Alessia Piperno su Instagram: «Ho visto, subìto, e sentito cose che non dimenticherò mai»

Alessia Piperno su Instagram: «Ho visto, subìto, e sentito cose che non dimenticherò mai»

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di Laura Martellini

La travel blogger rompe il silenzio con un lungo post in cui racconta la durezza del carcere di Evin in cui è stata detenuta: «Lunedì la doccia, martedì 5 minuti d’aria. E urla senza interruzione»

Cartoline dall’inferno. Alessia Piperno torna a fare la travel blogger, scrivendo le sue impressioni di viaggio in un post dopo la detenzione per 45 giorni in Iran e il rientro il 10 novembre scorso dai suoi familiari, a Roma. Persa la spensieratezza dei primi viaggi carichi di colori e di affreschi accattivanti, ora a prevalere sono il dolore e l’amarezza.

«Nei primi giorni di settembre andai a visitare per la prima volta nella mia vita una prigione a Teheran — racconta Alessia su Instagram, accompagnando il messaggio, quasi a contrasto, con una foto in cui si riflettono sul suo viso i riflessi di vetrate colorate, indosso una tunica fiorata con cappuccio —. Si trattava del carcere di Ebrat, ormai diventato museo, ma che una volta era utilizzato dalla polizia segreta Savak, per torturare i detenuti. Rimasi tra quelle mura per diverse ore, cercando di immaginare la paura che si viveva all’interno di quelle celle». E poi: «”Le urla dei prigionieri si sentivano per tutta la prigione”: così mi raccontò la mia guida. In qualche modo sembrava come se quelle grida fossero ancora scolpite nei muri e che viaggiassero tra quei corridoi. “Esistono ancora prigioni così in Iran?” domandai alla mia guida. Lui sospirò: “Purtroppo sì, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran”. Sentii i brividi corrermi su tutto il corpo, senza lontanamente immaginare che ventuno giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione».

La trentenne romana che finora aveva preferito il silenzio apre la porta per la prima volta su ricordi dolorosissimi: «Non avevamo fatto nulla per meritarci di essere rinchiusi tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita. Ho visto, subìto, e sentito cose che non dimenticherò mai, e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo iraniano. Al tempo, non avevo partecipato alle proteste, perché ci era stato sconsigliato, e il rumore degli spari mi metteva paura. Adesso è diverso. Sono a casa, tra la mia famiglia e i miei amici, libera sì, ma fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché in quell’angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani, e il mio amico Louis».

Una confessione ad ampio raggio, che smentisce l’iniziale rassicurazione a tutti, «è stata dura ma non mi hanno maltrattata»: «Sono tornata a una vita normale — prosegue —: esco, a volte rido, faccio progetti per il mio futuro, e dormo in un letto. Oggi è lunedì, oggi in prigione si fa la doccia. Domani è martedì, ci sono i 5 minuti d’aria. La mia mente ora vive un po’ così, tra sorrisi, in un letto soffice, un piatto di pasta, e tra mura bianche dove le urla non cessano mai e dove l’aria si respira per cinque minuti, due volte a settimana».

Seguono commenti di persone comuni che alla felicità per il ritorno a casa di Alessia accompagnano l’invito a raccontare ancora di più, dell’orrore. Perché tutti sappiano.

29 novembre 2022 (modifica il 29 novembre 2022 | 09:46)

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, 2022-11-29 08:23:00, La travel blogger rompe il silenzio con un lungo post in cui racconta la durezza del carcere di Evin in cui è stata detenuta: «Lunedì la doccia, martedì 5 minuti d’aria. E urla senza interruzione» , Laura Martellini

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