di Paolo Coccorese
Gec, street artist cuneese, danneggia le riproduzioni delle auto delle forze dell’ordine e le trasforma in opere. «Vanno a ruba»
Da ragazzino, quando «era impossibile pensare alle gallerie e a vivere da artista con la partita Iva», dalle forze dell’ordine doveva guardarsi per evitare multe o sanzioni peggiori. Gec (all’anagrafe Giacomo Bisotto), street artist cuneese, ha iniziato facendo le sue incursioni notturne come tanti writer. Poi i suoi sticker, raffiguranti uomini con la testa infilata nelle tv, hanno conquistato l’attenzione dei collezionisti e gli hanno aperto le porte delle mostre. Ma era destino che le volanti prima o poi facessero incursione nella sua carriera. Come testimoniano le sue ultime creazioni. Venticinque modellini di auto delle polizia e dei carabinieri che l’artista ha deciso di reinterpretare in modo molto speciale, cioè bruciandole, infrangendo i finestrini, ammaccandone la carrozzeria e rendendole dei rottami.
Nella collezione ci sono venticinque vetture che rappresentano l’intero garage delle forze di sicurezza. La Lamborghini della Polizia, il defender, l’Alfetta dei carabinieri. Insomma, c’è un mezzo per ogni gusto. Compreso il più iconico: la riproduzione della jeep dell’Arma entrata nella memoria collettiva in piazza Alimonda, durante gli scontri del G8 di Genova di 20 anni fa, quelli che costarono la vita a Carlo Giuliani.
«Ho creato molte opere legate al tema della ribellione, anche se io non sono mai stato in prima fila nei cortei. Oltre a quella che ho fatto a Giaglione per contestare la Tav, ho recentemente reinterpretato il Quarto Stato», spiega Gec, dalla galleria-studio di via Po 25 condivisa con il «collega» Br1, lo street-artist famoso per le sue donne velate. Alla presentazione dell’ultima sua mostra, è comparso il primo modellino bruciato. «Ha attirato una grandissima attenzione. Per questo motivo, ho deciso di proporre un’intera serie di 25 esemplari», aggiunge Gec. Avrebbe potuto limitare la tiratura e far lievitare la quotazione. E, invece, ha scelto di vendere le sue riproduzioni delle volanti a 180 euro. È un prezzo relativamente basso, ma così l’artista è riuscito a preservare lo spirito del suo progetto. «Non voglio incitare nessuno ad andare a danneggiare le vetture della polizia e sono contro la violenza — racconta —. Queste auto bruciate sono un simbolo per quelli della mia generazione. Chi ha una quarantina di anni ne ha vista almeno una, in televisione o passeggiando in centro, dopo un corteo, anche se non ha partecipato per forza alle manifestazioni». Una porzione di passato comune che Gec trasforma in soprammobile, in un elemento di design.
Spiega: «Ho cercato a lungo i modellini da bruciare. Perché li volevo della dimensione giusta e con una scatola che permettesse di far scorgere i danneggiamenti». In pochi giorni, Gec ha venduto la metà delle sue opere d’arte. Una è finita a un collezionista importante di Roma, il resto a persone distanti dal mondo dell’arte. «Questi modellini raccontano un mondo che non esiste più. Quello dei cortei, della rabbia. Oggi noto un appiattimento, una disillusione preoccupante», chiosa Gec.
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26 ottobre 2022 (modifica il 27 ottobre 2022 | 16:02)
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, 2022-10-27 14:02:00, Gec danneggia le riproduzioni delle auto delle forze dell’ordine e le trasforma in opere. «Vanno a ruba», P. Coc.