Sulla scuola, “nell’insieme sono le sinistre carenti rispetto alla propria storia e rispetto alle proprie finalità. Marchesi sottolineò più volte che l’articolo 34 della Costituzione era destinato al futuro, che ai fini della ricostruzione serviva molto di più avere titoli di operaio qualificato che non titoli dottorali; che a questo fine era meglio che la scuola media unica di cui si parlò fosse lasciata al futuro, fosse nell’immediato un esperimento ma non impedisse nel frattempo che ci fossero le diverse scuole tecniche”.
Così il presidente emerito della Corte costituzionale Giuliano Amato che, intervenendo alla Cerimonia di celebrazione per il 75esimo anniversario della Costituzione a Montecitorio sulla centralità dell’istruzione e della cultura nell’architettura dei principi costituzionali, ha aggiunto: “Certo fu bocciato l’emendamento, che ci fu chi ebbe il coraggio di presentare, per cui ai più alti gradi avrebbero dovuto accedere solo i capaci e meritevoli ma il diritto all’istruzione entrò dalla porta democristiana, quella aperta verso la scuola privata”.
“Si pensi all’istruzione inferiore obbligatoria gratuita per almeno otto anni, dice il secondo comma dell’articolo 34. Qui avrebbe dovuto esserci la scuola media unica che non si volle scrivere – ricorda Amato – ma negli anni successivi grazie ad Aldo Moro, ministro della Pubblica istruzione, la scuola media unica venne introdotta come una attuazione del comma dell’articolo 33 della Costituzione. la separazione fra la scuola media e delle scuole tecniche professionali venne letta infatti come una canalizzazione precoce lungo quei binari sociali separati creati dagli ostacoli che l’articolo 3 della Costituzione chiedeva di eliminare. Così disse più volte il successore di Moro, Luigi Gui che nel 1962 dette il via alla riforma della scuola media unica”.
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