Attenti, ci sono più rifiuti. Ma la differenziata cresce. E la Sardegna è leader

di Paolo Riva

Dopo la pandemia abbiamo ripreso a buttare via troppo, eppure siamo i pi bravi. Lo dicono i dati Ispra: in Italia la differenziata al 64% e il miglioramento costante. Il record della Sardegna

La produzione di rifiuti in Italia tornata a crescere. Ma potrebbe non essere una cattiva notizia, soprattutto se si guarda al futuro. L’ultima edizione del rapporto rifiuti urbani di Ispra ha certificato un aumento della produzione di rifiuti urbani in Italia nel 2021 causato principalmente da ripresa del pendolarismo e ritorno del turismo. Rispetto all’anno precedente, l’incremento stato del 2,3 per cento. una crescita che ci aspettavamo, visto che la riduzione del 2020 era legata alle chiusure per il Covid e al crollo dei consumi, spiega Valeria Frittelloni, che per Ispra la responsabile del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare. Il dato, per, pu essere letto anche in positivo per due motivi.

Il primo che anche la raccolta differenziata cresciuta, attestandosi al 64 per cento a livello nazionale, un punto in pi rispetto al 2020 e quasi nove rispetto al 2017. Il secondo, riprende Frittelloni, che l’incremento della produzione dei rifiuti stato decisamente inferiore all’incremento del Pil e dei consumi (rispettivamente aumentati del 6,7 e 5,3 per cento). importante perch sono anni che cerchiamo un disallineamento tra crescita economica e dei rifiuti. Considerato il rimbalzo fatto dall’economia dopo la crisi pandemica, credo che quelli pubblicati da Ispra siano dati ancora particolari, commenta Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. In questo momento ancora troppo presto – prosegue – per dire che il disaccoppiamento strutturale. Certamente, per, l’obiettivo a cui tendere.

Per ridurre i rifiuti e mantenere o aumentare il benessere bisogna impegnarsi, spiega Ronchi, che stato Ministro dell’Ambiente tra il 1996 e il 2000. E per andare in questa direzione il Pnrr fondamentale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza post pandemia finanziato dall’Unione europea, in questo ambito, prevede sia stanziamenti economici sia delle riforme. Per quanto riguarda queste ultime, lo scorso giugno stato approvato il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti che diverse organizzazioni ambientaliste, da Greenpeace a Kyoto Club, da Legambiente a Wwf, hanno giudicato positivo nel suo insieme, pur criticando il troppo spazio lasciato all’incenerimento. Per i fondi, invece, 1,5 miliardi di euro sono destinati a una migliore gestione dei rifiuti urbani e 600 milioni di euro per l’economia circolare.

Come spiega Ronchi, l’economia circolare serve per usare meno materie prime e produrre meno rifiuti. Quelli che vengono comunque generati, poi, vanno raccolti tramite la differenziata e riciclati il pi possibile. E qui – continua l’ex ministro – vantiamo prestazioni ottime. Le ha riassunte la Fondazione sviluppo sostenibile lo scorso anno, per la Conferenza nazionale dell’industria del riciclo. Nel 1997 – ha ricordato la Fondazione – la raccolta differenziata dei rifiuti urbani era solo del 9,4 per cento e l’80 per cento dei rifiuti finiva in discarica. In venticinque anni, in Italia si passati dall’emergenza rifiuti all’eccellenza nel riciclo. Rimangono tuttavia grandi distanze tra regioni.

Per la raccolta differenziata la disomogeneit territoriale ancora forte, conferma Frittelloni. Al nord infatti la media del 71 per cento, ben sopra l’obiettivo Ue del sessantacinque. Il centro si ferma al 60 per cento e il sud, per quanto in crescita, rimane poco sopra il 55 per cento. Il Pnrr interviene proprio su questo, aggiunge la funzionaria Ispra. Il miliardo e mezzo di fondi servir per realizzare o ampliare infrastrutture per la raccolta differenziata e impianti per il trattamento dei rifiuti. La volont quella di seguire esempi positivi come quello della Sardegna che, con un miglioramento di oltre 25 punti in dieci anni, oggi risulta la seconda migliore regione con una differenziata al 74 per cento.

C’ poi il capitolo dell’economia circolare. I seicento milioni di euro del Pnrr, si legge sul sito governativo Italia domani, servono per realizzare progetti altamente innovativi per il trattamento e il riciclo dei rifiuti provenienti da filiere strategiche come le apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee, inclusi pannelli fotovoltaici e pale eoliche), l’industria della carta e del cartone, il tessile, le plastiche. A fine 2022, il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato la graduatoria dei 192 progetti finanziati, da implementare entro il 2026. Il 60 per cento delle risorse sono state destinate al Sud con l’obiettivo primario, ha spiegato il neoministro Gilberto Pichetto Fratin, di ridurre le importanti disparit regionali nei tassi di raccolta differenziata e recupero di materia.

Cruciale, infine, anche promuovere un mercato per le materie prime seconde e cio prodotte col riciclo. Secondo la Fondazione sviluppo sostenibile, per rafforzare la domanda di materie prime seconde servono un’aliquota Iva agevolata per il materiale riciclato, criteri ambientali minimi per gli appalti pubblici verdi e accordi di settore per i diversi ambiti produttivi. Va incentivata la creazione di filiere, dice Frittelloni di Ispra. Per Paesi poveri di materie prime come il nostro – conclude – l’economia circolare cruciale.

3 febbraio 2023 (modifica il 3 febbraio 2023 | 00:51)

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