Armata in   ritirata  E Putin minacciaun test atomico

Armata in ritirata  E Putin minacciaun test atomico

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di Marta Serafin,

Il leader in crisi agita lo spettro di prove nucleari al confineKiev «vieta» i negoziati con Mosca. Zelensky sente Meloni (e Biden)

Un test nucleare ai confini dell’Ucraina? Un’arma nucleare nel Mar Nero? Un test per il siluro nucleare Poseidon? Interrogativi che già da soli riescono a scatenare il terrore. È il Times a metterli nero su bianco nello stesso giorno in cui diventa realtà lo sfondamento delle forze ucraine sulla regione di Kherson, porta della Crimea e tra le zone annesse dal referendum di Mosca: il presidente russo Vladimir Putin intende dimostrare la sua determinazione ad usare armi di distruzione di massa effettuando un test nucleare al confine con l’Ucraina. E — aggiunge ancora il quotidiano di Londra — il rischio sarebbe già stato segnalato dalla Nato ai suoi Paesi membri in un report di intelligence militare.

Il treno nucleare

A far crescere i timori di una escalation sul territorio ucraino da Kherson a Kharkiv, secondo Konrad Muzyka, analista polacco, la notizia di un treno gestito dalla divisione nucleare russa diretto verso l’Ucraina avvistato nel centro della Russia e «responsabile per le munizioni nucleari, il loro stoccaggio, trasporto e consegna alle unità». Obiettivo più probabile, secondo un’altra fonte citata dal Times, il Mar Nero. Ma non si esclude nemmeno il confine, sebbene questo scenario comporterebbe il rischio per Mosca di colpire città russe limitrofe come Belgorod. O, ancora, il Mare di Kara dove l’omonimo sottomarino k-329 sarebbe in procinto, secondo Repubblica, di testare in mare il super-siluro Poseidon.

La replica del Cremlino

E se il Cremlino nicchia sul nucleare («I politici occidentali e i capi di Stato ora fanno molti esercizi di retorica nucleare. Non vogliamo prendere parte a questo», è la replica del portavoce Dmitry Peskov), a Kiev le posizioni si inaspriscono. Tema, ancora una volta, l’integrità territoriale dell’Ucraina protetta ora con un decreto firmato ieri da Volodymyr Zelensky che vieta i negoziati con il presidente della Federazione russa. Una porta chiusa che, insieme alla richiesta formale di Kiev di ingresso nella Nato, potrebbe spingere Putin con le spalle al muro.

Il treno nucleare

Mentre la Nato non smentisce il Times, è invece la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre a buttare acqua sul fuoco affermando come «al momento» non ci sia «alcuna indicazione che la Russia si stia preparando nell’immediato all’uso di armi». Smorzare i toni senza però cedere alla pressioni e alle minacce è la linea di Washington. In una telefonata ieri pomeriggio il presidente statunitense Joe Biden ha confermato all’alleato ucraino Zelensky un nuovo pacchetto di aiuti militari da 625 milioni di dollari comprensivi di nuovi sistemi lanciarazzi Himars. Altro fumo negli occhi di Mosca che, come spiega il vicedirettore del dipartimento per la non proliferazione e il controllo delle armi del ministero degli Esteri di Mosca, Konstantin Vorontsov, durante un incontro all’Onu, «rende più vicino un confronto militare diretto tra Russia e Nato».

La telefonata con Giorgia Meloni

Nelle stesse ore in cui Kiev incassa anche il sostegno di Georgia Meloni — ieri ha avuto un colloquio telefonico con Zelensky che le ha ribadito il suo invito in Ucraina — non sono però solo le armi nucleari a fare paura. Dopo il rapimento (e il rilascio) del direttore della centrale di Zaporizhzhia, Ihor Murashov, accusato da Mosca di aver collaborato con l’intelligence ucraina, ieri il capo di Energoatom, la società che gestisce la centrale, Petro Kotin, ha annunciato come, in vista dell’inverno, l’Ucraina stia valutando il riavvio di due reattori della centrale. Gli stessi che l’11 settembre erano stati spenti per il timore di un disastro. Nucleare, ancora una volta.

4 ottobre 2022 (modifica il 4 ottobre 2022 | 22:50)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-05 05:35:00,

di Marta Serafin,

Il leader in crisi agita lo spettro di prove nucleari al confineKiev «vieta» i negoziati con Mosca. Zelensky sente Meloni (e Biden)

Un test nucleare ai confini dell’Ucraina? Un’arma nucleare nel Mar Nero? Un test per il siluro nucleare Poseidon? Interrogativi che già da soli riescono a scatenare il terrore. È il Times a metterli nero su bianco nello stesso giorno in cui diventa realtà lo sfondamento delle forze ucraine sulla regione di Kherson, porta della Crimea e tra le zone annesse dal referendum di Mosca: il presidente russo Vladimir Putin intende dimostrare la sua determinazione ad usare armi di distruzione di massa effettuando un test nucleare al confine con l’Ucraina. E — aggiunge ancora il quotidiano di Londra — il rischio sarebbe già stato segnalato dalla Nato ai suoi Paesi membri in un report di intelligence militare.

Il treno nucleare

A far crescere i timori di una escalation sul territorio ucraino da Kherson a Kharkiv, secondo Konrad Muzyka, analista polacco, la notizia di un treno gestito dalla divisione nucleare russa diretto verso l’Ucraina avvistato nel centro della Russia e «responsabile per le munizioni nucleari, il loro stoccaggio, trasporto e consegna alle unità». Obiettivo più probabile, secondo un’altra fonte citata dal Times, il Mar Nero. Ma non si esclude nemmeno il confine, sebbene questo scenario comporterebbe il rischio per Mosca di colpire città russe limitrofe come Belgorod. O, ancora, il Mare di Kara dove l’omonimo sottomarino k-329 sarebbe in procinto, secondo Repubblica, di testare in mare il super-siluro Poseidon.

La replica del Cremlino

E se il Cremlino nicchia sul nucleare («I politici occidentali e i capi di Stato ora fanno molti esercizi di retorica nucleare. Non vogliamo prendere parte a questo», è la replica del portavoce Dmitry Peskov), a Kiev le posizioni si inaspriscono. Tema, ancora una volta, l’integrità territoriale dell’Ucraina protetta ora con un decreto firmato ieri da Volodymyr Zelensky che vieta i negoziati con il presidente della Federazione russa. Una porta chiusa che, insieme alla richiesta formale di Kiev di ingresso nella Nato, potrebbe spingere Putin con le spalle al muro.

Il treno nucleare

Mentre la Nato non smentisce il Times, è invece la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre a buttare acqua sul fuoco affermando come «al momento» non ci sia «alcuna indicazione che la Russia si stia preparando nell’immediato all’uso di armi». Smorzare i toni senza però cedere alla pressioni e alle minacce è la linea di Washington. In una telefonata ieri pomeriggio il presidente statunitense Joe Biden ha confermato all’alleato ucraino Zelensky un nuovo pacchetto di aiuti militari da 625 milioni di dollari comprensivi di nuovi sistemi lanciarazzi Himars. Altro fumo negli occhi di Mosca che, come spiega il vicedirettore del dipartimento per la non proliferazione e il controllo delle armi del ministero degli Esteri di Mosca, Konstantin Vorontsov, durante un incontro all’Onu, «rende più vicino un confronto militare diretto tra Russia e Nato».

La telefonata con Giorgia Meloni

Nelle stesse ore in cui Kiev incassa anche il sostegno di Georgia Meloni — ieri ha avuto un colloquio telefonico con Zelensky che le ha ribadito il suo invito in Ucraina — non sono però solo le armi nucleari a fare paura. Dopo il rapimento (e il rilascio) del direttore della centrale di Zaporizhzhia, Ihor Murashov, accusato da Mosca di aver collaborato con l’intelligence ucraina, ieri il capo di Energoatom, la società che gestisce la centrale, Petro Kotin, ha annunciato come, in vista dell’inverno, l’Ucraina stia valutando il riavvio di due reattori della centrale. Gli stessi che l’11 settembre erano stati spenti per il timore di un disastro. Nucleare, ancora una volta.

4 ottobre 2022 (modifica il 4 ottobre 2022 | 22:50)

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Pietro Guerra

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