di Alfio Sciacca, nostro inviato
Uno dei vigili del fuoco che partecipa alle ricerche: «È come camminare sulle sabbie mobili. Affondi continuamente nel fango e allo stesso tempo devi farti largo tra cumuli di detriti. La furia dell’acqua ha trascinato di tutto: massi, alberi, rottami d’auto»
BARBARA (ANCONA)- «È come camminare sulle sabbie mobili. Affondi continuamente nel fango e allo stesso tempo devi farti largo tra cumuli di detriti. La furia dell’acqua ha trascinato di tutto: massi, alberi, rottami d’auto». Alle 19, dopo ben 9 ore, Marco Giambartolomei, 55 anni, sommozzatore dei vigili del fuoco di Ancona, si libera della muta stagna e torna a far respirare il corpo irrigidito dalla tensione e dalla lunga permanenza in acqua. Da tre giorni quel fiume di melma e detriti che è diventato il Nevola ha la meglio sugli oltre cento operatori di Vigili del Fuoco, Carabinieri, Soccorso Alpino e Finanza che cercano i corpi degli ultimi due dispersi dell’alluvione: il piccolo Mattia e Brunella Chiù. «Faremo di tutto per trovarli — assicura Giambartolomei —. Non ci stiamo concedendo un attimo di pausa: finito il servizio in acqua io ora comincio il turno di notte a terra».
—Qui la notizia sul ritrovamento delle scarpe da tennis del piccolo.
C’è una zona ben precisa nella quale si concentrano le ricerche di Mattia. Un tratto del fiume 8 chilometri a valle da dove è sfuggito alla presa della madre. Qui domenica pomeriggio (anche se si è saputo solo ieri) è stato ritrovato il suo zainetto della scuola. Era ricoperto dal fango ma si vedeva chiaramente il colore: azzurro e giallo. Proprio come quello che compare in una foto di Mattia di poco tempo fa. «Si, è il suo zaino» ha confermato il papà Tiziano Luconi. Domenica pomeriggio era vicino al fiume, proprio per seguire le ricerche: «Uno choc. Il suo zaino è stata una stilettata, un fulmine a ciel sereno». Nonostante ciò continua a sperare nel miracolo. «Non smetto mai — dice —, spero di ritrovare il mio Mattia. Magari è svenuto, si nascosto perché impaurito oppure è fuggito da qualche parte».
Quasi sicuramente, come sostiene anche il padre, al momento della tragedia Mattia non aveva con sé lo zaino. Probabilmente lo aveva posato sul sedile dell’auto ed è stato trascinato giù dalla furia dell’acqua. Ma non è tanto per il ritrovamento dello zaino che le ricerche sono concentrate in quella zona tra i 6 e gli 8 chilometri a valle del Nevola. È soprattutto per una serie di valutazioni fatte da chi coordina tutte le squadre sul campo, l’Ucl (Unità di comando locale) di base a Barbara. «Più o meno alla stessa distanza — spiega Fabrizio Fabiani — abbiamo ritrovato nei giorni scorsi il corpo della 17enne Noemi Bartolucci. È chiaro che non tutto viene trascinato dall’acqua alla stessa maniera, ma è un’indicazione importante assieme ad altre che raccogliamo giornalmente».
Oltre alle squadre a terra dall’alto si lavora con i droni, anche quelli con sensori termici, «per riuscire a cogliere a terra anche delle lievi differenze di temperatura». E da ieri ci sono anche i cani addestrati per la ricerca delle persone ai quali è stato fatto fiutare lo zaino del piccolo. Per le squadre di ricerca Mattia è diventato un po’ il simbolo di questa tragedia e l’impegno per ritrovarlo si sta trasformando in adrenalina pura. «Proprio qui vicino, qualche mese fa — racconta Giambartolomei— ho dovuto recuperare il corpo di un altro bambino annegato. Anche lui aveva 8 anni. Ogni mattina, quando entro in acqua, penso a questa terribile coincidenza».
Attualmente tutta la zona di ricerca copre un’area lineare di circa 10 chilometri che partendo da sotto Barbara, dove è stata trovata l’auto della mamma, arriva fino alla foce che confluisce sul Misa. Con il calare della piena ora la ricerca sarà estesa anche alle aree che costeggiano il Nevola, controllando in particolare gli ammassi di detriti che potrebbero aver trattenuto i corpi. Ieri, tra gli altri reperti, è stato recuperato anche un altro brandello della felpa chiara che indossava Mattia. Questo è avvenuto a monte, in prossimità dell’auto della madre, dove era stato recuperato un altro brandello nei giorni scorsi. Tutti reperti e tracce che le squadre interforze ogni giorno mettono assieme come in un grande puzzle. Grazie ai Gps poi viene fatta anche una mappatura dettagliata delle zone scandagliate. Si evitano così sovrapposizioni o buchi nelle ricerche. «Per esperienza in altri casi simili — spiega Fabiani — in genere i corpi vengono recuperati. L’unica incognita è se sono stati ricoperti dal fango».
20 settembre 2022 (modifica il 20 settembre 2022 | 14:21)
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, 2022-09-20 12:21:00, Uno dei vigili del fuoco che partecipa alle ricerche: «È come camminare sulle sabbie mobili. Affondi continuamente nel fango e allo stesso tempo devi farti largo tra cumuli di detriti. La furia dell’acqua ha trascinato di tutto: massi, alberi, rottami d’auto», Alfio Sciacca, nostro inviato