Armi dall’Italia alla Colombia, D’Alema coinvolto in un’indagine della procura di Napoli

Armi dall’Italia alla Colombia, D’Alema coinvolto in un’indagine della procura di Napoli

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di Fulvio Bufi e Virginia Piccolillo Accertamenti dopo l’esposto su un broker pugliese. Nel caso coinvolto anche l’ex premier D’Alema Il caso Colombia arriva in Procura. Dopo l’esposto presentato a Napoli su un broker pugliese la Procura avvia accertamenti sull’intermediazione per la vendita alla Colombia di navi, sommergibili e aerei militari prodotti da Fincantieri e Leonardo che ha visto all’opera, come facilitatore l’ex presidente del Consiglio, Massimo D’Alema. Le verifiche partono dalla denuncia dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (Apm), organizzazione che facilita i rapporti tra gli Stati, che ha sede a Napoli, contro Emanuele Caruso e altri soggetti da identificare che avrebbero cercato di accreditarsi come intermediari per la vendita delle armi, presso le istituzioni colombiane e il nostro governo, utilizzando documenti falsi. Carte che vantavano rapporti in realtà inesistenti con l’organizzazione. I documenti erano apparsi sul quotidiano La Verità. Si faceva cenno a una riunione per lanciare una partnership con una fantomatica «unione di cooperazione di Paesi sudamericani» e a progetti cui avrebbero dovuto partecipare, secondo quanto riportato dal quotidiano, un certo don Antonio (soprannome di Edgar Ignacio Fierro Florez) e Tolemaida ( Oscar Josè Ospino Pacheco accusato di omicidio). Falso per l’Apm che ha subito denunciato Caruso, che assieme a un altro sedicente broker Francesco Amato, promuove progetti per l’organizzazione Cooperation America Latina. Nell’esposto si precisa che l’Apm nulla ha a che fare con Caruso, o con intermediazioni di armi da guerra. Anzi promuove azioni di diplomazia parlamentare, volte a iniziative di pace e sicurezza. I reati adombrati sono falso, truffa e sostituzione di persona per la contraffazione della firma del segretario generale Apm, l’ambasciatore Sergio Piazzi, e per l’intestazione del documento che contiene il simbolo già sostituito da 10 anni e il nome del presidente di 10 anni fa. Inoltre nell’esposto è specificato che l’Apm non ha mai autorizzato la costituzione di una polizia del Mediterraneo, organizzazione alla quale si fa riferimento nei documenti presentati dal broker, né ha mai avuto con Caruso e gli altri contatti di alcun genere. Ora però sarà la Procura a stabilire su quale ipotesi indagare. Ma gli accertamenti non potranno che gettare uno sguardo più ampio su questa vicenda che sta suscitando clamore ed è già oggetto di interrogazioni parlamentari. Emerso il 28 gennaio sul sito Sassate.it (con un articolo dal titolo: «Difesa Leonardo Fincantieri ecco la passione della terza età di D’Alema») il caso è stato rilanciato da La Verità che ha ipotizzato una trattativa andata avanti in modo parallelo, rispetto a quella lineare tra governi, tra D’alema rappresentato dallo studio Robert Allen di Miami, un gruppo colombiano ed esponenti delle aziende finché lo ha scoperto il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè che avrebbe fatto saltare tutto. In un audio rubato nel corso della trattativa si sente la voce di D’Alema rassicurare l’interlocutore colombiano: «E stupido creare problemi. Siamo convinti che riceveremo 80 milioni, questa è la posta in gioco». L’ex premier ha assicurato: «Non avrei guadagnato un euro anche se fosse andata bene». Ma se l’indagine si estenderà a quei colloqui, il fascicolo dovrà essere trasmesso a Roma per competenza. 23 marzo 2022 (modifica il 23 marzo 2022 | 07:31) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-23 06:48:00, Accertamenti dopo l’esposto su un broker pugliese. Nel caso coinvolto anche l’ex premier D’Alema, Fulvio Bufi e Virginia Piccolillo

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