All’Onu tutti contro tutti  in ogni continente

All’Onu tutti contro tutti  in ogni continente

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Caro Aldo,

vorrei conoscere il suo parere sulla latitanza dell’Onu nella guerra in Ucraina. È bloccata dal Consiglio di Sicurezza, con Cina e Russia contrarie a qualsiasi iniziativa, oppure è proprio obsoleta la sua struttura?

Carlo Zetti

Caro Carlo,

Proprio ieri l’Onu ha battuto un colpo, escludendo la Russia dal Consiglio per i diritti umani. Detto questo, le Nazioni Unite rispecchiano il mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale. Non a caso tre dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono europei: Francia, Regno Unito e appunto Russia. È evidente che il mondo non è più quello. Logica vorrebbe che uno dei cinque seggi andasse all’Unione europea; ma i francesi non rinunceranno mai al loro. Tutti i tentativi di riforma sono stati finora bloccati; e tra i più attivi a bloccarli siamo stati noi italiani, per evitare che l’allargamento del Consiglio includesse Berlino, lasciando fuori Roma. Ma il problema si ripropone in ogni continente. Argentini e messicani non sarebbero entusiasti se entrasse solo il Brasile. L’Egitto ha più di cento milioni di abitanti, la Nigeria oltre duecento; non vedrebbero di buon occhio l’ingresso del Sud Africa, che è forte del prestigio della lotta all’apartheid ma di abitanti ne ha meno di sessanta milioni. Né la Cina accoglierebbe volentieri il Giappone e la Corea del Sud, potenze economiche filoamericane. Se poi entrasse l’India, il Pakistan andrebbe nel panico. Il risultato è un’istituzione poco dinamica, fondamentalmente bloccata, cui neppure le presidenze democratiche di Obama e Biden (dopo gli anni di Bush e di Trump, che all’Onu palesemente non credevano) sono riuscite a restituire smalto. E dire che il Palazzo di Vetro è a New York. E la dimensione globale dei problemi, dal riscaldamento del pianeta alla proliferazione nucleare, dal reperimento delle materie prime al controllo dei flussi migratori, necessitano sempre più di un governo globale, e di leader lungimiranti, capaci di pensare anche alle generazioni future.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Aiutiamo i profughi senza dimenticare il dialogo»

Offrire accoglienza e aiuto nei luoghi martoriati dai bombardamenti significa essere testimoni e portatori di misericordia. Ogni uomo è degno di essere salvato e curato. In questo tempo di atrocità e barbarie che si consumano nel cuore dell’Europa il Movimento delle Misericordie è vicino agli ucraini che vengono accolti nel nostro Paese (siamo presenti ai confini tra l’Ucraina, la Polonia e la Slovacchia per aiutare bambini, donne, disabili a mettersi in salvo). Il mio pensiero è rivolto anche ai russi in Italia che risentono le conseguenze di questo conflitto, spesso gli uni e gli altri legati da vincoli di parentela; così, occorre accogliere tutte le differenti sofferenze e rilanciare il dialogo a ogni livello perché le persone concrete non sono i governi con le loro responsabilità. Il nostro sguardo è rivolto a tutte quelle, sofferenti popolazioni in conflitto, alle guerre «dimenticate», a costruire ponti di pace. È indispensabile lavorare con tutti gli strumenti disponibili per promuove il dialogo interculturale, l’integrazione e la solidarietà tra ogni popolo ed etnia. Ne sono profondamente convinto per l’esperienza maturata in oltre 40 anni di servizio alle Istituzioni italiane e vaticane. «Ogni guerra è disumana. Nelle guerre si possono assumere decisioni tanto crudeli da travalicare ogni limite di orrore» ci ha ricordato il Presidente Mattarella. Dobbiamo in questo tempo essere tutti pronti all’ascolto di chi ci chiede aiuto e capacità di rispondere prontamente a chi vive il dramma della storia che si sta scrivendo.

Domenico Giani, Presidente Nazionale della Confederazione delle Misericordie d’Italia

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-04-08 06:32:00,

Caro Aldo,

vorrei conoscere il suo parere sulla latitanza dell’Onu nella guerra in Ucraina. È bloccata dal Consiglio di Sicurezza, con Cina e Russia contrarie a qualsiasi iniziativa, oppure è proprio obsoleta la sua struttura?

Carlo Zetti

Caro Carlo,

Proprio ieri l’Onu ha battuto un colpo, escludendo la Russia dal Consiglio per i diritti umani. Detto questo, le Nazioni Unite rispecchiano il mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale. Non a caso tre dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono europei: Francia, Regno Unito e appunto Russia. È evidente che il mondo non è più quello. Logica vorrebbe che uno dei cinque seggi andasse all’Unione europea; ma i francesi non rinunceranno mai al loro. Tutti i tentativi di riforma sono stati finora bloccati; e tra i più attivi a bloccarli siamo stati noi italiani, per evitare che l’allargamento del Consiglio includesse Berlino, lasciando fuori Roma. Ma il problema si ripropone in ogni continente. Argentini e messicani non sarebbero entusiasti se entrasse solo il Brasile. L’Egitto ha più di cento milioni di abitanti, la Nigeria oltre duecento; non vedrebbero di buon occhio l’ingresso del Sud Africa, che è forte del prestigio della lotta all’apartheid ma di abitanti ne ha meno di sessanta milioni. Né la Cina accoglierebbe volentieri il Giappone e la Corea del Sud, potenze economiche filoamericane. Se poi entrasse l’India, il Pakistan andrebbe nel panico. Il risultato è un’istituzione poco dinamica, fondamentalmente bloccata, cui neppure le presidenze democratiche di Obama e Biden (dopo gli anni di Bush e di Trump, che all’Onu palesemente non credevano) sono riuscite a restituire smalto. E dire che il Palazzo di Vetro è a New York. E la dimensione globale dei problemi, dal riscaldamento del pianeta alla proliferazione nucleare, dal reperimento delle materie prime al controllo dei flussi migratori, necessitano sempre più di un governo globale, e di leader lungimiranti, capaci di pensare anche alle generazioni future.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Aiutiamo i profughi senza dimenticare il dialogo»

Offrire accoglienza e aiuto nei luoghi martoriati dai bombardamenti significa essere testimoni e portatori di misericordia. Ogni uomo è degno di essere salvato e curato. In questo tempo di atrocità e barbarie che si consumano nel cuore dell’Europa il Movimento delle Misericordie è vicino agli ucraini che vengono accolti nel nostro Paese (siamo presenti ai confini tra l’Ucraina, la Polonia e la Slovacchia per aiutare bambini, donne, disabili a mettersi in salvo). Il mio pensiero è rivolto anche ai russi in Italia che risentono le conseguenze di questo conflitto, spesso gli uni e gli altri legati da vincoli di parentela; così, occorre accogliere tutte le differenti sofferenze e rilanciare il dialogo a ogni livello perché le persone concrete non sono i governi con le loro responsabilità. Il nostro sguardo è rivolto a tutte quelle, sofferenti popolazioni in conflitto, alle guerre «dimenticate», a costruire ponti di pace. È indispensabile lavorare con tutti gli strumenti disponibili per promuove il dialogo interculturale, l’integrazione e la solidarietà tra ogni popolo ed etnia. Ne sono profondamente convinto per l’esperienza maturata in oltre 40 anni di servizio alle Istituzioni italiane e vaticane. «Ogni guerra è disumana. Nelle guerre si possono assumere decisioni tanto crudeli da travalicare ogni limite di orrore» ci ha ricordato il Presidente Mattarella. Dobbiamo in questo tempo essere tutti pronti all’ascolto di chi ci chiede aiuto e capacità di rispondere prontamente a chi vive il dramma della storia che si sta scrivendo.

Domenico Giani, Presidente Nazionale della Confederazione delle Misericordie d’Italia

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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