Riceviamo e pubblichiamo la risposta della Ainsped (Associazione Internazionale Pedagogisti ed Educatori) al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sulla questione dell’educazione sentimentale a scuola:
“Egregio Ministro,
a seguito della tragica scomparsa di Giulia Cecchettin e del minuto di silenzio rispettato nelle scuole in memoria della ragazza, come ente maggioritario di categoria presente sul territorio nazionale ci saremmo immaginati di essere menzionati nel suo articolo, pubblicato su un noto giornale nazionale dove lei afferma il suo “piano per diffondere l’educazione sentimentale a scuola, un’ora per 12 incontri annuali con psicologi e influencer”, di per sé è alquanto bizzarro pensare che l’equivalente di un’ora al mese sia sufficiente a supportare centinaia e migliaia di studenti per istituto scolastico, colmando il dilagante fenomeno delle devianze sociali e dell’isolamento sociale in cui versano molte famiglie, non sarebbe neanche un effetto placebo, ma ciò che ci ha spiazzato è stata la sua totale non curanza per 500.000 professionisti italiani laureati in Pedagogia (Pedagogia = Educazione) che si vedono totalmente ignorati e sorpassati dagli “influencer”.
Ciò sembra una barzelletta recitata male, gentile Ministro, non soltanto personalità italiane che hanno fatto la storia della scuola in Italia e nel Mondo sono state da lei totalmente dimenticate, ma peggio ancora lei permetterebbe l’accesso nelle classi a gente che già lucra vendendo i propri prodotti sui social. Ma che scuola ha in mente? La scuola è stata “fondata e costruita da Pedagogisti” e Lei non li considera essenziali nella formazione delle nuove generazioni? Montessori; Gentile; Don Milani; Pestalozzi; Dolci ecc., devono cedere il passo agli “imprenditori digitali”? Ѐ questa la considerazione che ha dei ragazzi e dei docenti? Far tenere lezione a chi di scuola non ne sa nulla. Un po’ come è avvenuto con gli ITP immessi in ruolo sul sostegno, mentre un Pedagogista deve farsi il TFA integralmente. Crediamo che la nostra categoria professionale sia stata già abbondantemente vessata dal Ministero dell’Istruzione, in un’ottica pregiudiziosa prima di alcun fondamento logico.
È importante che nelle scuole vi sia il supporto psicologico, ma prima di esso è fondamentale un presidio “pedagogico”, che ci sia “Prevenzione” e si smetta di lavorare sempre sul danno. Occorrono appositi uffici coordinati da Pedagogisti e/o Educatori in tutte le scuole di ogni Ordine e Grado. Altrimenti chiuda il percorso di laurea in Scienze Pedagogiche, lo chiuda Ministro, perché è davvero una barzelletta andare avanti così. La scuola si basa sull’educazione, non sulla clinica, inizi ad assumere infermieri, oss, medici, mandi a casa noi docenti e trasformi la scuola in un centro diagnostico o in un centro commerciale online, con gli influencer.
Se questa è la Sua idea, gentile Ministro, per supportare gli studenti prevenendo la violenza giovanile le suggeriamo di non avviarla neanche, perché noi saremo lì ad opporci e fare pressione affinché le giovani menti non vengano clinicizzate, ma “educate”, non vengano “plagiate”, ma “istruite”, non vengano “comprate”, ma “liberate”.
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