“Chiediamo all’ufficio scolastico alle presidenze, ai singoli insegnanti, di sospendere l’attività di valutazione e chiudere le medie con i voti attuali fermo restando la possibilità di attività di recupero o interrogazioni su base volontaria”.
Lo chiedono i giovani del Pd a Forlì, uno dei territori colpiti dall’alluvione dei giorni scorsi che si è abbattuta sull’Emilia Romagna.
“Gli alunni di tutte le scuole superiori – si legge in una nota dei Giovani Democratici di Forlì – tornano oggi nelle loro aule per le ultime due settimane di lezione. Con trasporti comunque incerti e alunni ancora impossibilitati alla presenza e costretti, ove possibile, alla didattica a distanza, la scuola riapre in una situazione comunque di precarietà e di emergenza. Tante famiglie sono state direttamente colpite e tanti ragazzi sono ancora sfollati, isolati, o con grandi difficoltà materiali e impellenti da risolvere. In questa situazione come Giovani Democratici chiediamo a tutti gli enti coinvolti, dall’ufficio scolastico alle presidenze, ai singoli insegnanti, di sospendere l’attività di valutazione e chiudere le medie con i voti attuali fermo restando la possibilità di attività di recupero o interrogazioni su base volontaria. Siamo convinti che la scuola debba ritornare come spazio di formazione e di comunità ma che non possa rappresentare in questo momento un ulteriore problema e un impedimento ai ragazzi che sono ora impegnati con il massimo delle loro forze a sostenere le proprie famiglie e le proprie comunità“, riporta Forlì Today.
Ed ancora: “In questi giorni i giovani -a dispetto della maligna retorica che ci si costruisce sopra – sono stati il cuore pulsante delle bellissime catene di volontari che hanno ripulito le nostre strade e le nostre case dal fango e dai rifiuti. E in molti devono o vogliono continuare a farlo ma ci ha fatto accapponare la pelle sentire che, nel pieno dell’emergenza, ci fossero ragazzi come noi che non potevano venire a dare una mano pur volendo perché i loro insegnanti avevano piazzato verifiche e interrogazioni ogni giorno per recuperare la settimana persa”.
“Non esitiamo a dire che un simile atteggiamento significa non rendersi minimamente conto della situazione in cui la nostra generazione è posta di fronte a questa calamità e che la scuola che si riapre per sole due settimane dovrebbe pensare a ben altro che alle valutazioni, nelle quali, anzi, andrebbe premiato l’impegno che i ragazzi hanno profuso in questi giorni. Siamo convinti che dalla scuola e dell’istruzione ci possa essere la chiave della ripartenza ma è il momento che presidi e insegnanti vengano incontro ai ragazzi e alle loro esigenze e si prestino ad essere uno spazio utile alla ricostruzione morale e collettiva e e non un ostacolo alle loro vite“, concludono.
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