Almalaurea 2023, fuga dei laureati dal Sud: uno su tre fa le valigie

Almalaurea 2023, fuga dei laureati dal Sud: uno su tre fa le valigie

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di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Ecco i dati del XXV Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati: aumentano gli occupati, ma gli stipendi perdono potere d’acquisto. E ora i laureati chiedono pi tempo libero e smart working

Si abbassa l’et media della laurea a 25,6 anni e si alza il voto medio che ormai raggiunge quota 104/110 (mezzo punto in pi rispetto al 2021.) Ci sono ancora alcuni effetti dell’emergenza Covid e c’ l’erosione degli stipendi, che crescono sono nel valore nominale ma hanno un minor di potere d’acquisto dovuto all’inflazione. E c’ la conferma di un fenomeno che sembra inarrestabile: l’emigrazione di studenti e ancor pi di laureati dalle regioni del Sud. Un addio amaro che denuncia la mancanza di politiche adeguate a consentire al capitale umano meridionale di restare a lavorare a casa propria per contribuire allo o sviluppo anche di questa parte del Paese. Sono i dati del XXV Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati, che coinvolge 281 mila nuovi dottori freschi di laurea nel 2022 per la parte relativa all’identikit dei laureati e altri 670 mila laureati da uno, tre e cinque anni per la parte relativa agli sbocchi lavorativi. Completa il Rapporto 2023 il focus sulla mobilit territoriale, che offre un quadro sugli spostamenti dei giovani per motivi di studio e di lavoro.

Fuga dal Sud

I percorsi di studio sono tornati ad una maggiore regolarit rispetto al periodo del Covid e i laureati sono in grandissima parte contenti del loro corso: 9 su 10 lo valutano in modo complessivamente positivo e tre su quattro lo rifarebbero cos. Permane, e del resto lo si visto negli ultimi mesi, l’insoddisfazione per i servizi del diritto allo studio, soprattutto per quanto riguarda gli affitti, il costo e la qualit degli alloggi. Ma il fenomeno pi drammatico continua ad essere quello che riguarda l’esodo dal Sud. Dopo la battuta d’arresto dovuta alla pandemia e alla possibilit di seguire i corsi a distanza, quella che eufemisticamente si chiama la mobilit per motivi di studio ha ripreso a drenare giovani dalle regioni del Sud: parte quasi uno studente su tre (28,6 per cento).Per capire la portata, in dieci anni, la percentuale salita di oltre il 20 per cento (era il 23,2 nel 2013). Dalle regioni del centro si spostato uno studente su 7 (13,9% ), nel Nord hanno cambiato regione in pochissimi (3,6 per cento). Un fenomeno che cresce anche di pi quando si parla di mobilit dei laureati per motivi di lavoro: uno su tre (33,3% ) per i laureati di primo livello e uno su due (47,5%) per quelli di secondo livello partono dalle regioni meridionali, con un incremento del 2 per cento rispetto al 2021. Un fenomeno che decisamente pi contenuto per i residenti al Nord (4,5% e 6,1%, rispettivamente).

Lavorare meno e meglio

Negli ultimi anni stanno cambiando le aspettative nei confronti del mondo del lavoro e delle modalit di svolgimento: c’ un maggiore interesse alla cosidetta work-life balance, con maggiore disponibilit a lavorare in smart working (40,5% nel 2022) e un incremento dell’importanza attribuita a tempo libero, flessibilit dell’orario, autonomia. La stabilit del posto di lavoro una delle priorit per due laureati su tre, pi della possibilit di carriera e del guadagno. Va detto che nel 2022 la laurea ha pagato in termini di possibilit di occupazione: a un anno dal conseguimento del titolo risulta occupato il 75,4 dei laureati triennali e il 77,1 dei magistrali. Percentuali che crescono a cinque anni di distanza (rispettivamente 92,1% e 88,7%). Aumentano i contratti a tempo indeterminato e anche gli stipendi in termini nominali. Ma a un anno dal titolo la retribuzione mensile netta , in media, pari a 1.332 euro per i laureati di primo livello e a 1.366 euro per i laureati di secondo livello. In termini reali tali valori sono in calo nell’ultimo anno del 4,1% per i laureati di primo livello e del 5,1% per quelli di secondo livello. A cinque anni dal titolo la retribuzione mensile netta pari a 1.635 euro per i laureati di primo livello e a 1.697 euro per quelli di secondo livello, con una riduzione delle retribuzioni reali rispetto al 2021 del 2,4% e del 3,3%.

Le donne si laureano di pi ma vengono pagate meno

Le tradizionali differenze di genere, gi evidenziate per il tasso di occupazione, si confermano significative anche sulla retribuzione: a parit di condizioni, a un anno dalla laurea gli uomini percepiscono in media 70 euro netti in pi al mese e hanno l’11,7 per cento di possibilit in pi di essere assunti. Le laureate, che pure restano complessivamente in maggioranza (59,7%), diminuiscono nel passaggio dal primo al secondo livello di studi universitari e, ancora di pi, nel passaggio al dottorato, nel quale rappresentano il 49,1%. Resta anche molto ampio il divario retributivo tra le regioni: rispetto a chi occupato nel Mezzogiorno, chi lavora al Nord percepisce in media 101 euro mensili netti in pi, mentre chi lavora al Centro 53 euro in pi. Ma soprattutto tra i laureati che lavorano all’estero che il vantaggio retributivo si accentua sensibilmente: oltre 600 euro netti mensili in pi rispetto a chi lavora nel Mezzogiorno.

Laureati con la valigia

La mobilit per motivi di lavoro, che coinvolge soprattutto i residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello, a un anno dal titolo), risulta in aumento nel 2022, dopo la contrazione dovuta alla pandemia da Covid-19: tale aumento pi consistente per i residenti nel Mezzogiorno (nell’ultimo anno oltre 2 punti percentuali), per gli uomini e per quanti provengono da contesti familiari pi favoriti.

12 giugno 2023 (modifica il 12 giugno 2023 | 15:19)

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