di Maria Grazia Filippi
Ha rischiato di morire intossicata da un topicida. Curato al Centro Monte Adone, il volatile ha recuperato le forze ed tornato in libert. La specie in crescita, ma dal bracconaggio alle pale eoliche sono tanti i pericoli a cui va incontro
Leopoldo apre le ali e vola. Sul dorso un rilevatore gps racconta dove sta andando, planando fra le montagne e le vallate che si susseguono nei 1300 chilometri che percorrer solo nei primi due mesi di volo libero e solitario. Leopoldo, un’aquila reale ritrovata malconcia in un campo da una famiglia del bolognese e subito recuperata e trasportata al Centro recupero per la fauna selvatica Monte Adone — in provincia di Bologna — dal suo team di veterinari, racconter cos anche nei mesi a venire la sua storia di salvezza e rinascita dopo un avvelenamento con topicidi che le stava costando la vita.
Il suo recupero, le prime cure, le flebo e le medicine per annientare il veleno per topi che la stava uccidendo, il suo primo riaprire la ali all’interno della grande voliera costruita apposta nel centro del bolognese per farla riabituare a volare prima di rimetterla in libert, sono raccontati in un video che il Centro ha voluto produrre per condividere la storia di questa superba aquila reale che ha sedotto tutti con la sua forza, con la sua voglia di guarire e di tornare libera. Quando stata ritrovata era magrissima, debilitata al punto da non riuscire pi a prendere il volo e inoltre presentava un chiaro segno di trauma sul collo. Chiss, forse era caduta sbattendo forte contro i fili dell’alta tensione racconta Elisa Berti, la direttrice del centro che l’ha accudita giorno per giorno durante le tre settimane di degenza.
La storia inizia alla fine di agosto, in una delle estati pi torride che ricordiamo. Sull’Appennino bolognese una famiglia avvista un grande uccello che cerca di prendere il volo, senza riuscirci, in un campo. Faticosamente tenta di ritrovare l’equilibro sulle zampe, ma inevitabilmente ricade a terra. Senza sapere di avere di fronte un’aquila reale, ma ugualmente preoccupata per la sua evidente difficolt, la famiglia decide di chiamare una struttura che opera in zona fin dal 1989 e che per questo molto conosciuta e stimata: il Centro tutela fauna Monte Adone, associazione di volontariato che promuove la tutela e la salvaguardia della fauna selvatica autoctona ed esotica. La struttura operativa 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno, proprio per fornire accoglienza ed aiuto medico agli animali trovati feriti e in difficolt, anche se in alcuni casi si sono adoperati anche per accogliere fauna esotica sequestrata dalle autorit giudiziarie per maltrattamento, commercio e detenzione illecita. Appena avvisati, interveniamo – racconta la direttrice -. Riusciamo a bloccarla con un retino e ci accorgiamo, con grande sorpresa, che si tratta di un’aquila reale. la prima volta che il centro interviene su un’aquila. La portiamo alla clinica veterinaria Levante di Bologna, una struttura privata, per i primi accertamenti medici, anche di tipo farmacologico. Ed cos che scopriamo che oltre ad essere chiaramente sottopeso e deperita e oltre ad aver subito un trauma al collo, l’aquila presenta anche segni di avvelenamento. Le analisi ematiche registrano infatti un’importante anemia e un avvelenamento da rodenticidi cio pesticidi per topi.
Inizia cos il periodo delle cure immediate: L’aquila un maschio giovanissimo e decidiamo di chiamarlo Leopoldo. La riportiamo al Centro Monte Adone dove inizia una terapia intensiva con fuidoterapia e trattamenti specifici giorno e notte per risolvere l’avvelenamento. Durante tuto il periodo di degenza l’aquila viene seguita dallo staff veterinario del Centro, in stretta collaborazione con il dottor Michel Motini, medico veterinario valdostano con una consolidata esperienza nella cura delle aquile reali. Le immagini raccontano una ripresa rapida, una grande voracit che la aiuta a riprendere peso in poco tempo, da 2,3 chili a 3 chili e mezzo, ed anche una certa ansia di riaprire le ali e volare. Ma per la sua riabilitazione al volo si resa necessaria la costruzione di un’ampia voliera che il Centro si impegnato a realizzare in pochissimo tempo.
Grazie alla voliera Leopoldo riprende confidenza con il volo e torna ad aprire le sue ali. In tre settimane la sua riabilitazione completa e si avvicina il giorno in cui la rete che la protegge si aprir e torner a volare. Vedere un animale spiccare il volo sempre simbolo di libert e quindi sempre molto emozionate – racconta Berti. – Non sapevo realmente cosa aspettarmi, anche se mi ero confrontata con i veterinari. Immaginavo ci mettesse un po’, in realt uscito molto deciso e in pochissimo tempo: maestoso e senza indugiare. Un tocco in pi al senso di riuscita di tutta l’operazione che stata bella perch condivisa su vari fronti: non solo con il nostro staff ma con enti e istituzioni, Polizia Forestale, Ispra, veterinari, in un continuo confronto con tutti. Grazie alla collaborazione con Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, prima del suo rilascio Leopoldo stato dotato di un anello di riconoscimento e sono state effettuate misurazioni biometriche. Un’altra collaborazione fondamentale poi, stata quella con l’Istituto tedesco Max Planck, che ha offerto la possibilit di dotarlo anche di un trasmettitore gps per monitorarne gli spostamenti. Fondamentale non solo per continuare a tenere sotto controllo i percorsi in volo dell’aquila, ma anche per acquisire dati fondamentali per la ricerca e la conservazione.
La vita dei selvatici, tra cavi dell’alta tensione, impianti eolici e bracconaggio, una vita dura sottolinea ancora Berti. L’aquila reale tutelata da normative comunitarie e nazionali, infatti in Italia rientra tra le specie particolarmente protette – aggiunge Alberto Pastorino, naturalista, zoologo e ornitologo che monitora, insieme al gruppo di volontari del Gaas (Gruppo Aquila Reale Appennino settentrionale) le aquile reali dell’Appennino e che ha collaborato con il Centro Monte Adone. – Sicuramente l’aquila reale in Italia in espansione sulle Alpi, dove la densit di coppie ha raggiunto il massimo rispetto al numero di prede disponibili sul territorio. Anche sull’Appennino la popolazione in aumento e la specie sta tornando in zone che erano state abbandonate in passato. Le minacce per rimangono: per esempio il disturbo ai nidi durante la nidificazione, o i bracconieri che mettono veleno per i lupi e quindi, involontariamente, le uccidono. Ora va anche considerato l’aumento degli impianti eolici che comporta una maggiore mortalit perch questi animali vengono colpiti dalle pale, oppure la diminuzione dell’habitat perch in cercano di evitare le zone dove sorgono gli impianti stessi. Anche l’intossicazione da piombo, a causa delle carcasse di animali uccisi con le armi dai cacciatori, un pericolo da considerare.
Ora Leopoldo si ripreso il cielo e anche la libert. Ma grazie al gps, sar possibile continuare ad osservarla da lontano, senza interferire con il suo girovagare fiero e indipendente, sperando per tutti di non rincontrarla mai pi.
3 gennaio 2023 (modifica il 3 gennaio 2023 | 18:05)
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