cosa mangia
di Chiara Amati
Sotto ai piedi il vuoto. Sopra la testa le stelle. Nato all’ombra del Cervino, Herv Barmasse, alpinista estremo, confessa: Ero un bimbo paffutello, mangiavo di nascosto: la montagna mi ha educato. Oggi amo i cibi naturali: sono democratici
Siamo in Nepal qualche giorno: ci stiamo acclimatando. Poi, da Natale, il mio compagno di impresa, David Goettler, e io rifletteremo su cosa fare, cercando di capire, compatibilmente con le insidie atmosferiche, quali vette tra i grandi ottomila scalare. L’obiettivo finale, nel miglior mondo possibile, Rupal, la parete montana pi alta del mondo, 4.500 metri gi in verticale fino al sottostante fondovalle. la prima volta che qualcuno tenta questa impresa in inverno, per di pi in “stile alpino” che basico: non usiamo portatori d’alta quota, corde fisse, bombole di ossigeno, campi preinstallati, attrezzi che possano deturpare l’ambiente. La preparazione chirurgica, a cominciare dalla tavola.
Lo zaino dell’alpinista
I cibi nello zaino, il solo bagaglio previsto, sono liofilizzati: pesano meno, si mantengono a temperature proibitive. Ma Herv Barmasse, alpinista, fotografo, regista e interprete di documentari a tema, nato 44 anni fa ai piedi del Cervino e l cresciuto in una famiglia in cui il mestiere di guida alpina si tramanda da generazioni — Il mio destino lo ha scritto la montagna — conosce l’importanza del nutrimento naturale che, spiega, corrobora. E insinua consapevolezza. Da piccolo ero cicciottello: mi abbuffavo sotto al tavolo. Poi, crescendo, ho capito che ogni pasto determina il benessere di corpo e mente, purch sia poco elaborato. Ho ritrovato me stesso mangiando sano.
I viaggi a ogni latitudine completano il quadro: Esistono persone per le quali anche solo una rapa questione di sopravvivenza. Grazie a loro ho imparato a dare un valore differente a quanto metto nel piatto. Come dire: per Barmasse la tavola il luogo dell’essenzialit. Mamma aveva un ristorantino a Valtournanche. La cucina era quella della tradizione valdostana. Antipasti combinati con piatti unici: polenta pingue in tutte le maniere, raclette, bourguignonne, fonduta, bagnacauda. Pietanze elaborate, insomma. Credo, per, che nel nutrirci dobbiamo affidarci sempre pi alla natura con le sue primizie: legumi, semi, frutta secca e oleosa, vegetali freschi. questa la via della salute. Ed questa la strada della democrazia perch accessibile ai pi. Disporre di alimenti utili a vivere a lungo un diritto di ogni essere umano. Facciamo cordata: insieme possiamo riscrivere il nostro futuro sulla Terra.
Herv Barmasse: i piatti-simbolo
La bagnacuada
Tra i piatti dell’infanzia pi cari a Barmasse perch gli ricorda nonno Luigi. Per lui era una sorta di ‘intruglio’ magico, ricco di verze, che rende invincibili. Avrebbe voluto tuffarmici dentro, come Obelix il Gallo nella pozione
Il salmone
Ho imparato ad apprezzarlo grazie a Lucie e Amlie, le mie bimbe di 3 e 4 anni. Loro lo mangiano, deliscato e freschissimo, a tocchetti. Io preferisco aggiungerlo alla pasta. Quella con le zucchine ne esalta il sapore
Il formaggio
Sperimentazione. questo l’ingrediente segreto di Barmasse in cucina.
In Valle d’Aosta ne abbiamo di meravigliosi: io prediligo i freschi, come
il reblec. Con rosmarino, salvia, olio evo, sale e pepe ancora pi gustoso
La torta di mele
La variante valdostana prevede il riutilizzo del pane raffermo. Un modo per non sprecare il cibo, il che la rende concettualmente pi digeribile. E leggera: quando la preparo, al burro preferisco l’olio extra vergine di oliva
Il vino rosso
C’ chi lo fa rientrare nella categoria ”bevande”.
Per me — spiega Barmasse — un alimento a tutti gli effetti perch, oltre a dare piacere, nutre. Il mio preferito? “Le Prisonnier”: intenso, complesso, caleidoscopico
La cioccolata
l’alimento che non manca mai quando Barmasse affronta una delle sue imprese in alta quota: Nello zaino occupa poco spazio: mangiata al mattino, insieme a crunchy e porridge, fornisce l’energia necessaria
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26 dicembre 2022 (modifica il 26 dicembre 2022 | 07:13)
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