Aprea per il rilancio della filiera tecnico-professionale

Aprea per il rilancio della filiera tecnico-professionale

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Intervenendo sulle considerazioni svolte da Ernesto Galli della Loggia nell’editoriale pubblicato sul Corriere della Sera del 22 settembre (“La scuola nel silenzio dei partiti”) Valentina Aprea, deputata uscente di Forza Italia e candidata alla Camera, rivendica alla sua forza politica il merito di aver sostenuto da tempo (già dalla legge n. 53 del 2003) il modello auspicato da Galli di una filiera di scuola secondaria superiore a spiccato carattere tecnico-professionale. “Se oggi non abbiamo ancora il livello secondario professionalizzante e abbiamo dovuto aspettare 20 anni per quello terziario“, scrive in una nota, ciò “è dovuto al fatto che i governi successivi alla legge n. 53 del 2003 hanno cancellato la prospettiva di costruire nel nostro Paese un secondo ciclo con studi generalisti e studi tecnico professionali di pari dignità, questi secondi con uno sviluppo nel sistema terziario, parallelo ai tradizionali studi universitari”. 

Con la recente legge 15 luglio 2022, n. 99, di iniziativa di Forza Italia e approvata all’unanimità, continua Aprea, l’Italia ha tuttavia istituito gli ITS Academy, “un nuovo Sistema terziario tecnologico superiore che rilascia titoli tecnologico-professionali anche di pari livello alla laurea, oltre che i più tradizionali di livello EQF 5” e il PNRR va proprio in questa direzione per quanto riguarda la riforma  dell’istruzione tecnico-professionale. “Sarebbe così possibile istituire un secondo ciclo degli studi tecnico professionali unitario, modulare, graduale e continuo dai 14 ai 22 anni, che rilasci dopo tre anni diplomi professionali EQF 3, dopo quattro diplomi tecnico-professionali di livello EQF 4, dopo cinque-sette diplomi tecnologico-professionali di livello EQF 5 e dopo otto diplomi tecnologici superiori equivalenti alle lauree universitarie EQF 6”. 

Aprea conclude auspicando tempi brevi per questo “importante ridisegno istituzionale e ordinamentale” che viene raccomandato anche dall’Europa, e che consentirebbe all’Italia di formare “almeno 20.000 TECNOLOGI 4.0 all’anno, per accompagnare le transizioni ecologica, ambientale e digitale e modernizzare finalmente il nostro Paese. Si tratta di una sfida culturale, prima che istituzionale, che dobbiamo vincere”.

Su tema torneremo con un approfondimento nella prossima newsletter.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, , Pubblicato da Orazio Niceforo
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