di Andrea Nicastro
In pochi giorni, vari attacchi su aree «sicure»: prive di obiettivi militari, finora risparmiate dagli attacchi più sanguinosi, indifese dall’antiaerea. Un cambio di passo dei russi?
DAL NOSTRO INVIATO
KIEV — Bastano tre indizi per fare una prova? Al giorno 124 di invasione dell’Ucraina, Mosca sta forse cominciando una nuova fase della guerra. Se possibile ancora più spietata e spregiudicata. Incapace di sfondare a sud, pur di piegare la resistenza ucraina, le forze di Putin sembrano disposte ad abbassarsi a livello del terrorismo aereo, del bombardamento indiscriminato delle aree civili. L’avevano già fatto contro le città che erano obiettivo della loro conquista. Ora però sembrano puntare all’intero Paese.
Il crescendo degli ultimi tre giorni lascia interdetti. Sabato uno stormo di bombardieri russi è entrato nello spazio aereo dell’alleato bielorusso per lanciare contro l’Ucraina del nord più di 50 missili. Colpite Desna, Rivne e Yavoriv (a due passi dalla Polonia, il confine con la Nato). Domenica un’altra raffica di missili. Questa volta a lunga gittata, partiti dalle navi sul Mar Nero e sul Caspio. Due ordigni sono riusciti a «bucare» il nuovo sistema antiaereo tedesco che protegge Kiev e sono esplosi su un condominio e nel parco di un asilo. Bersagliate anche Chernihiv, Zhytomyr e Leopoli, tutte città dell’ovest ucraino, considerato sicuro, sostanzialmente risparmiato dalla guerra.
Ieri altri ordigni russi sono partiti da bombardieri a lungo raggio Tupolev. Sganciati ad alta quota i missili X-22 sono calati su bersagli ben più facili della capitale ucraina.
L’obiettivo era posto su una cittadina medio-piccola come Kremenchuk, 300 chilometri a sud-est di Kiev, nel cuore dell’Ucraina, dove non c’è la protezione missilistica presente a Kiev, perché nell’area non esistono strutture strategiche o gangli per il trasporto delle armi occidentali verso il fronte del Donbass.
Tre giorni, tre bersagli civili — anche se il ministro della Difesa russo ha sostenuto che il centro commerciale fosse chiuso, e fosse stato trasformato in un deposito di armi occidentali — in un crescendo di distruzione: quattro vittime sabato, una domenica, almeno 20 con 59 feriti lunedì e altre 21 ancora disperse. È l’ultimo obbiettivo che lascia interdetti: in pieno giorno, quando sicuramente l’area sarebbe stata affollata. Un attacco che ricorda quello alla stazione dei treni di Kramatorsk perché destinato a fare più vittime possibile.
Secondo il sindaco di Kremenchuk, Vitaliy Maletskiy, il bombardamento «ha distrutto una zona molto affollata che, al cento per cento, non può essere scambiata per una struttura militare». Le immagini dei social mostrano un centro commerciale in preda alle fiamme. I missili sarebbero esplosi tra casse di frutta e pacchi di carta igenica. Il presidente Volodymyr Zelenskyy, sempre velocissimo a cavalcare le notizie, scrive per primo su Telegram: «Più di mille persone affollavano il centro commerciale al momento dell’attacco».
Anche le Nazioni Unite riconoscono il cambio di passo. «Si tratta di un bombardamento deplorevole per usare un eufemismo» ha detto il portavoce Stephane Dujarri. «Qualsiasi infrastruttura civile, compresi ovviamente i centri commerciali, non dovrebbe mai essere presa di mira». Non dovrebbe, appunto, altrimenti non è più un atto di guerra, ma un crimine.
Potrebbe essere stato un errore di mira, di quelli che l’Occidente chiamava «danni collaterali», perché accanto al capannone colpito c’è una grande fabbrica. In più, consultando GoogleMap, il centro commerciale risulta «definitivamente chiuso». La catena Amstor apparteneva all’imprenditore prorusso Vadym Novinskij, ma dopo una lite tra azionisti la Amstor avrebbe abbandonato le vendite al dettaglio. Il centro commerciale poteva comunque essere attivo con un altro marchio. Quel che è certo è che gli attacchi alle regioni ucraine lontane dal fronte stanno aumentando di frequenza e gravità. «Per Putin uccidere altri 300 bambini o bombardare Kiev non fa più differenza» ha detto il consigliere presidenziale Podolyak al Corriere.
Davanti alla determinazione occidentale, confermata ieri nel G7, di sostenere lo sforzo bellico ucraino, Mosca cerca forse altri metodi per costringere alla resa l’Ucraina. Lo fa martellando il Donbass, ma anche gettando nel terrore l’intero Paese. «La Russia — accusa Zelensky — è infuriata per il nostro tentativo di vivere una vita normale».
L’attacco indiscriminato nei confronti dei civili sembrava aver raggiunto l’apice in questa guerra a Mariupol, città sgretolata dalle bombe mentre ancora era abitata da quasi 250 mila abitanti. Ieri l’amministrazione di Mariupol in esilio ha comunicato di aver saputo di cento cadaveri sotto un edificio crollato da settimane nel quartiere di Livoberezhny. Sembra che i russi non vogliano recuperarli.
28 giugno 2022 (modifica il 28 giugno 2022 | 12:09)
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