di Maria Teresa Meli Il sottosegretario e lo «scampato pericolo» della vittoria di Le Pen: «Dinanzi alle scene di Mariupol, continuo a pensare che sia saggio tenersi stretta la democrazia europea, nonostante i suoi difetti» ROMA – Sottosegretario Enzo Amendola, la vittoria di Emmanuel Macron in Francia è anche una vittoria dell’Europa? «L’Europa oggi tira un sospiro di sollievo. Le Pen proponeva un’uscita di fatto dall’Unione europea, un ritorno al passato con la supremazia del diritto nazionale su quello europeo. Noi europeisti crediamo in un’Europa in cui la sovranità è condivisa, con poteri e risorse comuni. Vuole dire che servono una politica estera e di difesa comuni, una Ue dell’energia e più strumenti solidali. Il voto francese però non è stato solo un referendum sull’Europa. Il messaggio che arriva è anche una forte domanda di protezione sociale». Visti i rapporti di Marine Le Pen con Putin, ci si può rallegrare per lo scampato pericolo? «Sicuramente sì. Non dimentico che negli ultimi anni la fascinazione per la democrazia illiberale di Putin, con la critica alla fragilità e all’inconcludenza europea, aveva coagulato un fronte sovranista diffuso che usava le stesse parole d’ordine. Dinanzi alle scene di Mariupol, continuo a pensare che sia saggio tenersi stretta la democrazia europea, nonostante i suoi difetti». Amendola, secondo lei la sconfitta di Le Pen in Francia potrebbe rappresentare anche una battuta d’arresto per tutti i populismi europei o non è così, e bisogna continuare a tenere alta la guardia perché il fenomeno non si è esaurito? «Dopo i colpi della pandemia sulla coesione sociale, adesso c’è anche la paura della guerra. Due urti della storia che potevano mettere in ginocchio la Ue e invece la risposta è stata unitaria e solidale, non generica, ma concreta. Bisogna continuare e costruire forze politiche transnazionali più robuste poiché quelle tradizionali (vedi in Francia e in Slovenia), non sono più le sole architravi dell’Europa». Pensando al nostro Paese, secondo lei questo risultato francese può rappresentare anche un altolà al leader della Lega Matteo Salvini che ha appoggiato Marine Le Pen? «Sinceramente non saprei se Salvini sia più interessato ad alleanze con Le Pen e Orban o a costruire un nuovo centrodestra europeo. Credo che le famiglie politiche tradizionali debbano evolvere analogamente al salto di qualità richiesto all’integrazione europea. Il campo progressista deve allargarsi e risolvere le cause dell’affermazione del populismo. Le forze politiche imperniate su un leader, che sia Macron o Le Pen, non bastano. Mi auguro che anche la destra italiana aspiri a guidare una “Ue sovrana” e non solo a sostenere leader di altri Paesi che fanno campagne elettorali contro Bruxelles». Il buon risultato ottenuto da Jean-Luc Mélenchon nel primo turno è stato interpretato in Italia come una spinta a tornare a una politica “più di sinistra”. Anche lei, Amendola, è di questo avviso? «Il risultato di Mélenchon con France Insoumise mi ha impressionato soprattutto perché ha primeggiato presso l’elettorato giovanile. Bene la vittoria di Macron, ma è anche chiara l’insoddisfazione crescente per il costo della vita, il precariato e l’abbassamento del potere d’acquisto. Occorre un’Europa sociale che si occupi di questo per non lasciare nessuno solo dinanzi alla velocità dei cambiamenti. Ripeto: credo sia la vera lezione dal voto francese come si è espresso nei due turni». Adesso il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte magari rimpiangerà di aver detto che non avrebbe scelto tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen… Il segretario del Partito democratico Enrico Letta sul «Corriere della Sera» ha parlato di Confederazione Europea. Questo risultato potrebbe spingere a cambiamenti istituzionali nella Ue? «Tra pochi giorni si concluderà la Conferenza sul futuro dell’Europa inaugurata un anno fa da David Sassoli e Macron. È logico pensare che il Parlamento europeo chiederà di dar vita a una Convenzione per cambiare i Trattati. Per questo proposte come quella di Letta sono tempestive, poiché regole scritte 15 anni fa, dinanzi al mondo tumultuoso di oggi, sono obsolete. Riformare l’Unione è una responsabilità che non può attendere». 25 aprile 2022 (modifica il 25 aprile 2022 | 07:15) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-25 05:15:00, Il sottosegretario e lo «scampato pericolo» della vittoria di Le Pen: «Dinanzi alle scene di Mariupol, continuo a pensare che sia saggio tenersi stretta la democrazia europea, nonostante i suoi difetti», Maria Teresa Meli