di quasi un anno e mezzo abbandonata per sei giorni in casa.
Lo ha deciso il gip di Milano, Fabrizio Filice, che ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare. Rispetto alla richiesta del pm Francesco De Tommasi il giudice ha escluso l’aggravante della premeditazione riconoscendo alla donna solo quella dei futili motivi.
Pifferi però, scrive il Gip, non si è limitata a prevedere e accettare «il rischio» che la piccola morisse ma, «pur non perseguendolo come suo scopo finale, alternativamente» lo ha voluto, come è risultato anche da varie dichiarazioni del suo interrogatorio, tra cui, come sintetizza il gip Filice, anche riferimenti alla «paura» e «all’orgoglio di non chiedere aiuto alla sorella». Sorella che avrebbe potuto «in qualsiasi momento andare nel suo appartamento a soccorrere la figlia».
Il Gip affronta anche il nodo della relazione tra la donna e l’attuale compagno, nei confronti del quale aveva «una forma di dipendenza psicologica» che «l’ha indotta ad «anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell’inflizione di enormi sofferenze» alla bimba.
«Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il compagno, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire», ha dichiarato la donna, secondo quanto si legge nell’ordinanza. «È per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire».
La donna — secondo il Gip — è «incline alla mistificazione e alla strumentalizzazione degli affetti» e non ha «rispetto per la vita umana».
Nell’ordinanza, il Gip riporta anche alcune frasi pronunciate dalla donna durante l’interrogatorio.
«Dopo la discussione» con il compagno, «all’inizio lui ha detto che mi avrebbe riaccompagnata a casa. Poi però ho visto che mi prendeva la mano e che si dirigeva verso Leffe (vicino a Bergamo, dove l’uomo vive, ndr), lì ho capito che saremmo tornati a casa sua e non ho detto niente».
«A questo punto io avevo paura che la bambina potesse morire, ma dall’altra avevo anche paura sia della reazione, del giudizio negativo di mia sorella, sia della reazione del mio compagno. Se ora ci ripenso la mia percezione è che quelle due paure avessero pari forza senza che una prevalesse sull’altra».
«A partire dalla domenica, quando cominciavano a passare più giorni del solito, ho cominciato ad avere concretamente paura che la bambina morisse, ma comunque mi auguravo che non succedesse. Questo augurio nella mia mente un po’ era una specie di speranza, un po’ era il pensiero che magari le cose che le avevo lasciato le bastassero».
Articolo in aggiornamento…
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23 luglio 2022 (modifica il 23 luglio 2022 | 15:42)
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, 2022-07-23 13:26:00, La mamma della bambina morta a Milano di stenti parla al gip, che convalida il fermo: «La morte della bimba non era il suo scopo, ma l’ha voluto». La 36enne: «Ho ritenuto cruciale non interrompere i giorni in cui ero con il mio compagno», Redazione Milano