In questi giorni ha fatto discutere molto la nomina di Anna Paola Concia, coordinatrice del comitato organizzatore di Didacta Italia, come come coordinatrice del progetto “Educare alle relazioni”, insieme a suor Monia Alfieri e Paola Zerman da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Le tre, com’è noto, nel giro di poche ore sono state rimosse dall’incarico.
Inutile dire che dal dietro front di Valditara si è scatenata una bufera. A commentare è stata la stessa Concia a Rtl1025 stamattina, 11 dicembre. “Il ministro aveva deciso di mettere in piedi queste sagge, queste garanti. Sono state dette un’enormità di falsità. Non saremmo andate noi nelle scuole, nelle scuole ci sono i docenti ringraziando Dio. Avremmo aiutato i dirigenti del ministero a costruire il piano, a monitarlo. Il piano deve poi essere attuato dagli insegnanti”, ha detto.
L’ex deputata Pd a La7 ha aggiunto: “Dopo l’annuncio del ministro c’è stata un’alzata di scudi violenta e feroce da parte dei massimalisti di destra che hanno contrastato e criticato ferocemente questo gruppo di garanti, in particolare la sottoscritta perché sono una donna lesbica e, quindi, c’è stata un’alzata di scudi… Hanno minacciato il ministro, cioè esplicitamente hanno chiesto le dimissioni. Insomma, finché il ministro poi appunto, dopo tre giorni, ha dovuto revocare questo incarico a tutti e tre”.
“E morale della favola c’è l’impossibilità nel nostro paese di poter lavorare insieme anche sul contrasto alla violenza sulle donne. Questo è un primo punto che trovo abbastanza vergognoso soprattutto dopo la morte di Giulia. Questo spettacolino Giulia non se lo meritava. Non abbiamo fatto una grande figura come Paese, questo è un primo punto. Quindi, in Italia il contrasto alla violenza sulle donne non si può fare in modo trasversale, con gente che viene da culture politiche diverse, da culture, da sensibilità diverse? No, e questo è il primo punto in contrasto con le manifestazioni, con il desiderio da parte di italiani e italiane scioccati dalla morte di Giulia”.
“Ma poi secondo me il retropensiero appunto, è che una parte del centro destra questo progetto non lo vuole. Io mi auguro, invece, che il ministro lo porti avanti. L’altra cosa è che io ho accettato di far parte di questo gruppo con persone molto diverse da me, perché pensavo che fosse giusto, perché appunto per quello che ci siamo detti, per come ha reagito il paese alla morte di Giulia, alla morte violenta di Giulia, al femminicidio di Giulia… Pensavo che ci si dovesse tutti rimboccare le maniche”.
“Ecco, questo è stata una cosa di cui sono rimasta molto male, perché io l’ho fatto con grande spirito di servizio, ma niente, la politica ha deciso che non si può dare una mano al Paese. E questo diciamo che a me ha molto, molto, molto intristito. Vediamo che cosa accadrà. Vediamo… Io mi auguro appunto che il ministro il progetto lo porti avanti e vediamo come nel nostro paese la politica contrasterà la violenza, la violenza sulle donne”, ha concluso con amarezza.
Educare alle relazioni, come si svolgerà il corso?
Come abbiamo scritto, non saranno solo gli insegnanti a tenere i corsi: è previsto “il supporto occasionale di psicologi, avvocati, assistenti sociali, organizzazioni attive nel contrasto alla violenza di genere e il coinvolgimento di testimonial vicini ai giovani: influencer, cantanti, attori”.
I gruppi di “discussione e autoconsapevolezza” saranno quindi gestiti dagli esperti e addetti ai lavori solo in modo “occasionale”. Cosa significa questo aggettivo? L’etimologia del termine non è rassicurante: il vocabolario, quando si cerca la parola “occasionale”, ci dice che si tratta di un evento “dovuto a circostanze fortuite” e comunque “non determinante”.
Quindi, dobbiamo pensare che gli addetti ai lavori, i veri esperti di relazioni positive e di prevenzione della violenza di genere, saranno coinvolti in circostanze particolari e fortuite? E che verranno chiamati, quindi, solo ogni tanto a offrire il loro contributo nelle scuole?
L’amministrazione scolastica farebbe bene a chiarire, perché c’è da considerare anche un altro aspetto: gli incontri sulla “Educazione alle relazioni” si svolgeranno in orario extra-curricolare, quindi il pomeriggio.
Ebbene, i precedenti sui progetti pomeridiani non obbligatori non sono proprio così positivi: le percentuali di assenza, in media, anche se i numeri possono cambiare da scuola e scuola, da provincia e provincia, ci dicono che queste “lezioni” sono frequentate, se va bene, poco più della metà degli iscritti alle classi.
Certamente, se i corsi dovessero essere affidati a influencer, cantanti e attori, (ammesso che siano disponibili e reperibili migliaia e migliaia di professionisti) il discorso cambierebbe non poco (e in meglio). Se, invece, a tenere il corso sarà un docente della scuola, il grado di attrazione non sarebbe lo stesso (quindi le adesioni probabilmente si ridurrebbero).
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