Alessia Pifferi, rintracciato e sentito l’uomo che lasciò il sedativo alla mamma di Diana

Alessia Pifferi, rintracciato e sentito l’uomo che lasciò il sedativo alla mamma di Diana

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di Pierpaolo Lio

Sono l’autopsia, in corso le analisi sul biberon per accertare l’eventuale presenza di benzodiazepine. I legali della mamma Alessia Pifferi hanno chiesto a due esperti una consulenza «neuroscientifica e psichiatrica»

È morta di stenti, Diana. Disidratata e affamata, chiusa in quei 50 metri quadrati accaldati al primo piano di una casa di corte in via Parea a Ponte Lambro, Milano. Distesa sul lettino, con addosso una canottierina gialla con i fenicotteri. È là dove la madre, Alessia Pifferi, l’ha abbandonata per sei interminabili giorni . Quando mercoledì scorso è infine rientrata, la piccola era già deceduta da un giorno.

I primi esami dell’autopsia disposta sul corpo della piccola di 18 mesi non hanno per ora cambiato lo scenario ricostruito dagli uomini della squadra mobile, guidati da Marco Calì e coordinati dal pm Francesco De Tommasi. Serviranno però altri approfondimenti, tossicologici e sui tessuti, per individuare la causa esatta della morte di Diana. E serviranno le analisi su quel biberon lasciato dalla madre nella culla, prima di chiudere dietro di sé la porta dell’appartamento, e ritrovato una settimana dopo a terra, fuori dal lettino, con solo un velo di latte. Il contenuto sarà studiato nelle prossime ore dalla polizia scientifica, a caccia dell’eventuale presenza di quelle benzodiazepine che potrebbero spiegare come mai nessuno, in quella palazzina alle spalle del Monzino, abbia sentito piangere Diana durante l’assenza della madre. E che potrebbero portare ad aggravare il capo di imputazione (omicidio volontario «nell’ipotesi dell’omissione») con il «dolo pieno» e la premeditazione. In cucina la donna 36enne aveva segnalato ai soccorritori la presenza di un flacone di «En», un sedativo, vuoto per tre quarti, su cui si indagherà per confermare che la sostanza rimasta sia davvero il potente tranquillante. Lei aveva detto che a lasciarglielo era stato un uomo con cui aveva avuto in passato una breve relazione, versione confermata dal diretto interessato, rintracciato e sentito ieri dagli investigatori. L’aveva lasciato là, è vero, ma non ricorda quanto sedativo fosse rimasto.

I risultati parziali dell’autopsia svolta ieri all’Istituto di medicina legale dal dottor Andrea Gentilomo hanno intanto certificato che non c’è alcuna «causa evidente» per la morte della bambina. Nessun segno di violenze, percosse o traumi. E nemmeno organi deteriorati che possano averne causato il decesso. Risposte più dettagliate li restituiranno fra alcune settimane gli esiti degli accertamenti, compreso il responso degli esami radiologici disposti in via precauzionale per verificare che non vi siano lesioni interne e per accertare che i ripetuti abbandoni non abbiano compromesso lo sviluppo della piccola.

La prima ipotesi aveva fissato il momento del decesso attorno alle 24 ore precedenti al ritrovamento del corpo. Su questo per ora non sono arrivate conferme: il caldo potrebbe aver alterato alcuni parametri, motivo per cui l’equipe medica non s’è ancora sbilanciata. Quel che è certo è che nello stomaco della bimba non c’era altro che latte. Nessuna traccia di cibi solidi. Quel giovedì mattina, 14 luglio, prima di restare sola con un biberon, Diana aveva infatti bevuto «il latte e il the», come messo a verbale dalla donna: «A pranzo non ha mangiato perché dormiva». In quelle ore, mentre la piccola riposava, la 36enne aveva preparato i suoi due trolley in attesa dell’autista che l’avrebbe portata, sola, dal suo compagno, a Leffe (Bergamo), fino al mercoledì della settimana successiva.

I nuovi legali della donna, gli avvocati Luca D’Auria e Solange Marchignoli, hanno affidato una consulenza «neuroscientifica e psichiatrica» sulla loro cliente ai professori Giuseppe Sartori e Pietro Pietrini, per «capire il percorso mentale che ha potuto portare a un fatto così tragico».

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27 luglio 2022 (modifica il 27 luglio 2022 | 08:57)

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, 2022-07-27 13:38:00, Sono l’autopsia, in corso le analisi sul biberon per accertare l’eventuale presenza di benzodiazepine. I legali della mamma Alessia Pifferi hanno chiesto a due esperti una consulenza «neuroscientifica e psichiatrica», Pierpaolo Lio

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