ServizioVerso le elezioni
Si tratta di sperimentazioni, per cui è previsto anche un fondo ad hoc di due milioni di euro, varato con il decreto Sostegni. Negli istituti l’88% dei 61.562 seggi elettorali
di Redazione Scuola
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Votare in luoghi alternativi agli edifici scolastici per non interrompere l’attività didattica, già messa a dura prova dalla pandemia e dalla Dad. Uno dei motivi per cui, in occasione dell’Election Day di giugno, 78 Comuni hanno deciso di allestire seggi elettorali in sedi alternative alle scuole, in particolare presso luoghi adiacenti gli edifici scolatici e non adibiti alla didattica o presso Comuni e Municipi. Lo ha reso noto Cittadinanzattiva. Si tratta di sperimentazioni, per cui è previsto anche un fondo ad hoc di due milioni di euro, varato con il decreto Sostegni e volto ad evitare che si voti nelle scuole, che come sottolineato dal ministero dell’Interno, rappresentano ad oggi l’88% dei 61.562 seggi elettorali.
Impresa non facile
Così come si legge nel report di Cittadinanzattiva, “Stop ai seggi elettorali nelle scuole”, non è tuttavia facile spostare i seggi elettorali dalle scuole. Molti dei Comuni intervistati denunciano vari impedimenti: dall’assenza di altri luoghi pubblici aventi le caratteristiche richieste (senza barriere architettoniche, con servizi igienici e spazi per alloggiare le Forze dell’Ordine) e in prossimità dell’elettorato residente; ai costi per la realizzazione e la manutenzione di altre soluzioni o l’affitto di esse; fino agli aspetti burocratici, come la modifica della toponomastiche delle sedi elettorali e la stampa delle tessere elettorali. Nell’elenco dei Comuni che sono riusciti a spostare parte dei seggi già da questa tornata elettorale, Piacenza e Gorizia. Il Comune di Piacenza ha «previsto lo spostamento di cinque seggi elettorali (su 103 presso scuole) in altri locali scolastici non interferenti con la didattica».
, 2022-05-17 15:29:00, Indagine dell’associazione, circa l’88% delle sezioni elettorali si trova negli istituti: «Una cattiva pratica che danneggia la comunità didattica causando l’interruzione di un servizio pubblico essenziale», di Redazione Scuola