di Giulia Mietta
Il 112 non era intervenuto dopo l’allarme del padre. Aperto un fascicolo per omissione di atti d’ufficio
«Lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Se non trovo i soldi sul conto tra 5 minuti, lo sai dove ca… sono?». Si chiude così l’ultima, delirante, telefonata fatta da Alberto Scagni, 42 anni, a suo padre. È il primo maggio scorso. Qualche ora dopo Alberto andrà sotto casa di sua sorella Alice, 34 anni, madre di un bambino di un anno, la convincerà a scendere in strada e la ucciderà colpendola con diciassette coltellate.
La richiesta di aiuto ignorata
Ma tra quella telefonata e il delitto c’è un’altra chiamata «chiave»: quella fatta dai genitori di Alice e Alberto al 112, per chiedere di intervenire, di bloccare la follia del figlio prima che sia troppo tardi. La risposta che avranno — hanno raccontato più volte — è stata il silenzio. Se non addirittura lo scherno: «Signo’, non famola tragica», una delle frasi rimbalzate dal centralino.
La diffusione della chiamata sui social
Sono mesi che la famiglia Scagni chiede che la Procura diffonda le telefonate con le richieste di aiuto alle forze dell’ordine. Ed è anche per questo che la signora Antonella Zarri, madre di Alice, ha deciso di pubblicare sul profilo social «Giustizia per due figli rubati, Alice e Alberto» l’audio di questa telefonata. L’ultima. «Oh Allora — urla Aberto —. I soldi per mangiare, io sono un uomo a differenza di 7 miliardi di persone che stanno sulla terra e respirano l’aria che respiro io e mi fa schifo pensare che respiro la stessa aria». E poi insulti personali e imprecazioni. Fino a minacciare l’inimmaginabile. Anzi no. «Una tragedia annunciata, in un crescendo durato almeno dieci giorni di pesanti indizi di una follia che stava raggiungendo l’apice in mio figlio. Eppure, nonostante tutte le segnalazioni, abbiamo visto solo inerzia, mancanza di supporto, nessuna azione preventiva per fermarlo», dice Antonella Zarri.
L’avvocato dei casi Cucchi e Aldrovandi
Assistiti da Fabio Anselmo, l’avvocato dei casi Cucchi e Aldrovandi, i genitori della vittima e del carnefice non vogliono che siano tralasciate le eventuali responsabilità di forze dell’ordine, igiene mentale e altre istituzioni. Sul delitto sono aperti due fascicoli, uno per omicidio volontario, l’altro per omissione di atti d’ufficio proprio per capire se ci furono sottovalutazioni. Quanto alla scelta della Procura di non diffondere gli audio, questa ha più volte detto che, conclusa la fase di incidente probatorio, i file saranno resi noti e che non esiste pregiudizio nella conduzione delle indagini. Ma ad Antonella Zarri questa rassicurazione non basta. «Il giorno in cui Alice è morta ci è stato detto che non c’era neppure una volante disponibile, ma poi c’erano 30 uomini in divisa schierati attorno al suo corpo senza vita, quando tutto era ormai compiuto».
Tempi di intervento troppo lenti
Dalla questura è stato riferito che nei confronti di Alberto Scagni non c’erano denunce ed è anche per questo che non sono scattati provvedimenti come un divieto di avvicinarsi a sua sorella. Anche la sanità pubblica si era mossa con tempi troppo lenti rispetto al precipitare delle condizioni di Alberto: la visita presso l’igiene mentale era stata fissata per il giorno dopo l’omicidio. Il dolore di Antonella, intenzionata a fare più rumore possibile, è quello di chi ha perso una figlia, ma anche un figlio. «Alberto è e sarà per sempre mio figlio, io e suo padre abbiamo assistito impotenti e soli alla sopraffazione della sua malattia, lui e Alice si volevano bene». Nei prossimi giorni è atteso il risultato della perizia psichiatrica sull’omicida, che ora è in carcere.
26 agosto 2022 (modifica il 26 agosto 2022 | 22:52)
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, 2022-08-26 21:06:00, Il 112 non era intervenuto dopo l’allarme del padre. Aperto un fascicolo per omissione di atti d’ufficio, Giulia Mietta