di Claudio Del Frate
La Corte dei diritti dell’uomo si è dichiarata incompetente, ora i medici devo procedere al distacco dei macchinari che tengono in vita il dodicenne. La speranza della famiglia: in Italia questo tipo di sentenza non potrebbe essere eseguita
Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) chiude la porta al caso di Archie Battersbee, il dodicenne inglese in coma dal 7 aprile scorso e per il quale i giudici hanno imposto il distacco dalle macchine che lo tengono in vita. La Corte di Strasburgo si è dichiarata non competente a intervenire sul caso e ha respinto così la richiesta dei genitori di Archie di rinviare la morte del ragazzino. A questo punto entro poche ore i medici del Royal London Hospital, dove il dodicenne è ricoverato dovranno staccare il respiratore artificiale e gli altri supporti vitali che hanno garantito la sopravvivenza di Archie. I familiari hanno lanciato un estremo appello: «Consentiteci di portare Archie in Italia o in Giappone dove ci sono medici disposti ad assisterlo».
La sentenza della Cedu chiude di fatto il braccio di ferro tra la famiglia Battersbee e i giudici inglesi. Tre sentenze pronunciate nel giro di poche settimane hanno stabilito che in base al principio del «miglior interesse del minore» l’ospedale deve «staccare la spina». La diagnosi per Archie è impietosa: non ha alcuna possibilità di recuperare le sue facoltà cerebrali e il prosieguo della vita sarebbe per lui solo una lunghissima e sofferta agonia. I genitori – sostenuti da associazioni pro life – si sono sempre opposti a questo crudele verdetto ma da Strasburgo nella serata di mercoledì è arrivata l’ultima doccia fredda: la Cedu ha deciso di «non pronunciare la misura cautelare richiesta». dichiarando «inammissibili le doglianze dei ricorrenti».
Il ricorso ai giudici europei era stato presentato in extremis facendo slittare per Archie il distacco dei supporti vitali inizialmente previsto per mezzogiorno di martedì (ora di Londra). . La famiglia Battersbee a questo punto ha invocato un’ultima disperata soluzione: «Consentiti di portare nostro figlio in Giappone o in Italia , qui alcuni medici ci hanno offerto il loro aiuto». La speranza della famiglia è che la legge italiana non consentirebbe di dare seguito alla sentenza pronunciata dalla Corte britannica e dunque Archie potrebbe continuare a vivere. Una via d’uscita invocata anche dai genitori di Charlie Gard un altro bimbo per il quale i magistrati avevano ordinato di «staccare la spina» sempre oin base al criterio giuridico del «miglior interesse per il minore».
Archie Battersbee era stato trovato impiccato a una corda all’interno della sua abitazione nell’aprile scorso, non è stato chiarito se per un incidente domestico o un tragico gioco avviato su internet. Impietosa fin dall’inizio la diagnosi: azzeramento di ogni attività cerebrale, impossibile ogni spiraglio di guarigione.
3 agosto 2022 (modifica il 3 agosto 2022 | 22:21)
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