di Francesca Angeleri
La showgirl si racconta: l’infanzia a Torino, la televisione, il teatro, il cinema e Vianello, Corrado e Mike Bongiorno: «Gli devo tanto, mi hanno insegnato tutto quello che potevano»
Il caschetto biondo è lo stesso da almeno tre decenni di carriera. Antonella Elia, che fino ai 25 anni ha vissuto a Torino, è passata attraverso il teatro, la televisione, il cinema. È stata protagonista di una trasmissione che ancora oggi, pure tra sottolineature di genere, resta iconica quale Non è la Rai; ha girato la fortuna con Mike Bongiorno quando ancora si regalavano le pellicce alle concorrenti, ha parlato di calcio con Raimondo Vianello, ha fatto la Corrida, quella vera, con Corrado. Si è trovata spiaggiata all’Isola dei Famosi e poi, anni dopo, al Grande fratello Vip di cui è stata anche opinionista. Antonellina un po’ vipera piace sempre al pubblico. Adesso è tra i «commentatori» a La pupa e il secchione, con Barbara D’Urso.
Antonella Elia, è un buon momento di carriera?
«Da dopo Il Grande Fratello Vip le cose si sono mosse in modo soddisfacente».
Oggi la tv la fanno tutti, anzi meglio se a farla sono i non addetti. Ma è importante o no avere sulle spalle un mestiere?
«Un tempo, quando ho cominciato io, qualsiasi cosa facessi che si trattasse di televisione o teatro, dovevi avere un back ground “pesante” di lavoro. Tutto era molto focalizzato sul lato artistico. Io ho fatto scuole di recitazione, di danza, di dizione. Mi impegnavo parecchio affinché il mio ruolo fosse completo».
Quando ha capito che voleva entrare nel mondo dello spettacolo?
«Fin da subito. Da bambina la mia passione più grande era il balletto. Sognavo la danza classica. Mio padre non me l’ha mai lasciata frequentare».
Ma come, tutte le bambine vanno a danza. Perché non la faceva andare?
«Era un uomo severissimo. Non so se il fatto che non ci fosse mamma lo condizionasse in questo senso (la madre di Elia è morta quando lei aveva un anno), in parte anche perché era di Avellino ed era maturo quando nacqui. Non voleva assolutamente che frequentassi dei maschi. Provai ad andare ai boy scout ma mi tirò via anche da lì».
Per questo motivo la mandò dalle suore?
«Sono stata dalle Domenicane dalla prima elementare alla seconda liceo. Poi mi sono trasferita a Pinerolo con Paola, la mia seconda mamma, dove sono entrata in una scuola statale da cui sono scappata subito».
Suo padre, l’avvocato Enrico Elia, morì che lei aveva 14 anni. Un incidente stradale che ebbe una grossa eco.
«Si perché rimasero coinvolti anche Paolo Barison (ex bomber di Napoli e Roma che morì) e l’allenatore Nicola Radice (che si salvò). Dopo la sua morte venni affidata a Paola».
È stato difficile per lei, così esuberante, crescere in una città come Torino?
«Il ricordo che ho di me in quegli anni è quello di una ragazza timida, complessata. Non ero estroversa, tanto meno fuori dalle righe. Le suore non erano il posto giusto per essere stravaganti. Ho sempre però avuto voti molto bassi in condotta. Ero sola, talmente tenuta al guinzaglio che non frequentavo altri bambini».
Avrebbe fatto questo mestiere se suo padre fosse stato vivo?
«Mai, glielo garantisco al 100%. Per farle un esempio: io volevo frequentare il liceo artistico e poi entrare all’Accademia Albertina, la pittura credo sia la mia vera passione, lui mi costrinse a iscrivermi al classico. Figuriamoci cosa avrebbe detto vedendomi fare la modella o l’attrice, non me lo avrebbe mai permesso».
In qualche modo, per buttarsi nello spettacolo, ha reciso dei legami ancestrali?
«Credo proprio di si. Ero bloccata. La prima volta che mi sedetti in mezzo ad altri ragazzi a un corso di recitazione, avevo 20 anni, ci chiesero la motivazione per cui eravamo lì. Ero terrorizzata e non dissi niente. Uscii sentendomi una nullità».
Le sono rimasti dei legami a Torino?
«Ogni tanto ci torno per lavoro. Soprattutto qui sono rimaste Patrizia e Bruna, le mie amiche di sempre, le più care. Sono molto legata a loro».
Dove sono i suoi ricordi?
«A un certo punto mio papa comprò una casa in corso Montecucco ma la mia infanzia è tutta legata a via Nizza, dove sono cresciuta fino ai sei anni. Sembra brutto dirlo, ma ogni tanto devo davvero venirci a Torino, perché sento il bisogno di andare a trovare i miei affetti al cimitero. Di cambiare i fiori. Tornerò sempre per loro».
Lei ha avuto tanti padri artistici. Chi le è rimasto di più nel cuore?
«La triade: Mike, Corrado, Raimondo. Hanno fatto di tutto per me, mi hanno cresciuta perché ero piccola quando iniziai a lavorare con loro. Sono stati protettivi, paterni, mi hanno insegnato tutto quello che potevano».
L’insegnamento più prezioso?
«L’autoironia. Soprattutto Vianello, amava prendere in giro gli altri ma anche se stesso. Era meraviglioso. E Corrado, anche lui aveva un’ironia straordinaria, le sue facce alla Corrida facevano l’intero programma. E pure Mike: tutte quelle gaffe, sono convita che ci giocasse consapevolmente».
Le piacerebbe oggi un programma tutto suo?
«In effetti ormai sono grande e avrei l’età per condurre. Ma a me piace fare la spalla. Come conduttrice non mi ci vedrei neppure, perderei proprio quel gioco dell’ironia».
Parliamo d’amore. Dopo la débâcle sotto gli occhi di tutti a Temptation Island, con il suo Pietro Delle Piane è tornata. È felice?
«Pietro ha 11 anni in meno di me, è giovane, intatto, puro. Mi fa divertire moltissimo. A Temptation è stato un disastro perché voleva recitare il ruolo di quello che mi faceva ingelosire. Si è fatto odiare da tutti, me in primis, per tanto tempo».
E perché se l’è ripreso?
«Mi trasferisce il senso della famiglia. Io sono sempre stata un cane sciolto, randagia. Per la prima volta sto costruendo qualcosa insieme a un uomo».
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13 aprile 2022 (modifica il 14 aprile 2022 | 08:25)
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, 2022-04-14 06:23:00, La showgirl si racconta: l’infanzia a Torino, la televisione, il teatro, il cinema e Raimondo, Vianello e Corrado: «Gli devo tanto, mi hanno insegnato tutto quello che potevano», Francesca Angeleri