Un anno di guerra in Ucraina: la furia, il dolore e lorgoglio. Il racconto dal fronte di Paolo Giordano

Un anno di guerra in Ucraina: la furia, il dolore e lorgoglio. Il racconto dal fronte di Paolo Giordano

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di Paolo Giordano

Un estratto del testo che sar al centro del supplemento del Corriere sul conflitto. Con Kateryna per i funerali dei militari La storia di Artur, soldato-poeta in crisi e i versi scaturiti dalla morte dell’amico Doc

Il viaggio inizia dalla fine: dalla chiesa di san Pietro e Paolo, a Leopoli, dove ogni mattina vengono celebrati i funerali dei militari ucraini. Ieri erano tre, oggi due. Mentre aspettiamo i feretri al fondo della scalinata, la neve caduta nella notte gocciola dai cornicioni. Da un anno la morte dei soldati sfila nella citt pi lontana dal fronte, impregnandone la vita quotidiana. Ciascuna morte contribuisce a solidificare un senso di appartenenza che prima del 24 febbraio 2022 era ancora in lenta formazione. Una nazione si costruisce esattamente cos, sulla massa invisibile dei propri martiri. La consuetudine ormai tale che tutti, militari e civili, sanno come comportarsi: fuori dalla chiesa, dentro e poi di nuovo fuori. Dalla piazza del municipio una fila di autobus raggiunge infine il cimitero Lychavik. Mentre si svolgono le sepolture, Kateryna e io ci allontaniamo un po’.

Camminiamo fra le lapidi del Campo di Marte. Leggo le date di nascita: anni ottanta e novanta per la maggior parte, ma si arriva fino al 2003. Nascoste sotto una corona di fiori, sulla lapide di un soldato ventenne, ci sono una bottiglia di whisky e una di coca cola. Ho conosciuto Kateryna prima di tutto questo, a un festival di scrittori, ma nell’ultimo anno lei diventata qualcosa di diverso: una scrittrice attivista, una scrittrice esperta di droni da combattimento e shrapnel. E per me, pi specificamente, una scrittrice fixer. (… )

Al cimitero si china a pulire una fotografia dalle gocce. Lui Doc, dice, stasera Artur te ne parler di certo. Infatti. Ecco quello che Artur mi racconter: All’inizio dell’anno scorso, a ventun anni, Artur studiava giornalismo ed era appena stato assunto nell’ufficio stampa di una casa editrice, dopo mesi di stage sottopagati. Nel tempo restante scriveva poesie, con intenzioni serie. La notte dell’invasione su larga scala, il 24 febbraio, non riusciva a prendere sonno. Ha pregato a lungo. Durante il giorno aveva fatto volontariato in una parrocchia, ma pregando ha capito che il volontariato non sarebbe stato sufficiente per lui. Cos, all’alba del 25, senza alcuna esperienza militare, si messo in coda per arruolarsi nelle Forze di Difesa Territoriali. A marzo si addestrava con altri neofiti come lui, usando dei fucili finti, di legno; ad agosto era in Donetsk a scavare trincee, e a ottobre ha perso il suo primo commilitone: Doc.

Bisogna immaginare un campo rettangolare, vuoto e piatto, profondo circa un chilometro. Lungo tutto il perimetro ci sono delle posadka, strisce sottili di foresta, tre filari di alberi o poco pi. Artur e Cola occupano una buca a un’estremit del campo. Hanno l’ordine di minare il lato adiacente per rallentare l’avanzata dei russi che sono trincerati dalla parte opposta, ma sono bloccati dai colpi di un carro armato che spara ferocemente sulla loro posizione, senza sosta. Per via delle vibrazioni fortissime Artur accusa i sintomi di un trauma: dolore alla testa, nausea, tinnito. Perci, quando finalmente il carro armato cambia linea di tiro, Artur e Cola ne approfittano per spostarsi nella trincea centrale.

Trovano il comandante impegnato a stabilizzare dei feriti. Artur sta sempre peggio, gli urla che ha bisogno del dottore, di Doc, urla perch praticamente assordato. Ma Doc appena morto, insieme ad altri due. Aveva cinquantadue anni e per loro, quasi tutti ventenni, era una figura paterna.

Il carro armato adesso spara al centro, di nuovo su di loro. Finalmente arriva una squadra dal villaggio, ma sono solo in due. Artur e Cola, alla fine, portano via Doc da soli. Quando l’abbiamo sollevato, mi dice, ho sentito il peso dell’amore che aveva per noi, l’ho sentito fisicamente. Poi aggiunge: Era pieno di schegge.

Nei primi otto mesi di guerra Artur non aveva scritto un solo verso, sembrava non esserci pi spazio per cose del genere nella sua vita. Ma quella sera, con la testa rintronata dai colpi di carro armato e il morale al minimo, ha buttato gi una poesia intera, che inizia cos: Prima del confine / salva questo Amore / che cresce dappertutto / come le more selvatiche.

20 febbraio 2023 (modifica il 20 febbraio 2023 | 09:26)

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