inviato da ANCODIS – Sta suscitando un acceso dibattito il provvedimento della Lega, con parere favorevole del Governo, che prevede la differenziazione degli stipendi degli insegnanti sulla base del luogo di servizio e del diverso costo della vita nelle diverse regioni da Nord a Sud.
La proposta ha sollevato preoccupazioni da parte di forze politiche e di sindacati che contestano il rischio dell’introduzione delle “gabbie salariali” territoriali.
Purtroppo, molti dimenticano che nel sistema scolastico italiano esistono le fasce stipendiali per anzianità – moderne gabbie stipendiali – che rendono la professione docente poco attrattiva, statica e discriminata per le potenzialità professionali che ciascun docente può/vuole esprimere e che non sono riconosciute nell’attuale CCNL.
Si rischia di aprire l’ennesimo argomento di distrazione di massa certamente divisivo senza porre l’opportuna attenzione sia ai fattori esterni connessi alle scelte politiche, economiche e finanziarie del governo che ai fattori interni che invece dipendono dalla visione contrattuale oggi superata dalla complessità della scuola autonoma.
Ovviamente occorre proteggere il potere d’acquisto degli stipendi intervenendo sul tasso di inflazione e sui fattori che pesano sul costo della vita ma contemporaneamente è il tempo di mettere in discussione lefasce stipendiali per anzianità – le vere gabbie! – ripartendo dall’Art. 36 della Costituzione sempre disatteso nella scuola italiana: infatti, piuttosto che parlare di farlocchi incrementi basati sulla territorialità regionale per tutti i docenti si realizzino politiche economiche e sociali che riducano il costo della vita, sostengano il personale con un efficiente welfare capace di migliorare la qualità della vita e il benessere dei lavoratori e dei loro familiari, favoriscano la permanenza in territori distanti da quelli di residenza e si incrementi lo stipendio che deve essere però implementato nella parte variabile secondo i seguenti criteri:
- servizio nelle cosiddette “scuole a rischio” di dispersione;
- servizio in territori ad alto tasso di devianza minorile e con elevata incidenza di povertà educativa;
- servizio in aree territoriali con difficile accesso (aree montane e isole minori);
- qualità e quantità del lavoro – questo recita la Costituzione italiana! – espletato per il funzionamento organizzativo e didattico e oggi contrattualmente discriminato.
Il riconoscimento economico del docente non può essere determinato esclusivamente sull’anzianità di servizio ma deve essere commisurato al tempo dedicato all’insegnamento, alla sua qualità e ai modelli innovativi adottati, a quello dedicato alla formazione e al funzionamento organizzativo e didattico necessario allo sviluppo dell’offerta formativa delle comunità scolastiche, deve stimolare un dinamismo professionale capace di soddisfare le aspirazioni di chi decide di lavorare di più e bene a scuola (senza fare un secondo lavoro).
In questo modo, rompiamo l’arcaico sistema delle fasce per anzianità e incrementiamo gli stipendi nella parte variabile con nuovi criteri che devono tenere conto di TUTTI i punti di forza che sono connessi alla complessità dell’attuale modello scolastico e caratterizzano la moderna professione docente.
Solo così si potrà evitare l’instaurazione di nuove e anacronistiche gabbie salariali che continuano a guardare solo ai lavoratori ma non alla qualità e quantità del loro LAVORO.
Chi ha il coraggio di farlo?
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