Giorni decisivi per il reclutamento degli insegnanti precari e i vincoli di mobilità per quelli di ruolo. Infatti in settimana è previsto un incontro fra il Ministero dell’Istruzione e la Commissione europea. Sul tavolo la questione fase transitoria per i supplenti storici ma gli effetti di una decisione di Bruxelles avranno ricadute anche sui blocchi di trasferimento.
Tutto è nato dalle riunioni dei giorni scorsi fra amministrazione e organizzazioni sindacali in cui sono emersi vincoli legati alla riforma Bianchi sul reclutamento che però è legato al Pnrr e dunque ai piani europei.
Il piano del Ministero per il reclutamento
Per questo Viale Trastevere ha deciso di andare direttamente alla fonte e lanciare una proposta che riguarderebbe solo il 2023 e che interessa i docenti che possiedono le tre annualità di servizio e sono in possesso di 24 CFU. Prima di tutto il Ministero dell’Istruzione e del Merito chiede alla Commissione Europea di posticipare al 2025 l’entrata in vigore del nuovo sistema di reclutamento a regime, fissato per il momento al 2024.
Ma soprattuto, come abbiamo già riportato, il piano che viene proposto riguarda l’assunzione dei docenti precari dalle attuali graduatorie, le Gps, con appositi percorsi formativi e prove in modo da rispondere agli standard richiesti per la selettività delle procedure.
Per il 2023 si prospetta dunque una nuova fase transitoria rispetto a quella fissata dalla legge 79/2022, che consenta di mandare in cattedra a tempo indeterminato per settembre 2023 i docenti attualmente in cattedra con contratto a tempo determinato utilizzando l’attuale l’anno scolastico come prova e formazione.
Nel dettaglio, gli insegnanti già presenti nelle GPS, avrebbero la conferma del contratto a tempo determinato che varrebbe anche come anno di tirocinio e di formazione per completare i cfu mancanti. Al termine dell’anno poi dovranno sostenere una prova scritta e una orale: una volta superate entrambe le prove il docente diventa di ruolo.
Sarebbe l’unica soluzione per immettere in ruolo un numero di docenti considerevole. Il target fissato dalla riforma del Pnrr è 70 mila entro il 2024 ma allo stato attuale, con il meccanismo disegnato dal precedente Governo, l’obiettivo non riuscirà a realizzarsi. Per cui lo spostamento di un anno della scadenza e questa nuova formula per la stabilizzazione dei precari sarebbe la soluzione che, se dovesse ricevere l’ok da parte della Commissione europea, entrerebbe in un decreto legge PNRR che dovrebbe essere approvato entro il 10 febbraio.
I vincoli di mobilità: l’altro nodo da sciogliere
A quanto pare però la commissione dell’Unione Europea dovrebbe anche decidere sulla questione vincoli di mobilità: secondo l’UE, il vincolo di mobilità sarebbe fondamentale per la continuità didattica e quindi per la qualità del sistema scolastico.
Come spiegato in precedenza, l’obbligo di permanenza sulla stessa sede, ricorda Bruxelles, è uno dei punti alla base del progetto di riforma del reclutamento degli insegnanti, riforma che viene alimentata dai fondi europei e quindi, il blocco triennale dei trasferimenti fa parte dell’intero pacchetto e non può cadere.
Ma il Ministero dell’Istruzione proverà a forzare Bruxelles anche su questo aspetto, come ricorda Mario Pittoni, Responsabile Dipartimento Istruzione Lega: “La prossima settimana potrebbe essere decisiva riguardo l’auspicata apertura di Bruxelles sugli impegni per la scuola legati al Pnrr, a partire dai meccanismi per il superamento del precariato storico (col coinvolgimento di tutte le categorie e conseguente prolungamento della fase transitoria) e dalla questione del vincolo di permanenza dei docenti che, per com’è impostato, mette sempre più in difficoltà gli insegnanti sotto il profilo economico e familiare, senza garantire continuità didattica agli studenti”.
Ricordiamo che proprio il tema dei vincoli della mobilità è al centro del dibattito in commissione bilancio del Senato dove nei prossimi giorni sarà votato un emendamento al decreto milleproroghe sulla deroga per il prossimo anno dei blocchi di permanenza sulla stessa sede.