Attivista storica di Pussy Riot scappa dalla Russia travestita da rider

Attivista storica di Pussy Riot scappa dalla Russia travestita da rider

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di Paolo Foschi

Masha Alyokhina è una delle tre ragazze condannate nel 2013 (e poi amnistiate) per la clamorosa protesta anti Putin nella Chiesa di San Salvatore. La notizia della fuga diffusa dall’avvocato

Masha Alyokhina, una delle componenti del collettivo di protesta Pussy Riot , è riuscita a fuggire dalla Russia, dove era scomparsa e dichiarata latitante dall’aprile scorso. Lo ha detto il suo avvocato all’agenzia Interfax. Secondo il New York Times, la donna, che si nascondeva nell’appartamento di un’amica a Mosca, sarebbe riuscita a fuggire travestendosi da addetta per la consegna del cibo a domicilio e poi è arrivata in Lituania. Alla fine di aprile un tribunale di Mosca aveva ordinato la carcerazione della Alyokhina, 34 anni, per avere violato i termini della libertà vigilata a cui era stata condannata nel settembre del 2021. Ma lei si era resa irreperibile. Il mandato di arresto era solo l’ultimo atto di una lunga vicenda giudiziaria cominciata con una prima condanna nel 2012 per teppismo aggravato dall’offesa a una confessione religiosa (quella ortodossa) per una protesta contro Putin avvenuta nella Chiesa di San Salvatore. Per quell’azione altre due attiviste erano state arrestate e condannate e successivamente amnistiate dalla Duma, ma contro il parere di Putin.

Pussy Riot è un collettivo anarchico russo di ispirazione punk, composto da militanti femministe che organizzano proteste in tutto il mondo per la libertà e la democrazia, proteste rivolte contro il governo russo ma non solo. Le proteste sono organizzate di solito come flash mob e si basano su iniziative provocatorie con l’obiettivo di richiamare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Le attiviste sono almeno una decina di ragazze, solo di alcune è nota l’identità. Ci sono anche dei sostenitori che sono considerati di fatto parte del gruppo. La protesta del 2012, la prima con grandissima risonanza pubblica, ha reso il collettivo famoso, trasformando le militanti di fatto in oppositrici e quindi nemiche di Putin (come raccontato in questo articolo su Sette di Luigi Ippolito). Nel 2018 fece scalpore il caso di uno dei sostenitori di Pussy Riot avvelenato in quella che a tutti gli effetti era sembrata una spy story all’ombra del Cremlino (qui l’articolo di Fabrizio Dragosei).

11 maggio 2022 (modifica il 11 maggio 2022 | 02:05)

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, 2022-05-11 00:11:00, Masha Alyokhina è una delle tre ragazze condannate nel 2013 (e poi amnistiate) per la clamorosa protesta anti Putin nella Chiesa di San Salvatore. La notizia della fuga diffusa dall’avvocato, Paolo Foschi

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