Asse con Parigi e tanta fermezza: così Mario Draghi ha convinto Berlino

Asse con Parigi e tanta fermezza: così Mario Draghi ha convinto Berlino

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Il retroscena

di Marco Galluzzo21 ott 2022

Asse con Parigi e tanta fermezza: così Mario Draghi ha convinto Berlino

Bruxelles – A un certo punto della notte agli sherpa del Consiglio si presenta una scena inedita: Macron, Scholz e Draghi si appartano, si mettono a scrivere praticamente da soli un intero paragrafo delle conclusioni del summit. Si invocano soluzioni «europee e non nazionali» per le future scelte strategiche nel mercato dell’energia dell’Ue. Un funzionario di alto grado commenterà con ironia, rappresentante un’alta burocrazia per un attimo estromessa: «È anche il paragrafo meno chiaro» del documento. È un elemento di colore, ma è anche emblematico. In fondo, come sempre, tutti rivendicano. E tutti cercano di enfatizzare quello che interessa agli Stati che rappresentano. Anche nel paragrafo in questione.

Price cap, la proposta italiana a marzo

Draghi, al suo ultimo miglio di governo, non ha torto nel manifestare soddisfazione: per primo, a dicembre dell’anno scorso, parlò di acquisti comuni di gas. Per primo, a marzo di quest’anno, lanciò la proposta del price cap. Ora entrambi i dossier acquistano concretezza. Anche Macron rivendica: sembra che con Scholz, durante le trattative, sia stato particolarmente duro: «In questo modo ti stai isolando». Alla fine il Cancelliere tedesco è uscito dall’isolamento, ma ha tenuto a puntualizzare: «Non si tratta di un vero price cap». Se ognuno tira acqua al suo mulino di sicuro l’Italia ne tira più degli altri. Mario Draghi consegna al governo della Meloni una road map più netta di prima, ora toccherà al nuovo esecutivo vigilare sui prossimi passi della Commissione, sull’attuazione rapida del compromesso. Di sicuro è un passo avanti notevole, registra Draghi quando fa notare che la reazione del mercato del gas è un crollo del prezzo di quasi il 10%.

L’opera di convincimento

Come abbia fatto il premier, nelle ultime ore del suo mandato, a convincere Berlino a cambiare atteggiamento è un mix di diversi fattori. Un ruolo lo ha giocato il forte asse con il presidente dell’Eliseo. Lo stesso Macron, nel corso della notte, è stato fra i primi ad annunciare la novità, «a inizio novembre avremo questo nuovo meccanismo sul tetto al prezzo del gas e potrà essere implementato, ora penso si possa andare spediti». Come ad ammettere che ha ceduto, ma non troppo, poco dopo Scholz ha sottolineato che ora «c’è ancora molto lavoro tecnico da fare, con molte questioni che non sono semplici e dovranno essere esaminate». Ma lo stesso Draghi ha raccontato un’altra dinamica. Ad un certo punto è stato esplicito nel rappresentare non solo gli obiettivi di Roma, ma anche dei 15 Stati che in queste ultime settimane le hanno condivise con la nostra diplomazia. Le proposte sul tavolo del Consiglio in materia di energia «riguardavano solo i volumi», non il prezzo del gas, e «ho dovuto far presente che su un intervento ad una sola dimensione, noi non saremmo stati interessati». Insomma se non una minaccia, quantomeno lo spauracchio di una possibile catastrofe diplomatica, con l’Italia che si tira indietro. Ancora Draghi racconta: quando si è capito che l’Italia poteva tirarsi indietro «si è arrivati ad un decisione all’unanimità, c’è voluto molto tempo, ci sono stati scambi su tutti gli elementi del pacchetto, ma alla fine è arrivato un risultato».

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, 2022-10-21 20:43:00, Le trattative del premier italiano nella notte con il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz. Lo spauracchio di una possibile catastrofe diplomatica, Marco Galluzzo

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